Legge di bilancio 2025

5 per mille, Fratelli d’Italia ritira il suo emendamento

Ritirato l’emendamento a prima firma Vietri, che alzava il tetto del 5 per mille da 525 milioni a 575 milioni. Sul 112, entra in gioco un nuovo subemendamento a firma Bonetti

di Sara De Carli

Sono le 20.50 di sabato 14 dicembre quando la Commissione Bilancio della Camera riprende i lavori sulla Legge di Bilancio 2025. Il vicepresidente, Giovanni Luca Cannata, comunica le proposte emendative ritirate: la prima è la Vietri 8.078, ossia l’emendamento di Fratelli d’Italia che alzava il tetto del 5 per mille da 525 milioni a 575 milioni, dal 2025. È l’emendamento di cui Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo Meloni, a VITA aveva detto: «Posso certamente dire che seguiremo tale iniziativa con molto interesse. L’innalzamento del tetto previsto risponde alla necessità di dare maggiormente seguito alle scelte dei contribuenti e sostenere l’azione degli enti del Terzo Settore che partecipano attivamente alla costruzione del bene comune».

Restano sul piatto altri emendamenti per l’innalzamento del tetto, da affrontare nella discussione della Commissione: Stumpo 8.0106, gli identici articoli aggiuntivi Gadda 8.0109 e Bonetti 8.0108, gli identici articoli aggiuntivi Bicchielli 8.082, Gebhard 8.079, Barabotti 8.080 e Panizzut 8.081.

Se i 50 milioni aggiuntivi che erano stati proposti da Fratelli d’Italia garantivano una prospettiva di medio termine alla capienza del 5 per mille, servirebbe a questo punto quantomeno evitare che cresca ulteriormente la forbice tra l’importo che gli italiani destinano con il loro 5 per mille e ciò che lo Stato effettivamente eroga: ricordiamo infatti che già nell’ultima edizione del 5 per mille gli italiani hanno destinato quasi 28 milioni in più rispetto al tetto previsto dei 525 milioni.

Articolo 112

Resta un capitolo ancora non affrontato quello relativo all’articolo 112, con ben dodici emendamenti che chiedono di sopprimerlo tout court: 112.1 De Bertoldi; 112.2 Marattin; 112.3 e 112.4 Steger; 112.5 Vaccari, Forattini, Marino, Romeo, Andrea Rossi; 112.6 Zanella, Grimaldi; 112.8. Ubaldo Pagano, Guerra, Lai, Mancini, Roggiani, Merola, Quartapelle Procopio, Gribaudo; 112.10 Bonetti; 112.11 Donno, Dell’Olio, Conte, Caramiello, Torto, Carmina; 112.12 Semenzato, Lupi, Bicchielli, Brambilla, Carfagna, Cavo, Alessandro Colucci, Pisano, Tirelli; 112.13 Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni; 112.14 Boschi, Del Barba, Faraone, Gadda. La soppressione ovvierebbe sia all’obbligo di prevedere un rappresentante del ministero dell’Economia e delle Finanze nel collegio sindacale o nell’organo di revisione di tutti gli enti che percepiscono contributi pubblici “di entità significativa” (stabilita in almeno 100mila euro annui), sia al limite di spesa per l’acquisto di beni e servizi, previsto dal comma 4, che rischia di diventare un incomprensibile freno all’economia sociale.

Gli emendamenti dal 112.15 al 112.28 intervengono in vario modo sull’articolo 112: c’è chi vorrebbe portare la quota di contributo ricevuto dallo Stato da 100mila euro a 1 milione di euro e chi si è preoccupato di fare un emendamento che va ad escludere dalla misura le sole fondazioni lirico-sinfoniche.

La novità è il subemendamento presentato agli emendamenti del governo, il 0.21.2.18 a firma di Elena Bonetti (Azione): prevede che «dagli enti di cui al presente comma sono esclusi gli enti del Terzo settore di cui all’articolo 4 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117».

Le novità negli emendamenti dei relatori

L’emendamento 2.62 dei relatori istituisce un fondo da 30 milioni di euro per il 2025, il “Fondo Dote Famiglia”, che darà un contributo ancora da definire per le attività sportive e ricreative effettuate in periodi extra scolastici dei figli tra i 6 e i 14 anni, per le famiglie con Isee inferiore ai 15mila euro, se erogate da parte di associazione e società sportive dilettantistiche iscritte al Rasd e da enti di Terzo settore iscritti al Runts.

Si crea un fondo straordinario di 45 milioni per il rafforzamento dei servizi sociali: rafforzare il coordinamento strategico e operativo, promuovere la digitalizzazione e la semplificazione dei processi, potenziare i servizi, ottimizzare il raccordo tra le strutture coinvolte e sviluppare servizi finalizzati all’erogazione e all’incremento dell’efficienza delle prestazioni istituzionali erogate dalle Regioni a statuto ordinario in materia di politiche sociali e formazione professionale.

Sale da 800 a mille euro la detrazione per spese di istruzione nelle scuole paritarie.

In foto, Giorgia Meloni, segretaria di Fratelli d’Italia, partecipa al meeting ‘Atreju 2023’. Foto di Stefano Carofei/Sintesi

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