Non profit
5 per mille, un taglio basso
Pochi giornali si accorgono dello "scippo" al terzo settore
L’incertezza della crisi politica continua a tenere banco sui giornali, che si dilungano attorno all’interpretazione del videomessaggio di Fini, ma per fortuna qualcuno comincia ad accorgersi che i problemi reali non aspettano, e che la legge di Stabilità, appena approvata dalla Camera, sta mietendo vittime nel sociale, a partire dal taglieggiamento del 5 per mille, ridotto nelle previsioni da 400 a 100 milioni.
- In rassegna stampa anche:
- OBAMA
- SCUOLA
- INFANZIA
- NON PROFIT
- FILANTROPIA
- MIGRANTI
- DISABILI
- AMBIENTE
Parte in prima sul CORRIERE DELLA SERA il commento aspro di Isabella Bossi Fedrigotti: “La fine del cinque per mille”, mentre un ampio pezzo di Rita Querzè si trova a pagina 25. Partiamo dalle notizie e dalle reazioni del terzo settore. Taglio basso di pagina 23: “Il 5 per mille ridotto a un quarto. L’allarme delle associazioni”. Due tabelle chiarissime a corredo del pezzo. Nella prima si evidenzia l’andamento del 5 per mille negli ultimi anni: 400 milioni previsti nel 2007, 2008, 2009 e 2010, solo 100 nel 2011, a fronte di effettive erogazioni di 353 milioni nel 2007, poco di più, 397,3 milioni nel 2008, niente per ora per gli anni successivi. Nella tabella di destra l’andamento dei fondi statali di carattere sociale. In sintesi da 2520 milioni del 2008 siamo crollati a 349,4 milioni nella legge di stabilità appena approvata, con una diminuzione in percentuale del 76,3%. Ecco cosa scrive Rita Querzé: “Dal 2007 a oggi lo Stato ha destinato 400 milioni l’anno al 5 per mille. Per il 2011 in Finanziaria ci sono soltanto 100 milioni. Ma questo è solo l’ultimo schiaffo per il non profit. Da marzo sono state cancellate le agevolazioni sulle tariffe postali e così oggi inviare bollettini e comunicazioni ai sostenitori costa il 340% in più. Poi c’è il taglio al fondo nazionale per le politiche sociali: 435 milioni nel 2010, 35 nel 2011. «Sono questi i fondi che, una volta trasferiti alle Regioni e poi ai Comuni, servono ai municipi per finanziare le politiche sociali che nei fatti vengono portate avanti da associazioni di volontariato, onlus, cooperative sociali», fa il punto Marco Granelli, presidente di CSVnet, coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato. – racconta la giornalista del CORRIERE – Ieri le associazioni si sono mobilitate. A organizzare la protesta, insieme con CSVnet, il Forum del terzo settore e Consulta del volontariato. «Sui nostri siti le organizzazioni trovano un fax da inviare a presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti di Camera e Senato», fa il punto Granelli. Ieri sera il taglio al 5 per mille è stato approvato dalla Camera nonostante un appello inviato al Parlamento da numerose associazioni, tra cui Emergency, Libera, Gruppo Abele, Greenpeace, Coordinamento Italiano Network internazionali, Medici senza Frontiere, Amnesty International, Telethon, Unicef, Save The Children. A presiedere l’aula l’onorevole Maurizio Lupi, Pdl, da sempre vicino al mondo delle associazioni. «Non posso che fidarmi del ministro dell’Economia – dice Lupi -. Giulio Tremonti ha assicurato che il prossimo aprile i fondi del 5 per mille saranno riportati a 400 milioni. O forse addirittura già durante l’esame al Senato. Domani il governo sarà impegnato da un ordine del giorno». Ma al mondo del non profit le rassicurazioni non bastano”. E questo è il commento amaro di Isabella Bossi Fedrigotti, che riportiamo integralmente: “Un conto sono i tagli, mal sopportati, ma necessari; un conto è fare la cresta, pretendere una sorta di pizzo. L’espressione sembra descrivere bene l’operazione prevista dalla Finanziaria, e cioè che del 5 per mille destinato alle associazioni di volontariato e non profit, verranno distribuiti solo cento milioni; il