Cultura
50 milioni per il sistema duale: i numeri che dicono che vale la pena investirci
Il sistema duale, cioè la possibilità di imparare lavorando, fa un passo in avanti per uscire dalla sperimentazione. La Commissione Bilancio ha approvato un emendamento del Pd che lo rifinanzia con 50 milioni di euro per il 2018. Un monitoraggio sui percorsi di 4mila ragazzi e 3.250 imprese, promuove il primo anno
Il sistema duale, cioè la possibilità di imparare lavorando, fa un passo in avanti per uscire dalla sperimentazione. La Commissione Bilancio ha approvato un emendamento del Pd, con la prima firma di Anna Maria Parente, che rifinanzia con 50 milioni di euro il sistema duale anche per il 2018, promuovendo percorsi di apprendistato di primo livello in IeFP e in alternanza rafforzata.
Combattere la disoccupazione giovanile, ridurre la dispersione scolastica, ampliare l'offerta formativa e rafforzare il collegamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro passano anche dal rilancio del sistema di formazione e istruzione professionale in Italia e dall’offerta di percorsi che consentano ai ragazzi di misurarsi presto con il mondo del lavoro. «L’apprendistato in Italia si può fare. Le aziende sono interessate e disponibili e i risultati formativi sono più che incoraggianti», afferma Paola Vacchina, presidente di Forma, l’associazione nazionale che riunisce i principali Enti di formazione professionale.
Hanno 15, 16, 17 anni. Studiano e lavorano. Guadagnano inizialmente 500 euro al mese, che però salgono presto, appena l’azienda impara a conoscerli e ad apprezzarli. All’impresa, d’altra parte, questi dipendenti costano meno di un tirocinante, perché c’è un contributo di 3mila euro per le spese relative al tutor aziendale più una decontribuzione che arriva fino al 40% per chi assume l’apprendista. Ad aprile 2017 erano 10.612 in Italia i ragazzi con un contratto di apprendistato di primo livello: sono ragazzi iscritti a percorsi della formazione e istruzione professionale (IeFP), diventeranno parrucchieri, estetiste, operatori del legno, elettricisti svolgendo una buona metà delle ore di formazione direttamente in azienda, retribuiti per le ore di lavoro svolte. Tra i settori produttivi collegati ai CCNL dei contratti utilizzati per gli apprendisti, si ritrvano il Turismo, l’Alberghiero, l’Acconciatura ed estetica ed il Commercio, ma in prima posizione compare il settore metalmeccanico, con una incidenza del 20%.
Quest’ultimo dato è contenuto nel monitoraggio realizzato al termine del primo anno di sperimentazione dei percorsi formativi del sistema duale su 148 centri dalla rete Confap e Forma, distribuiti in 14 regioni italiane. Il report ha mappato i percorsi di circa 4mila allievi, con 3.250 imprese coinvolte, di cui il 66% ha collaborato attivamente alla programmazione e realizzazione dei percorsi di apprendistato per il conseguimento della qualifica e del diploma professionale e il certificato di specializzazione tecnica superiore, di alternanza rafforzata e di impresa formativa simulata.
L’apprendistato in Italia si può fare. Le aziende sono interessate e disponibili e i risultati formativi sono più che incoraggianti
Paola Vacchina, presidente Forma
Il report si intitola “Monitoraggio sulla Sperimentazione del Sistema Duale degli enti Forma e Confap” ed è stato recentemente presentato in Senato. Più di mille giovani coinvolti vivono nella sola Lombardia, anche se una netta concentrazione di allievi coinvolti si registra in generale nelle regioni settentrionali, in particolare in Lombardia (26%), Veneto (19%) e Piemonte (16%). Il 18% dei ragazzi ha sottoscritto contratti di apprendistato per la qualifica ed il diploma, a fronte del 7% del dato complessivo della sperimentazione nazionale (dato INAPP). Per le imprese, è di assoluto rilievo il peso consistente delle piccole: si tratta di oltre il 90% del totale, seguite da una percentuale residuale di medie (7%) e grandi (1%).
