Milleproroghe
5 per mille, tetto alle spese, povertà educativa: gli emendamenti da tenere d’occhio
Dopo le "dimenticanze" in Legge di Bilancio, ecco che la conversione in legge del decreto Milleproroghe potrebbe essere l’occasione per mettere delle toppe su tre temi caldi per il Terzo settore
Dopo una Legge di Bilancio piena di “dimenticanze” sul Terzo settore, ecco che la conversione in legge del decreto Milleproroghe potrebbe essere l’occasione per mettere delle toppe. Tra i circa 1.270 emendamenti presentati dai parlamentari in Commissione Affari Costituzionali (nessuno al momento è firmato dal Governo) ci sono infatti anche quelli che riguardano l’aumento del tetto del 5 per mille, l’esclusione del Terzo settore dall’ex articolo 112, il rinnovo del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il decreto dovrebbe giungere in Aula l’11 febbraio.
Aumento del tetto del 5 per mille
Sono otto gli emendamenti depositati per aumentare la capienza del 5 per mille, presentati da pressoché tutti i partiti dell’arco parlamentare ad eccezione del M5S: una buona notizia. Degli otto emendamenti (due sono del Pd), sette sono sostanzialmente identici e chiedono che per la liquidazione della quota del 5 per mille sia autorizzata una spesa di 553 milioni di euro annui a decorrere dal 2025. Tale cifra corrisponde a 28 milioni in più degli attuali 525 milioni, che è esattamente la cifra che servirebbe per arrivare a coprire quanto gli italiani hanno destinato lo scorso anno con le loro scelte. La cifra quindi non permetterebbe una crescita del 5 per mille ma solo di bloccare lo “scippo” attuale. Una buona cosa, certo, ma è facile prevedere che il tetto verrà presto (se non già quest’anno) di nuovo sfondato.
L’emendamento che si discosta dagli altri è uno solo, quello di Fratelli d’Italia, che prevede un aumento del tetto del 5 per mille di soli 10 milioni di euro, portando la copertura a 535 milioni di euro a decorrere dal 2025. L’emendamento è il 12.11 e porta le firme di Elena Leonardi, Andrea De Priamo, Marco Lisei, Raoul Russo. Una bella retromarcia per il partito che invece in Legge di Bilancio 2025 sul tema aveva presentato l’emendamento più ambizioso di tutti, quello che chiedeva un aumento del tetto da 525 a 575 milioni (ben 50 milioni di euro in più), per poi ritirarlo. A questo punto, però, viva il realismo.
Ex articolo 112
Un secondo pacchetto di emendamenti riguarda l’esclusione del Terzo settore dalle novità introdotte con la Legge di Bilancio 2025 per i soggetti che ricevono un contributo pubblico «di entità significativa». Si tratta del famoso ex articolo 112, poi diventato art. 1 commi da 846 a 849 e commi 857 e 858 della legge 207/2024. Dell’articolo 112 alla fine era sì sparito l’obbligo di inserire un referente del Mef negli organismi di controllo degli enti che ricevono un contributo, ma era rimasto il limite di spesa per l’acquisto di beni e servizi, che non può superare il valore medio sostenuto per le medesime finalità negli esercizi finanziari 2021, 2022 e 2023.
Qui abbiamo sei emendamenti identici, quelli che vanno dal 3.150 al 3.155. Cosa chiedono? Che venga sospesa fino al 31 dicembre 2026, quindi per due anni, il nuovo obbligo di inviare una relazione annua al ministero dell’economia e delle finanze su come viene speso il contributo pubblico (l’obbligo sarebbe per gli organi di controllo de degli enti, degli organismi e delle fondazioni che ricevono contributo di entità significativa a carico dello Stato, ancora da determinare). Rinviato anche il fatto che tali soggetti, a decorrere dall’anno 2025, non possono effettuare spese per l’acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli esercizi finanziari 2021, 2022 e 2023. Un ulteriore comma prevede esplicitamente che il Terzo settore sia escluso dalle due misure previste dai commi 857 e 858, come pure dai commi 846-849 sui compensi corrisposti agli organi amministrativi di vertice.
Povertà educativa minorile
Tre gli emendamenti per prorogare il fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Uno è del Pd (il 5.21, a firma Rando, D’Elia, Giorgis, Manca, Crisanti, Delrio, Malpezzi, Parrini, Meloni, Valente, Verducci) e prevede che il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile sia prorogato per gli anni 2025, 2026 e 2027 con una capienza di 45 milioni di euro per ciascuno dei tre anni. Un secondo emendamento è il 12.20, a firma di Lombardo (Misto), che prorogherebbe il fondo per il 2025, con la stessa cifra che era stata prevista a copertura per il 2024, pari cioè a 25 milioni di euro. L’ultimo è di Gelmini (CdI), che prorogherebbe il fondo per il triennio 2025/2027 con un credito di imposta di 25 milioni di euro per ciascuno dei tre anni».
Foto di Massimo Virgilio su Unsplash
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