Non profit

5 per mille, mi sento preso in giro

Occorre che il legislatore reintegri nella sua originale validità il provvedimento al quale una così larga parte della cittadinanza italiana ha mostrato di aderire con entusiasmo

di Riccardo Bonacina

Caro direttore, la legge finanziaria 2006 prevedeva la possibilità di destinare ad organizzazioni non profit il 5 per mille del gettito fiscale. Si è trattato di un provvedimento sperimentale, che ha però suscitato da parte delle organizzazioni coinvolte ed anche di moltissimi cittadini un unanime consenso: sembra che il monte devoluto al 5 per mille dalle denunce Irpef 2006 superi largamente i 400 milioni di euro. Il dispositivo, fu però ?dimenticato? nel corso della travagliata stesura della legge finanziaria 2007, causando le giustificate rimostranze dei più qualificati rappresentanti del terzo settore italiano. Si è quindi pensato di reintrodurlo, con alcune modifiche. Tra queste, la più singolare è la apposizione di un ?tetto?: la devoluzione del 5 per mille non potrà superare i 250 milioni di euro. Viene quindi naturale immaginare in che modo questo tetto potrà essere tradotto nella pratica. Se si dovesse raccogliere una somma maggiore – e i dati del 2006 fanno pensare che facilmente, molto facilmente, questo tetto sarà ampiamente superato – cosa succederà? Una prima ipotesi potrebbe essere che, proporzionalmente al differenziale tra raccolto effettivamente e massimale imposto, tutte le devoluzioni finali siano egualmente ridotte: quindi con una raccolta, ad esempio, di 500 milioni e un tetto di 250, ogni destinatario riceverebbe solamente il 50% di quanto liberamente devoluto dai cittadini. Si tratterebbe quindi in realtà di un 2,5 per mille, contro lo sventolato 5: non si farebbe troppa fatica ad intravedere gli estremi di una vergognosa presa in giro dei contribuenti. Oppure si potrebbe immaginare di procedere sino al traguardo rappresentato dal tetto stabilito: sulla base della data di presentazione del modello Irpef, saranno ritenute valide le devoluzioni solo fino al raggiungimento della somma limite; le altre, quelle arrivate dopo, verrebbero date per nulle e senza effetto. Alla presa in giro, si aggiungerebbe probabilmente la truffa vera e propria. O magari la fantasia degli estensori potrebbe ipotizzare altri metodi: il sorteggio, per esempio, ma il terreno diventa sempre più scivoloso, e preferiamo non addentrarci oltre. In altre parole, e molto seriamente, occorre che con urgenza il legislatore riveda le proprie posizioni e reintegri nella sua originale validità il provvedimento al quale una così larga parte della cittadinanza italiana ha mostrato di aderire con tanto entusiasmo e dal quale, nel perdurante silenzio delle istituzioni ufficiali, tante grandi e piccole organizzazioni di utilità sociale traggono il necessario per operare a vantaggio di tutta la comunità nazionale. Sergio Salomoni, Milano Caro Salomoni, come darle torto? è proprio così. E il servizio di copertina di questo numero di Vita lo dimostra chiaramente. Se il tetto sarà confermato non potrà che porsi in essere una ?presa in giro? del contribuente. Il cittadino crederà di indirizzare il 5 per mille delle imposte dovute a un?associazione, ma poi lo Stato si metterà in mezzo in maniera illiberale e inopinata.


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