resto lo intascherà lo Stato. Così, se negli anni passati queste organizzazioni ricevevano quattrocento milioni del totale raccolto, l’anno prossimo si dovranno accontentare di un quarto. Una mazzata, per la vasta galassia delle associazioni non profit, che, tra l’altro, non sono enti di beneficenza dediti alla carità, bensì parte integrante del welfare nazionale, nel senso che lo affiancano, lo supportano e in molti casi addirittura lo sostituiscono là dove con le proprie forze non è in grado di arrivare. Questa brutta sorpresa si aggiunge a quella arrivata nel marzo scorso che ha abolito le agevolazioni delle tariffe postali per le categorie che ne godevano, tra cui volontariato e non profit appunto, provocando un aumento di spesa del trecentoquaranta per cento che potrebbe salire l’anno prossimo fino al cinquecento per cento. – Così prosegue il suo commento – Considerando che le varie organizzazioni si fanno conoscere soprattutto grazie a comunicazioni e pubblicità postale, si può immaginare il danno. La prevedibile conseguenza è che non poche tra loro saranno obbligate a ridurre le attività se non a fermarsi del tutto. Tuttavia, a parte i pesanti vuoti che inevitabilmente si apriranno sul fronte dell’assistenza, più dannosa ancora è forse la crescente sfiducia e frustrazione che si diffonderà tra i cittadini. Non bastava che i fondi raccolti dal cinque per mille venissero distribuiti in ritardo di due anni: ora, ridotti di un quarto, saranno anche ripartiti in modo abbastanza arbitrario, senza davvero attenersi, cioè, alle indicazioni segnalate nella dichiarazione dei redditi. Sfiducia e frustrazione che contribuiranno ad allargare ulteriormente la distanza, già piuttosto marcata, tra cittadini e istituzioni”.
Mentre LA REPUBBLICA riserva solo un piccolo accenno in una breve in economia, la versione online del quotidiano diretto da Ezio Mauro approfondisce con un pezzo intitolato “5 per mille le organizzazioni non profit inviano un appello al Parlamento”. «Tagliare i fondi a disposizione del 5 X mille significherebbe limitare drasticamente la libertà dei cittadini di decidere come destinare la propria quota dell’imposta sui redditi direttamente a sostegno degli operatori del terzo settore»: denunciano alcune tra le principali associazioni non-profit, che hanno inviato un appello al Parlamento italiano e ai presidenti di Camera e Senato perché intervengano sulla legge di stabilità. «Con questo taglio del 75 per cento si bloccano o si limitano fortemente le attività delle associazioni di volontariato e degli enti di ricerca e si tradiscono sfacciatamente le scelte degli elettori», scrive Rosaria Amato.
IL SUSSIDIARIO.NET offre invece un bell’approfondimento intitolato “Perché il governo ha tolto l’80% dai fondi per il 5 per mille?”. Lo scrive Monica Poletto che va al nodo della questione: «si pensa al cinque per mille come a un costo per il sistema e non alla sua funzione di allocazione di risorse in modo estremamente fruttuoso; allocazione che ha come ricaduta immediata un risparmio per le finanze pubbliche». Prosegue con due esempi. Il secondo è il Banco alimentare che «ha di recente stimato che il valore di un pasto distribuito agli indigenti tramite la propria rete organizzativa è pari a 0,080 euro. Pertanto 250mila euro di cinque per mille potrebbero essere la base necessaria per fornire almeno un pasto al giorno per circa 3 milioni di persone: se questo contributo venisse a mancare, quanto costerebbe allo Stato farsi carico direttamente dell’alimentazione dei cittadini indigenti?». «È veramente giunto il momento», conclude, «di iniziare a guardare le realtà del privato sociale del nostro Paese per quello che sono, cioè una risorsa. Pertanto è necessario che il Governo si impegni a stanziare in tempi brevi risorse adeguate per il cinque per mille per il 2011».
