Politica

5 per mille, il governo promette l’aumento del tetto

Intervista al viceministro Maria Teresa Bellucci su tutte le novità per il Terzo settore che saranno in vigore dal 3 agosto: «Diventare un Ets non sarà più un percorso "lacrime e sangue"». Sul pacchetto fiscale? «Sono ottimista, da pochi giorni abbiamo inviato un position paper a Bruxelles». E sul 5 per mille? «Lavoreremo per un aumento dell'autorizzazione di spesa»

di Sara De Carli

Maria Teresa Bellucci

Era il 3 agosto 2017 quando il nuovo Codice del Terzo settore venne pubblicato in Gazzetta Ufficiale, con il Dlgs 117/2017. Il 3 agosto 2024 invece entrerà in vigore la legge 4 luglio 2024, n. 104 “Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore”, che va a modificare diversi punti di quel Codice, nell’ottica della semplificazione.

Maria Teresa Bellucci, viceministro del lavoro e delle politiche sociali, illustra le novità che aspettano il Terzo settore fra pochi giorni, senza sottrarsi ai temi più caldi: il clamoroso sforamento di quasi 28 milioni del tetto del 5 per mille e la preoccupazione crescente per l’Iva. 

Due le notizie date dal viceministro. Uno, sul 5 per mille il governo vuole «valorizzare le scelte dei contribuenti e quindi lavorare su un aumento dell’autorizzazione alla spesa», auspicabilmente «già con la manovra di bilancio». Due, il governo ha inviato a Bruxelles da pochi giorni un position paper sul tema degli aiuti di Stato «che fa definitivamente chiarezza» e c’è da essere ottimisti perché «se abbiamo potuto presentare il position paper è proprio perché tutto quel che dovevamo chiarire lo abbiamo chiarito».  Mentre con i cambiamenti introdotti nel Codice del Terzo settore, l’iscrizione al Runts sarà «una opportunità e non un percorso “lacrime e sangue” come finora è stato».

Tante le novità contenute nella nuova legge. Ci sono i cambiamenti introdotti per gli enti di piccole e medie dimensioni, che sono la maggioranza del Terzo settore, sulle modalità per tenere il bilancio e su quando è obbligatorio nominare l’organismo di controllo e i revisori dei conti. Ci sono i chiarimenti sui proventi derivanti da rapporti di sponsorizzazione per le asd che sono anche enti del Terzo settore e sul fatto che per le imprese sociali l’iscrizione al Runts nella sezione apposita permetta di per sé l’acquisizione della personalità giuridica. C’è un nuovo rapporto fra dipendenti e soci per le aps. Ci sono elementi che semplificano la quotidianità come la possibilità di tenere le assemblee online o di individuare un delegato che possa operare sul Runts e caricare bilanci e rendiconti  (qui l’utile sintesi redatta dal Forum del Terzo settore).

Viceministro, al di là dei tanti singoli interventi, partiamo da uno sguardo d’insieme: qual è il senso di questo lavoro di “aggiustamento” del Codice del Terzo settore che avete fatto?

Questo primo intervento di riforma sul Codice del Terzo settore ha l’unico obiettivo di facilitare la vita degli enti, sostenendone l’azione sociale nel solco della Costituzione e introducendo elementi a servizio del bene comune. Il concetto di fondo è che l’iscrizione al Runts deve essere una opportunità per sostenere gli enti di Terzo settore e non un percorso “lacrime e sangue” come finora troppo spesso è stato per via dell’impianto costruito dai governi passati. 

L’iscrizione al Runts deve essere una opportunità per sostenere gli enti di Terzo settore e non un percorso “lacrime e sangue” come finora troppo spesso è stato

Quali le caratteristiche salienti?

Un elemento cruciale è stato il confronto con il Terzo settore: questa riforma all’insegna della trasparenza e semplificazione è stata costruita insieme al Consiglio nazionale del Terzo settore, al cui interno abbiamo aperto dei tavoli dedicati. Abbiamo coinvolto le categorie professionali di rappresentanza di notai e commercialisti. Ogni intervento doveva essere volto a facilitare la vita. Quello di oggi è un risultato costruito insieme, fatto a tempo di record, senza neanche un voto contrario in Parlamento. È stata una priorità per il governo, ma anche per il parlamento, dove anche l’opposizione ha partecipato a migliorare questa riforma. È una riforma che funziona, lo dicono tutti. 

Fra le tante novità, c’è qualcosa che ritiene sia da sottolineare?

