Non profit
5 per mille, mancano all’appello 48 milioni
Fra il 2010 e il 2013 gli italiani destinarono con il 5 per mille ben 310 milioni di euro oltre il tetto previsto. Nelle ultime quattro edizioni, tra il 2017 e il 2020, lo “scippo” ammonta a 48 milioni di euro. Con le dichiarazioni dei redditi che abbiamo appena fatto, la cifra destinata dovrebbe rientrare nella capienza. Ecco perché
Il primo campanello d’allarme suonò a fine marzo 2019, con la pubblicazione delle scelte fatte dagli italiani per il 5 per mille 2017. Il contributo degli ammessi sommato a quello degli esclusi arriva proprio ai 500 milioni di euro fissati dalla legge come tetto massimo, tondi tondi. «Una coincidenza interessante», la definì dalle colonne di Vita Giulia Frangione, la prima ad accorgersene. «Questo significherebbe che le cifre riportate negli elenchi non corrispondono a quanto esattamente attribuito dai contribuenti. Le somme complessive assegnate dai contribuenti sembrano avere superato la copertura di spesa prevista per legge (500 milioni) e pertanto sarebbero stati ridotti – ad oggi non si sa di quanto – gli importi assegnati ad ogni ente». Tornava così lo spettro dello scippo del 5 per mille.
Di quanto è stato sforato il tetto?
L’ammissione dello sforamento del tetto è arrivata subito, tant’è che già ad aprile 2019 l’allora sottosegretario al Welfare Claudio Durigon dichiarò la necessità di reperire ulteriori coperture. Risorse effettivamente arrivate con la legge di bilancio 2020, che – spinta dal volume delle scelte fate dai contribuenti – ha stanziato 510 milioni da utilizzare nel 2020 a copertura del 5 per mille, 520 milioni nel 2021 e 525 milioni a decorrere dal 2022. Qual che mancava era il quanto. Di quanto è stato sforato il tetto dal 5 per mille 2017 (i cui esiti sono stati resi noti nel 2019) al 5 per mille 2020 (i cui elenchi sono stati pubblicati a giugno 2021)? Ora lo sappiamo, 48 milioni di euro. Ci si arriva mettendo insieme pezzi di informazioni: per l’edizione 2017 la sforbiciata fu di 9 milioni di euro, cifra confermata al Sole 24 Ore da fonti del ministero dell’Economia. Il 5 per mille 2018 vide assegnati 13 milioni di euro meno di quelli che i contribuenti avevano destinato con le loro firme (la fonte è sempre il Sole 24 Ore). Arriviamo così al 5 per mille 2019, che aveva una capienza aumentata a 510 milioni di euro: i contribuenti con le loro scelte hanno destinato 533 milioni di euro, un surplus notevole di 23 milioni di euro. Per il 5 per mille 2020, le scelte sono arrivate a destinare 523 milioni di euro a fronte di una capienza di 520 milioni: solo 3 milioni di euro in più. A rendere noti questi dati è stato Alessandro Lombardi, Direttore Generale Terzo Settore e Responsabilità Sociale d'Impresa del Ministero del Lavoro nel corso di un webinar sul 5 per mille promosso da Banca Etica (qui potete ascoltare il suo intervento dal minuto 35’).
Un po’ di storia
Si tratta di una situazione già vissuta dagli enti non profit italiani. Nel momento in cui l’importo destinato dai cittadini con il 5 per mille supera il tetto massimo previsto dalla legge, tutte le firme vengono “ripesate” al ribasso, per redistribuire la quota massima stanziata in maniera proporzionale alle firme. L’eccesso rispetto alla capienza dello stanziamento se lo tiene lo Stato e il 5 per mille dei cittadini diventa nei fatti un 4 virgola qualcosa per mille. Tra il 2010 e il 2013 in questo modo il 5 per mille assegnato dai cittadini subì complessivamente una sforbiciata di 310 milioni di euro. Nel 2014 la questione venne risolta con la stabilizzazione del 5 per mille a 500 milioni di euro, risultato raggiunto grazie anche alla raccolta firme promossa da Vita. Ma in sole tre edizioni – con le firme aumentate e il reddito imponibile cresciuto – i 500 milioni non sono più bastati.
E ora?
Per il 5 per mille 2021, riferito all’anno fiscale 2020 e che verrà erogato nel 2022 (quello insomma per cui abbiamo appena firmato) il tetto è previsto a 525 milioni di euro, più alto quindi dei 523 milioni destinati dagli italiani con l’ultima edizione. Il clamoroso calo delle firme registrato l’anno scorso (-500 mila, probabilmente a causa delle difficoltà generate dalla pandemia), combinato con un calo del reddito imponibile fanno pensare che il tetto previsto per il 5 per mille 2021 sarà abbastanza capiente per tutte le scelte, visto che già nell’ultima edizione l’entità dello “sforamento” era sceso a soli 3 milioni. A meno che ci sia un rimbalzo, che porti le firme a crescere di nuovo: cosa di cui ci sarebbe in realtà tutta la necessità.
Foto Unsplash
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