LA STAMPA ha un richiamo in prima pagina, in alto il titolo: «La scure della Finanziaria: Via il 5 per mille, Onlus in rivolta». A pagina 12 l’articolo di Giacomo Galeazzi. « La galassia del volontariato protesta per il taglio del 75% deciso dal governo e ratificato la settimana scorsa dalla commissione Bilancio di Montecitorio», scrive Galeazzi. «È una truffa ai cittadini che firmano per finanziarci», insorgono le associazioni, tra le quali vengono citate «Emergency, Libera, greenpeace, Medici senza frontiere, Amnesty International, telethon, Unicef, Save the Children». Le onlus hanno scritto «una lettera ai presidenti di Camera e Senato per chiedere il ripristino dei 400 milioni di euro stanziati lo scorso anno» perché «la scure dell’esecutivo non rispetta la volontà dei cittadini che liberamente decidono di versare alle associazioni destinatarie la loro quota del 5 per mille con la dichiarazione dei redditi». Infatti «solo 100 milioni verranno distribuiti, mentre il resto sarà trattenuto allo Stato». C’è ancora tempo per arrestare l’iter legislativo: «Dopo Montecitorio il testo passerà al Senato, dove sarà licenziato, secondo il calendario stabilito dai capigruppo, entro la prima decade di dicembre». Spiega Galeazzi: «Le risorse sono state dirottate al finanziamento di altre voci: sono stati resi alle scuole paritarie 245 milioni dei 255 tagliati a luglio».
IL SOLE 24 ORE parla di legge di stabilità a pagine 8, ma l’articolo di Marco Mobili non fa cenno al 5 per mille, soffermandosi su altri aspetti “Via libera a ecobonus e frequenze Tv”. IL SOLE si sofferma sulla «proroga dell’ecobonus del 55%; sostenuta da tutti i gruppi e promessa fin da subito dal governo, è stata di fatto ratificata ieri nel testo della legge di stabilità con l’approvazione unanime della Camera. E questo nonostante il bonus fiscali sia spendibile in 10 anni anziché nei cinque anni come avviene attualmente. Proprio sul cosiddetto “emendamento ecobonus”, presentato dal relatore Marco Milanese (Pdl), si è vivacizzato ieri pomeriggio il dibattito dell’aula. Più in particolare per la parte della modifica relativa ai fondi da destinare alla ricerca e all’assistenza domiciliare dei malati di sclerosi laterale amiotrofica (Sla), che alla fine sono stati esplicitati in 100 milioni di euro».
AVVENIRE parla della Finanziaria alle pagine 10 e 11 sottolineando l’occasione persa sugli aiuti fiscali alle famiglie. Alla protesta per i tagli al 5 x mille è dedicato solo un piccolo box che riporta la nota congiunta del Coordinamento dei centri di servizio per il volontariato, il Forum del Terzo Settore, la Consulta nazionale del volontariato e la Conferenza delle associazioni e federazioni di volontariato e parla di “tradimento della scelta di quasi 15 milioni di contribuenti che hanno scelto di sostenere il volontariato e il Terzo settore. Irritato il deputato del Pd Luigi Bobba, che aveva presentato un emendamento per ripristinare la soglia di 400 milioni: «Il governo ci ha preso in giro, impedendo perfino la discussione della mia proposta».
E inoltre sui giornali di oggi:
OBAMA
LA REPUBBLICA – Intervista al presidente degli Stati Uniti che rilancia un patto con l’Europa. «Non c’è legame più stretto di quello che noi americani abbiamo con voi europei… La politica economica che stiamo applicando a Washington ha un solo obiettivo: rilanciare la crescita americana e questo aiuterà anche voi europei». Una partnership che vale anche per la lotta contro il terrorismo e per l’impegno a riportare una «pace integrale in Medio Oriente, che includa la soluzione del conflitto israelo-palestinese, basata su due stati».
SCUOLA
IL GIORNALE – Il quotidiano dedica una pagina alla riforma della scuola e in particolare alla regola che prevede “Un mese di stipendio in più al prof che fa bene il suo lavoro”. Non solo «l’insegnante sarà valutato anche da genitori e studenti. Premi in denaro agli istituti». «Da quest’anno parte una sperimentazione finanziata con il 30% dei risparmi ottenuti con la razionalizzazione delle spese, al netto delle risorse destinate al recupero per il personale docente degli scatti biennali. Il progetto che valuta la scuola viene sperimentato nelle province di Pisa e Siracusa, quello di valutazione dei docenti in 20 istituti, 10 a Torino e 10 a Napoli. I premi arriveranno a maggio 2011».
