Economia

5 per mille, un record chiamato Mafalda

Il sorprendente risultato di una cooperativa di Forlì

di Natascia Gargano

90mila euro di introiti grazie a ben 3mila firme. Un villaggio solidale unico
nel suo genere che ha saputo conquistare i cittadini Enrico, giovane ingegnere, e sua moglie Michela quando rientrano dal lavoro cenano a casa con la loro famiglia, 10 ragazzini con un passato difficile. Così anche un insegnante di matematica in pensione e una studentessa di psicologia: sono alcune delle persone che hanno scelto di vivere in questo villaggio della solidarietà nel centro di Forlì e diventare “famiglie d’appoggio”, per condividere la loro quotidianità con chi è stato meno fortunato. Per vicini di casa una decina tra mamme single e neomaggiorenni accompagnati nel loro percorso verso l’autonomia, e altri dieci minori che di giorno stanno con gli educatori, ma di sera tornano dai genitori. All’interno del “Villaggio Mafalda” (così chiamato dal nome della moglie del primo donatore) anche una casa famiglia, primo esperimento nazionale di affido temporaneo condiviso tra comunità e famiglie, e un asilo nido “tradizionale” per far sì che «l’agio e il disagio s’incontrino e confrontino ogni giorno».
Eccoli qua i soldi del 5 per mille, linfa vitale del Villaggio, del quale coprono oltre la metà dei costi annuali. La cooperativa Paolo Babini, che gestisce la struttura, nata da un piccolo gruppo di volontari oggi è un’impresa sociale radicata nel territorio dove opera con successo da oltre 20 anni. E se l’obbligo di rendicontazione per i fondi del 5 per mille scatterà solo da quest’anno, qui le cose sono già chiarissime. Un riferimento per la città e i dintorni, presieduta da padre Girolamo Flamigni, don Mino per tutti, la cooperativa è composta da 45 soci lavoratori e 14 soci volontari, ai quali si aggiungono 10 dipendenti, e da oltre 70 famiglie e 80 volontari che vi collaborano stabilmente. La maggior parte dei soci è under 40, volto giovane e operoso del terzo settore che non solo si prodiga per rispondere alle necessità del territorio ma che sa anche reinventarsi. Con il fund raising, ad esempio. Un vicepresidente e otto volontari – commercialisti, direttori di banca, rappresentanti di associazioni di categoria – costituiscono la “commissione reperimento fondi”: una strategia mutuata dal profit in termini di pianificazione e sviluppo, comunicazione e marketing, che funziona, eccome. Quasi 90mila euro raccolti (dichiarazione dei redditi 2008), l’equivalente di oltre 3mila firme (in costante aumento, nel 2006 erano circa la metà), 255esima associazione di volontariato sulle oltre 26mila realtà beneficiarie del 5 per mille.
Il segreto? Raccolta fondi pianificata e un ingrediente speciale: «Far innamorare i nostri cittadini di un progetto di cui, noi per primi, siamo innamoratissimi», racconta Marco Conti, ingegnere meccanico, giovane vicepresidente e mente organizzativa della coop. E per farlo, la prima regola è: porte aperte. «Cerchiamo di avvicinare i donatori ai ragazzi che accogliamo nel Villaggio, rendendoli partecipi di quello che facciamo e cercando di generare senso di appartenenza. Noi siamo solo il tramite di un progetto che è nato in città ed è della città, ed è responsabilità di tutti i cittadini mantenerlo in vita». Così gli stessi donatori diventano promotori: ognuno viene a sua volta dotato di un blocchetto da 10 biglietti con il codice fiscale della Paolo Babini da distribuire a chi non sa ancora dove destinare il 5 per mille. «Dal notiziario con gli aggiornamenti sulle nostre attività, agli eventi organizzati dal Villaggio, fino alle lettere individuali per ogni donatore: lo vedi con i tuoi occhi a cosa serve la tua firma», spiega Don Mino, «quello che funziona è l’incontro faccia a faccia con le persone, qui di corrispondenza anonima ce n’è ben poca».

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