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5 per mille, tetto in frantumi con 730mila firme in più

Con le dichiarazioni dei redditi 2023 fa un balzo in avanti il numero di italiani che destinano il 5 per mille. Questa crescita clamorosa implica che il tetto dei 525 milioni sarà stato superato di una cifra ben superiore ai 4,3 milioni che lo Stato aveva ammesso per l'anno 2022. Che fare?

di Sara De Carli

Più 730.682 firme: è questa la clamorosa novità del 5 per mille 2023, di cui l’Agenzia delle Entrate ha appena pubblicato i dati. Crescono le firme, crescono gli enti, crescono gli importi destinati. Cresce quindi, verosimilmente, anche l’importo extra tetto, quello cioè che gli italiani hanno destinato a realtà impegnate in azioni di interesse generale e volte al bene comune, in tantissimi ambiti di attività.

Anche quest’anno la cifra tonda tonda dei 525 milioni di euro a cui ammonta il 5 per mille nelle tabelle dell’Agenzia delle Entrate ci fa capire chiaramente che gli italiani hanno destinato in realtà una cifra maggiore rispetto ai 525 milioni di euro previsti dalla legge e che l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a un ricalcolo proporzionale degli importi che riportasse la cifra a 525 milioni spaccati, al centesimo.

Rientra invece l’allarme sugli enti esclusi che l’anno scorso aveva comportato lo “spreco” di ben 413mila preferenze espresse dai contribuenti e di 14,5 milioni di euro destinati dai contribuenti, ma non erogati.

Crescono invece gli enti con zero firme, arrivando a quota 14mila.

È questa la sintesi di una prima lettura dei dati del 5 per mille 2023, che con i suoi 522.192.246,59 euro che verranno distribuiti dallo Stato porta a più di 8 miliardi il totale del contributo complessivamente destinato dagli italiani con il 5 per mille, dal 2006 al 2023: per l’esattezza 8.058.807.363 euro.

Le firme

Gli italiani che nella dichiarazione dei redditi 2023 hanno messo la firma per il 5 per mille sono 17.249.982, quasi 731mila in più rispetto al 2022. Già l’anno scorso le firme erano salite di 193mila, dopo due anni di calo: ma l’edizione 2023 segna davvero un exploit.

Rispetto ai 42 milioni di dichiarazioni dei redditi presentate nel 2023 significa tuttavia che “solo” 41 italiani su 100 firmano per il 5 per mille: lo spazio di crescita c’è ancora.

I contribuenti che hanno scelto una realtà specifica (scelte espresse) sono 14.409.098 a cui vanno aggiunte le 85.812 firme andate per enti esclusi dal beneficio. Le firme generiche sono state 2.755.072.

10 milioni di contribuenti hanno messo il codice fiscale di un Ets

Quali ambiti hanno scelto gli italiani? Guardando solo gli enti ammessi, al primo posto vengono gli Enti di Terzo settore e onlus, con 10.827.525 firme e più di 10 milioni di italiani che hanno indicato un codice fiscale nella loro dichiarazione dei redditi: l’importo che verrà erogato sfiora i 323,4 milioni di euro. Segue la ricerca sanitaria con 2.855.715 firme ripartite equamente tra scelte espresse e scelte generiche che destinano a questo prezioso ambito 83 milioni di euro. Al terzo la ricerca scientifica con 2.258.516 scelte che valgono complessivamente quasi 70 milioni di euro. Vengono quindi le associazioni sportive dilettantistiche con 577.020 preferenze complessive e un importo destinato pari a 17,9 milioni di euro. È quindi la volta dei Comuni, che hanno raccolto 534.526 firme e che incasseranno per le loro attività sociali 15,3 milioni di euro. I beni culturali e paesaggistici hanno convinto 84mila italiani a mettere la loro firma, per 2,9 milioni di euro mentre gli enti gestori di aree protette hanno raccolto il 5 per mille di 26.765 contribuenti, in larghissima parte con scelte generiche (22.873) e un importo di 717mila euro.

Gli enti

Nell’edizione 2023 del 5 per mille gli enti iscritti sono stati 80.838, ben 1.181 enti più del 2022. Nella crescita pesa l’effetto del passaggio al Runts, che in prospettiva comporterà un ulteriore aumento degli enti che potranno beneficiare del 5 per mille. Fra loro però ben 14mila enti sono a zero firme: il doppio rispetto ai 7.100 dell’edizione 2022, che già di suo aveva visto raddoppiare i 3.716 enti a zero firme del 2021. Negli elenchi del 5 per mille, oggi non serve più iscriversi: basta flaggare la casella corrispondente nel momento in cui ci si iscrive al Runts. Moltissimi enti quindi evidentemente non hanno poi fatto una campagna ad hoc, pur avendo il diritto di accedere al beneficio.