Certamente la semplificazione nella tenuta dei bilanci per le realtà piccole e medie, con entrare sotto i 60mila o sotto i 300mila euro. L’innalzamento del rapporto fra lavoratori e soci. Ma mi piace ricordare la possibilità di iscrizione al Runts per associazioni come gli alpini o i carabinieri, che tanto fanno in situazioni di emergenza e non solo. Un altro aspetto è l’estinzione della Fondazione Italia sociale, una fondazione di diritto privato finanziata con denari pubblici: un ente che ha dimostrato nei fatti, all’atto pratico, la sua inutilità. 

Diciamocelo subito: parlare di semplificazione nel Terzo settore spesso – da fuori – viene letto ancora come un “di meno” di garanzie.

È letto così da chi vuole leggerlo così. La verità è che la trasparenza non è nemica della semplificazione e viceversa. Però bisogna fare le cose per bene e per fare le cose per bene bisogna coinvolgere persone competenti. Altrimenti si rischia di sacrificare l’una o l’altra cosa. Noi abbiamo fatto questa riforma con le persone più competenti e così abbiamo fatto in modo che potessero coesistere. Anzi, hanno il diritto di coesistere. 

La trasparenza non è nemica della semplificazione e viceversa. Però bisogna fare le cose per bene, altrimenti si rischia di sacrificare l’una o l’altra

Tutte le semplificazioni sono valide con l’entrata in vigore della legge o servono ulteriori decreti e atti?

Sarà tutto immediatamente operativo. Come ministero stiamo preparando una circolare applicativa per illustrare i cambiamenti e sostenere il loro recepimento da parte degli enti. Ci saranno anche dei fac simile per la contabilità.

Restano però ancora alcuni punti aperti, per esempio in materia di lasciti solidali. Qualcosa è stato fatto, ma gli enti chiedono altri interventi, a cominciare dall’eliminazione della presunzione che ogni edificio lasciato al non profit sia un bene di interesse culturale.


Ci teniamo molto perché sappiamo quanto i lasciti testamentari siano importanti per la crescita del Terzo settore. Abbiamo già detto che è nostra intenzione continuare nel percorso, per introdurre modifiche che facciano fronte alle difficoltà applicative che gli enti riscontrano. C’è bisogno di lavorare a stretto contatto con il ministero della Giustizia e con quello della Cultura: è un tema che va affrontato congiuntamente con loro e prima di tutto serve condividere lo stesso livello di consapevolezza della materia.

Finora abbiamo parlato di Terzo settore, ma nella legge c’è tutta una parte dedicata alle politiche sociali. In particolare c’è l’istituzione di un nuovo tavolo nazionale di lavoro per il monitoraggio degli interventi sui minori fuori famiglia e sui neomaggiorenni in prosieguo amministrativo, che prevede anche il rafforzamento del sistema di raccolta dati su di loro e una relazione al parlamento.

È un intervento molto importante, finalmente siamo arrivati a prevedere una relazione annuale al parlamento che le organizzazioni che lavorano con i minori chiedono da almeno dieci anni. La relazione e il rafforzamento della raccolta dati sono due cose necessarie, perché parliamo di bambini che non vedono riconosciuto il diritto ad avere una mamma e un papà e contra legem restano nel limbo fino al compimento della maggiore età. Il tavolo di lavoro – che vedrà anche gli enti del Terzo settore e le categorie professionali –  lavorerà per far sì che ogni minore possa vedere applicata la legge e non possa stare per oltre due anni senza una mamma e un papà. Un’altra novità da ricordare è l’estensione della deroga ai vincoli per le assunzioni di assistenti sociali. E anche l’istituzione della Giornata Nazionale dell’ascolto dei minori, il 9 aprile.

Finalmente siamo arrivati a prevedere una relazione annuale al parlamento sui minori fuori famiglia, che le organizzazioni chiedono da anni

L’ennesima giornata: serve davvero?

Lo hanno obiettato in molti. Però scusi, ci sono giornate per tutto: perché le altre sono utili e questa soltanto dovrebbe essere inutile? Se sono inutili, togliamole tutte. Io penso invece che quello dell’ascolto dei minori sia un tema cruciale: sulla carta, a  tutti i livelli, si fa un gran parlare di diritto all’ascolto, ma nei fatti i bambini troppo spesso non vengono ascoltati. C’è una discriminazione in base all’età. Il problema è che i bambini non scenderanno mai in piazza a manifestare, non vedremo mai cortei di bambini che denunciano che dopo due anni non hanno ancora una famiglia. Dobbiamo ascoltarli perché se non li ascoltiamo non possiamo prendere in mano i loro desideri e le loro paure e far sì che abbiano risposta. 

Nel bando “DesTEENazione-Desideri in azione”, che il ministero ha lanciato a marzo per la realizzazione di 60 comunità aggregative per adolescenti fra gli 11 e i 18 anni, è stato molto apprezzato il fatto che abbiate coinvolto in modo significativo i ragazzi, proprio in una logica di ascolto. Ci sono novità? 