AVVENIRE – “Scuola cattolica. Basta pregiudizi” è il titolo di pagina 9 che illustra il Rapporto del Centro studi per la scuola cattolica sul decennale della legge di parità presentato ieri. Un’infografica fotografa la realtà numerica delle scuole paritarie e riepiloga quanto fanno risparmiare allo Stato: 6 miliardi e 245 milioni di euro. Un articolo è dedicato anche ai progetti sperimentali del ministero dell’Istruzione che ieri ha annunciato mensilità in più ai professori che lavorano bene. I premi andranno per ora a insegnanti di 20 scuole di Torino e Napoli e a istituti di Pisa e Siracusa che alzeranno il livello di apprendimento.
INFANZIA
LA STAMPA – A pagina 25 riferisce del rapporto di Save the Children e Telefono Azzurro: «Sfruttati o viziati, la solitudine dei bimbi in Italia» è il titolo. In Italia «mancano asili nido e aumentano i casi di bullismo per motivi etnici». Secondo le due organizzazioni sono «povertà crescente, lavoro nero, isolamento» a colpire i bambini. I dati sono stati diffusi in vista di sabato prossimo 20 novembre, «giornata internazionale per l’infanzia».
NON PROFIT
ITALIA OGGI – “Gli intangibles nel non profit”. Il quotidiano dei professionisti intervista Stefano Zamagni, il presidente dell’agenzia per le Organizzazioni non lucrative di utilità sociale intervenuto in un convegno sul tema “Economia degli Enti non profit” che si è tenuto a Forlì. Zamagni chiede nuovi indicatori per enti e fondazioni. Secondo Zamagni «emerge che il Pil non è un indicatore di benessere di una nazione e di conseguenza possiamo sommessamente affermare che alla luce di ciò anche gli indicatori classici vedono ridotta la loro valenza informativa sulla ricchezza e buona salute delle aziende. Sulla scia di tale considerazione, diviene essenziale disporre, nel profit come anche nel non profit, di strumenti manageriali utili a visualizzare, analizzare, valutare e comunicare anche i fattori produttivi intangibili aziendali onde migliorare la gestione e rendere palese agli stakeholder la reale dimensione del capitale aziendale». A questo proposito «rendere visibile l’invisibile oggi» ha precisato la Commissione Adc sugli Intangibili «non è impossibile ed i vantaggi per l’economia nazionale sono importanti e numerosi».
FILANTROPIA
IL SOLE 24 ORE – “L’occhio attento del filantropo” è il titolo di un pezzo dedicato a Charles Annenberg Weingarten un regista statunitense di documentari, imprenditore e filantropo. È presidente di Explore (www.explore.org), un network multimediale non profit, su cui sono disponibili i suoi film e le sue fotografie. Con Explore ha finanziato 100 organizzazioni non profit per 15 milioni di dollari. Nipote del magnate dell’editoria americana Walter Annenberg, è vicepresidente dell’Annenberg foundation, organizzazione filantropica, particolarmente impegnata nel settore dell’educazione. «Offre su Explore la possibilità di visionare 250 film da lui girati nel mondo e tremila fotografie, esempi di altruismo e fonti di ispirazione per un apprendimento continuo. “Mai smettere di imparare, mai”, sentenzia tutto d’un tratto in italiano. Tutti gli individui e le organizzazioni che compaiono nei film ricevono sovvenzioni dalla Explore, sotto la forma di sussidi concessi dalla Annenberg foundation, di cui Charles è vicepresidente. Fino a oggi sono stati stanziati 15 milioni di dollari in beneficenza. La Annenberg foundation è un’eredità del nonno Walt, che fondò nell’89 e fece il più grosso lascito della storia dell’America (500 milioni di dollari) al fondo per l’educazione pubblica.