Gli esclusi

Rientra l’allarme sugli enti esclusi. Nell’edizione 2023 gli enti esclusi sono 6.525 contro gli 8.291 del 5 per mille 2022. Le firme espresse per gli enti esclusi sono 85.812, per un importo pari a 2.807.753,41 euro. Tanti soldi, certo, ma non quanto i 14,5 milioni che l’anno scorso ci siamo giocati. Nessuno dei “grandi nomi” che figuravano l’anno scorso nell’elenco degli esclusi quest’anno c’è. Gli importi calano: i più grandi fra gli esclusi quest’anno perdono 69mila e 50mila euro, non certo gli importi a sei cifre che avevamo visto l’anno precedente. Evidentemente il 2022 era stata una situazione eccezionale, in cui le tempistiche del 5 per mille avevano colto diversi enti nel pieno della riflessione – non sempre scontata – rispetto all’entrare o non entrare nel Runts: alcuni così erano rimasti in mezzo al guado. L’arco dell’annualità successiva ha permesso di completare l’iter a molti e molti, evidentemente, hanno scelto di iscriversi al Runts in tempo utile per poter ricevere il 5 per mille 2023. La situazione quindi è rientrata ma non ancora “normalizzata”: gli esclusi erano stati 1.633 nell’edizione 2021. 

Il tetto

Considerando la somma degli elenchi degli ammessi, il 5 per mille 2023 ammonta a 522.192.246,59 euro. Aggiungendo i 2.807.753,41 euro destinati agli esclusi arriviamo alla cifra tonda tonda di 525 milioni di euro, al centesimo. Segno evidente, ancora una volta, che il tetto è stato sfondato e che è stato necessario procedere a un ricalcolo proporzionale del 5 per mille.

Con le dichiarazioni dei redditi del 2023, con meno firme gli italiani con il loro 5 per mille avevano destinato in realtà ben 529.302.658,01 euro, aveva ammesso in un’intervista Alessandro Lombardi, direttore generale della Direzione generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e memoria storia del 5 per mille (leggi qui): la differenza fra tale importo e quello effettivamente disponibile (i 525 mln del tetto) era stata quindi pari a euro 4.302.658,01.

Quest’anno, con 730mila italiani in più che hanno scelto di mettere la firma per il 5 per mille e con un imponibile medio che cresce, lo sfondamento del tetto sarà sicuramente maggiore. Un dato così rilevante implica la necessità di una riflessione

Mario Consorti, presidente NpSolutions

«Quest’anno, con 730mila italiani in più che hanno scelto di mettere la firma per il 5 per mille e con un imponibile medio cresciuto da 21.777 euro a 22.806 euro secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, lo sfondamento del tetto sarà sicuramente ancora maggiore. Un dato così rilevante implica la necessità di una riflessione», commenta Mario Consorti, presidente di NP Solutions.

Il commento

«La prima riflessione da fare è che il 5 per mille si dimostra uno degli strumenti di sostegno che i cittadini sposano e continuano a fare crescere», sottolinea Andrea Romboli, presidente di Assif. «Da parte degli enti dietro c’è un lavoro enorme e molte realtà finalmente sono riuscite a collocare la propria campagna per il 5 per mille nella dimensione del “fare comunità”. Le preferenze del 5 per mille infatti sono un “termometro” della fiducia dei cittadini verso l’ente, della capacità di quell’ente di fare comunità e di ingaggiare e coinvolgere la propria comunità, che sia quella territoriale dei beneficiari diretti o quella più ampia degli stakeholder. Il 5 per mille è un indice della capacità di lavorare sulla costruzione di relazioni, anche con i non sostenitori». 

Lo Stato ci dica come usa il 5 per mille non distribuito. I cittadini hanno dato un’indicazione precisa, il tetto può anche avere un senso, ma dire esattamente per quali finalità sono state utilizzate quelle risorse è un modo per dare valore a quello che altrimenti rischia di essere considerato solo come un maltolto

Andrea Romboli, presidente di Assif

Dove va a finire il 5 per mille non erogato?

Quanto al tetto, afferma Romboli, «è chiaro che davanti a questi dati non possiamo che rilanciare, facendo pressione sul legislatore affinché consideri l’ipotesi di alzare il tetto. Prima ancora, però, un po’ provocatoriamente, mi viene da chiedere questo: “Dove va a finire il 5 per mille non distribuito?”. Lo Stato questo dovrebbe dirlo: i cittadini hanno dato un’indicazione precisa, le ragioni della ragioneria dello Stato impongono un tetto e può anche avere un senso, ma lo Stato dovrebbe dirci esattamente per quali finalità sono state utilizzate quelle risorse che i cittadini avevano destinato al 5 per mille. Sarebbe anche un modo per dare valore a quello che altrimenti, lasciato nel non detto, rischia di essere considerato solo come “un maltolto”».

Grazie a Giovanni Reynaud di NP Solutions per il supporto nell’analisi dei dati. Se vuoi sapere di più sul 5 per mille, vai su 5×1000.vita.it o ascolta il podcast “5 per mille, il cambiamento nelle tue mani”: sei ancora in tempo a mettere la tua firma per destinare il 5 per mille 2024. A te non costa nulla, ma il tuo gesto vale tantissimo.

Foto di Nik su Unsplash


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