I bandi funzionano se c’è risposta e qui abbiamo ricevuto 180 candidature, tra cui ora sceglieremo le 60 da realizzare. C’è stato un grande interesse, che dice due cose: da una parte un grande bisogno, dall’altra anche la capacità di cogliere l’occasione. Il ministero ha stanziato 250 milioni di euro per realizzare questi primi 60 spazi nelle aree educative speciali che abbiamo individuato, ma l’obiettivo è anche quello di favorire la messa a disposizione di risorse private: in quest’ottica da pochissimi giorni è stato pubblicato il bando “Organizziamo la speranza”, che ha i medesimi obiettivi, finanziato con 50 milioni di euro del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile alimentato da Acri, di cui Con i Bambini è soggetto attuatore. Quei 50 milioni in futuro potrebbero anche crescere.  

Veniamo al 5 per mille. Nel 2023 gli italiani che hanno destinato il loro 5 per mille sono stati oltre 17 milioni, con 731mila firme in più rispetto all’anno precedente. Il ministro Ciriani ha già riferito che nel 2023 il tetto è stato superato di 27 milioni, per l’esattezza quasi 28 milioni ha detto Alessandro Lombardi. Il Governo intende togliere il tetto del 5 per mille, garantendo così che il patto con i cittadini – che parla appunto di un 5 per mille – sia veramente tale? 

Certamente è volontà di questo governo valorizzare le scelte dei contribuenti e quindi lavorare su un aumento dell’autorizzazione alla spesa. Stiamo lavorando con il ministero dell’Economia e delle Finanze e con l’Agenzia delle Entrate e per verificare un intervento normativo che possa consentirlo e auspichiamo che sia possibile con la manovra di bilancio.

È volontà del governo valorizzare le scelte dei contribuenti e lavorare su un aumento dell’autorizzazione alla spesa. Stiamo lavorando per verificare un intervento normativo che possa consentirlo

Altro tema caldo è l’Iva. Sul Terzo settore incombe la prospettiva che a partire dal prossimo gennaio, in assenza di interventi normativi, decine di migliaia di organizzazioni dovranno sostenere un pesante aggravio burocratico e amministrativo per l’apertura della partita Iva, pur rimanendo esenti dall’imposta. Da questa complicazione certa per le associazioni, peraltro, non verrebbero nemmeno benefici per le casse pubbliche. Se ne parla da tanto, ma ormai il 2025 si avvicina. A che punto siamo? Il Forum del Terzo settore ha presentato una proposta per mitigare gli effetti: il governo la sta considerando?

Anche su questo punto certamente il governo è aperto al confronto. Riteniamo valida la proposta presentata dal Forum del Terzo settore, di cui ho parlato anche con il viceministro Leo. Però mi permetta di dire che questo tema entra all’interno di quel quadro di certezza regolatoria che stiamo cercando di costruire, in particolare è collegato all’autorizzazione europea sulla fiscalità del Terzo settore a cui ho lavorato alacremente fin dall’inizio del mio mandato. Proprio in questi giorni, grazie ad una intensa collaborazione con la rappresentanza italiana a Bruxelles e con la DG Competition della Commissione europea, abbiamo finalizzato l’inoltro di un position paper sul tema degli aiuti di Stato che fa definitivamente chiarezza. 

Sul pacchetto fiscale l’attesa risposta da Bruxelles non è mai arrivata perché il lavoro che noi abbiamo fatto non era mai stato fatto prima. Abbiamo avuto da poco l’ok all’invio di un position paper, frutto di un percorso che ha visto il governo italiano rispondere a tutti i quesiti che la Commissione ci ha posto

Siamo ancora all’invio? Sbaglio o per questa estate era attesa la risposta da Bruxelles? 

Mi faccia chiarire questa cosa una volta per tutte: questa risposta finora non è arrivata perché il lavoro che noi abbiamo fatto non era mai stato fatto, dal 2017 ad oggi. Non era stato avviato nessun lavoro. Io ora sono molto ottimista perché l’invio del position paper non è l’atto iniziale bensì l’atto finale di una interlocuzione con Bruxelles, che ha visto il governo italiano rispondere a tutti i quesiti che la Commissione ci ha posto: abbiamo potuto presentare il position paper perché tutto quel che dovevamo chiarire lo abbiamo chiarito, l’invio del position paper è un atto costruito insieme, abbiamo avuto l’ok all’invio. La DG Competition ha dimostrato un grandissimo interesse verso la peculiarità della realtà italiana, anche nel solco dell’economia sociale che vede una crescente importanza a livello europeo. Oggi ho tutti i motivi per confidare in una risposta tempestiva.  

foto Mauro Scrobogna / LaPresse

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