Secondo il report, il coinvolgimento di tante piccole imprese denota la capacità degli Enti di formazione di aver ideato approcci e soluzioni organizzative adatte a realtà poco strutturate come, appunto, le aziende piccole. Nel motivare le ragioni del loro coinvolgimento, il 54% delle imprese ha risposto lo ha fatto per l’opportunità di formare una risorsa giovane, un altro 26% per la sostenibilità del costo azienda derivante dagli incentivi economici. Il livello di soddisfazione registrato dagli attori coinvolti (operatori, imprese, allievi, famiglie) è elevato: su scala da 1 a 4 si attesta in media sopra il 3. Il sistema duale rappresenta quindi l’occasione per attuare un modello formativo integrato tra sistema educativo e lavoro che, da un lato, favorisca la creazione di un rapporto continuativo e coerente tra formazione e lavoro e, dall’altro, migliori la transizione aula – azienda, riducendo il gap tra competenze acquisite in contesti formativi e competenze richieste dal tessuto produttivo.
Le difficoltà registrate nel primo anno di sperimentazione sono legate soprattutto alla poca conoscenza dello strumento contrattuale dell’apprendistato da parte delle imprese e dei consulenti del lavoro: il 21% delle impresa ha riportato l’opposizione dei consulenti del lavoro per questo tipo di contratto. Le aziende non si sentono invece ostacolate dal carico formativo dell’apprendistato né i vincoli derivanti dalla normativa sul lavoro minorile. Il monitoraggio tuttavia ha registrare la proattività dei Centri di formazione di fronte a tali difficoltà, spesso infatti i Centri di formazione si sono fatti carico anche delle problematiche di tipo giuslavoristico.
Questi numeri danno ragione dell’importanza di investire in modo strutturato e non più sperimentale per creare un collegamento diretto fra il mondo della formazione e la spendibilità professionale in azienda dei nostri ragazzi
don Enrico Peretti, Coordinatore del Progetto “La nostra via Duale”
«Questi numeri danno ragione dell’importanza di investire in modo strutturato e non più sperimentale per creare un collegamento diretto fra il mondo della formazione e la spendibilità professionale in azienda dei nostri ragazzi», afferma don Enrico Peretti, direttore generale dei Salesiani Italiani per la Formazione Professionale e il Lavoro (CNOS-FAP), Coordinatore del Progetto “La nostra via Duale”. «Il modello di riferimento è evidentemente quello tedesco, che da anni ha stabilizzato il rapporto ormai inscindibile fra il mondo della formazione e quello del lavoro. Stiamo facendo pressione all’interno del mondo istituzionale affinché si intuisca il doppio valore del sistema duale, che da una parte genera giovani professionisti che soddisfano le proprie capacità di autonomia attraverso il lavoro, dall’altra rappresenta una modalità di riattivazione della macchina produttiva italiana per le aziende, le quali potranno contare su allievi formati. Con la sperimentazione del sistema duale infatti viene potenziato il rapporto con le imprese, che diventano non più solo luoghi di accoglienza degli allievi per esperienze di tirocinio, ma veri e propri partner per la progettazione e la realizzazione congiunta dei percorsi formativi».
Permane infatti il paradosso di avere 5,6 milioni di giovani europei disoccupati e il 36% delle imprese che riporta difficoltà a reclutare personale qualificato, con i più alti tassi di disoccupazione giovanile nei Paesi in cui vi è una maggiore diffusione di un’istruzione secondaria superiore di tipo generale, come Italia, Grecia, Spagna e Portogallo, mentre i giovani inseriti in percorsi di apprendistato conseguono risultati occupazionali migliori rispetto ai coetanei che, allo stesso livello di qualifica, hanno frequentato percorsi formativi all’interno della scuola (Wallenborn & European Traning Foundation, 2011). In Italia, una ricerca Cedefop (2012) dimostra che lo status di lavoratori dei giovani europei di età compresa tra i 18 e i 24 anni era del 34,2% tra coloro che avevano frequentato un percorso di studi di tipo generale (licei), del 53,4% tra coloro che avevano frequentato un percorso di IeFP ordinario all’interno di un istituto formativo e del 78,3% tra i giovani che avevano frequentato un percorso di IeFP in modalità duale sia in apprendistato, sia in alternanza scuola-lavoro.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.