MIGRANTI
IL MANIFESTO – «Vendetta» titola IL MANIFESTO in prima pagina a sfondare la foto di apertura della gru di Brescia « Dopo la protesta contro la truffa dei permessi di soggiorno, la punizione esemplare. Maroni fa espellere uno dei capi della rivolta di Brescia, colpevole di aver solidarizzato in prima fila con i suoi compagni sulla gru. E a Treviso il presidente della Provincia, leghista, invoca la “legge marziale” contro tre serbi accusati di furto: “Le forze dell’ordine dovrebbero avere l’autorità di provvedere all’esecuzione sul posto”» è il sommario che rinvia alla pagina interna dedicata al tema, la 6. Sempre in prima inizia il commento di Annamaria Rivera «Guerra asimmetrica». «La rappresaglia di Stato sta realizzandosi nel modo più vile e crudele possibile. Dopo l’espulsione dei nove egiziani, rastrellati durante lo sgombero violento del presidio dei solidali sotto la gru di Brescia, ieri anche Mohamed, detto Mimmo, insieme a un connazionale, entrambi partecipi attivi della protesta, ha subito lo stesso trattamento. (…) la guerra che il ministro dell’Interno conduce contro i migranti è degna delle guerre globali dei giorni nostri: asimmetriche e prive di reciprocità, esse negano l’Altro perfino come avversario o nemico, quindi precludono ogni possibilità di patteggiare e di uscire dallo stato di conflitto permanente». E osserva ancora che Maroni sa «o almeno intuisce che le proteste dei migranti hanno qualcosa d’inquietante e minaccioso: non solo mettono in scena il coraggio e la determinazione dei meteci, ma inducono a confrontarsi con le loro qualità morali. Che a dare lezioni di civiltà sia la racaille extracomunitaria e clandestina, cui sono negati non solo il permesso di soggiorno e il diritto di avere dei diritti, ma perfino la qualità umana, è davvero uno scandalo. Scandalosa è la protesta della gru anche perché si svolge in un Paese cinico, individualista, corrotto, tale che verrebbe la tentazione di consigliare ai migranti: se ambite al permesso di soggiorno, la prossima volta travestitevi da giovani puttane plasticate e andate a bussare alla villa di Arcore. (…)».
DISABILI
AVVENIRE – “Perché la tv a loro non dà voce?” si chiede in prima pagina pubblicando le foto di disabili gravi (da Mario Melazzini a Rosy Facciani) per lanciare un appello ai media e soprattutto alla RAI. Tutta la pagina 3 è dedicata alle proteste delle famiglie di disabili gravi che chiedono rispetto, ascolto e visibilità. Dopo “Vieni via con me”, in cui Fazio e Saviano hanno dato voce soltanto a Beppino Englaro e Mina Welby e alle loro posizioni orientate alla possibilità di eutanasia per chi soffre, cresce la protesta delle famiglie che sono in prima linea. E che si dicono pronte ad andare in televisione per testimoniare il desiderio di condurre un’esistenza che non è dimezzata. Nell’editoriale, il direttore Marco Tarquinio esorta: «Fateli parlare… e non per “par condicio” e per “far dibattito”. Ma perché la loro è lotta vera, umanità vera. Non lasciateli umiliare ancora, non negate loro la voce».
AMBIENTE
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina e due pagine (la 2 e la 3) sono dedicate alla decisione della Corte costituzionale sui ricorsi delle regioni e impone le privatizzazioni «Acqua e rifiuti, beni non comuni» titola il richiamo. Nelle due pagine si trovano gli articoli dedicati al fatto che «come per il nucleare, azzera l’autonomia degli enti locali. Ora che fine faranno le ripubblicizzazioni decise dai comuni? È battaglia sull’acquedotto pugliese». Ugo Mattei, nell’articolo intitolato «Una sentenza che non rispetta i beni comuni» scrive: «(…) Saranno così i giudici costituzionali di tutto il mondo, oracoli dell’ideologia borghese dei diritti individuali fondamentali, ad elaborare una giustizia (formale) universalista che faccia da contrappeso al trionfo della tecnica e dell’economia. La valenza ideologica di questo quadro di riferimento fideistico, fondato sull’idolatria del mercato e del regime di legalità, è stata da più parti denunciata nella sua natura reazionaria. Da tempo, inoltre, la cultura giuridico-politica si è posta alla ricerca di nuovi strumenti capaci di invertire la rotta rispetto alla sciagurata mistificazione anti-politica delle privatizzazioni camuffate da liberalizzazioni. (…) Con la sentenza che rigetta il ricorso di sei regioni contro il decreto Ronchi che obbliga alla privatizzazione dei servizi pubblici e dell’acqua, la Consulta manda un segnale molto preoccupante. Infatti, stabilendo che «le regole che concernono l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, ivi compreso il servizio idrico, ineriscono essenzialmente alla materia tutela della concorrenza, di competenza esclusiva statale», la Corte banalizza questioni di importanza primaria quale l’elaborazione teorica della nozione giuridica di bene comune. Così facendo essa si dimostra vecchia e prigioniera di una logica tecnocratica da fine della storia che le impedisce di produrre cultura giuridica adeguata ai tempi che stiamo vivendo».
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