Famiglia

50 caschi blu alla sbarra per crimini sessuali

Ma sono 450 i casi riferiti dall'Onu dal 2007

di Emanuela Citterio

Almeno 50 caschi blu delle missioni di peacekeeping dell’Onu sono stati puniti per stupro e altri abusi sessuali negli ultimi tre anni.

A farlo sapere è il media center delle stesse Nazioni Unite, dopo le sollecitazioni dei media e delle organizzazioni non governative.

Ma bisogna leggere il comunicato con attenzione. La notizia non è che 50 caschi blu sono stati giudicati colpevoli di stupri e quindi puniti, ma che in 50 casi, negli ultimi tre anni, c’è stata una punizione per il crimine commesso.

Le Nazioni Unite possono investigare sulle violazioni commesse dai peackeepers ma l’azione giudiziaria è nelle mani solo dei governi nazionali dei Paesi di origine del personale che forma le missioni.

Dal 2007 al 2009 le Nazioni Unite hanno riferito 450 casi di violazioni da parte dei caschi blu ai rispettivi governi, ma in soli 29 casi hanno ricevuto una risposta.

La situazione sta migliorando, dice il comunicato dell’Onu. Quest’anno c’è stato un incremento di violazioni perseguite da parte delle corti marziali. Da gennaio 33 peacekeepers sono stati raggiunti da azioni disciplinari da parte dei propri governi per il coinvolgimento in «casi di stupro e di abuso sessuale», e puniti con pene vanno da pene minori come il licenziamento o il prepensionamento fino a otto mesi di carcere.

Abusi sessuali da parte dei caschi blu sono stati documentati dalla Bosnia e il Kosovo fino alla Cambogia, a Timor Est, nell’Africa occidentale e in Congo. Nel 2008 la sezione britannica di Save the children ha pubblicato un rapporto che riferiva che più del 50% su 250 ragazzi e ragazze intervistati ad Haiti, in Sudan e in Costa D’Avorio dicevano di essere a conoscenza di almeno un caso di abuso sessuale o molestia subita da coetanei nelle proprie comunità.

L’Onu ha addottato una linea di “tolleranza zero” nei confronti di questi crimini e un codice universale di condotta che fa parte integrante della formazione dei peacekeepers, si legge nel comunicato.

«Quando le accuse di violazioni da parte di personale dell’Onu sono accertate, i responsabili vengono rimpatriati e banditi per sempre da future operazioni di peacekeeping» ha spiegato la portavoce dell’Onu Michele Montas. L’Onu cerca di perseguire i casi fin dove può, ha aggiunto, poi spetta ai tribunali e ai governi nazionali fare la loro parte.


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