Non profit

5 per mille/ «È più che una faccenda di soldi.E’una faccenda di libertà»

Il 5 per mille è una forma di sussidiarietà fiscale. Mettervi un tetto significa aver paura del coinvolgimento dei cittadini...

di Giuseppe Frangi

C?è una questione più grave che non quella delle risorse, è quella della visione. Vilma Mazzocco, presidente di Federsolidarietà e portavoce del Forum del terzo settore, dietro la vicenda del tetto sul 5 per mille legge un grave deficit della politica.Vita: Perché è anomalo porre un tetto al 5 per mille e, quindi, è giusto toglierlo?Vilma Mazzocco: Il 5 per mille è un percorso nuovo di sussidiarietà fiscale, che genera un circuito virtuoso perché avvicina i cittadini allo Stato e viceversa. I cittadini in questo modo si riappropriano della libertà di scegliere come utilizzare le proprie imposte. In questo senso credo che parlando di tetto ci dobbiamo interrogare se è solo un problema di risorse o invece di visione.

Vita: Si spieghi…
Mazzocco: Siamo in una fase storica in cui non c?è più la perfetta coincidenza tra lo Stato nazione e lo Stato fiscale, poiché le politiche fiscali dei Paesi sono decise anche in funzione di indicazioni europee, o della Banca mondiale: non c?è più il concetto di una tassazione legata alla rappresentanza. Non dico che il legame si sia rotto, però si è un po? sfilacciato. Il 5 per mille invece genera un riavvicinamento di senso all?interno del patto fiscale, è un moltiplicatore di coesione sociale che rinsalda il patto fiscale e di solidarietà fra Stato e cittadino. Cosa di cui il Paese oggi ha un enorme bisogno. Quindi il problema non è tanto il tetto, ma capire se questa visione è condivisa, se si riconosce ai cittadini questa libertà, questa forma di democrazia che passa anche attraverso la sussidiarietà fiscale e il riconoscimento delle organizzazioni di terzo settore come organizzazione private ma a valenza pubblica. Il 5 per mille non fa diventare private risorse pubbliche: le risorse restano pubbliche, transitando attraverso le organizzazioni di terzo settore.

Vita: Il fatto che abbiano posto il tetto significa che la visione non c?è?
Mazzocco: Secondo me è così, non c?è la condivisione di questa visione. E di conseguenza c?è anche un problema di risorse. Quella del 5 per mille è una logica moltiplicativa, non mira semplicemente all?utilizzo diversificato di risorse; guarda al welfare non come capitolo di spesa ma come leva dello sviluppo, uno strumento per generare capitale sociale sul territorio. Un obiettivo vecchio, ma in forma nuova: quella del coinvolgimento delle libertà dei cittadini. È come se in una prima fase noi avessimo dato risposte, spingendo sul tasto della ?libertà da?; ora invece è cominciata una fase nuova, che richiede di puntare sulla ?libertà di?. È uno spostamento di pensiero strategico. Mettendo un tetto, il governo dice che c?è un problema di risorse, ma soprattutto esprime timore rispetto al cambio di pesi e poteri all?interno della società italiana.

Vita: Quindi se fosse un problema di risorse il tetto potremmo anche spiegarcelo; essendo un problema di ratio, invece, è inaccettabile?
Mazzocco: Il tetto va abolito, perché qualsiasi tetto è contrario al principio. Distorce il meccanismo, perché riporta tutto a una decisione sui capitoli di spesa, non apre il dibattito sulla nuova visione.

Vita: Tra le obiezioni al 5 per mille c?è che il non profit con le 32mila iscrizioni al registro delle Entrate si presenta frammentato e lascia spazio anche a soggetti che non hanno molto a che vedere con il sociale?
Mazzocco: Rivediamo insieme il meccanismo, ripensiamo insieme gli strumenti. Ci sono alcune associazioni importanti che quest?anno hanno scelto di non iscrivere le associazioni locali, ma solo quella nazionale: sarà poi la casa madre a trovare il modo per garantire ricadute territoriali. Va bene questo? Non lo so, anche qui c?è il rischio di riallontanare il cittadino di un luogo dall?associazione locale, però è un?idea. Il fatto che ci sia bisogno di ripensare gli strumenti non significa che c?è bisogno di ripensare la visione.

Vita: Tra le novità che possono creare movimento c?è il varo definitivo della legge sull?impresa sociale. Che posto avranno in questa visione?
Mazzocco: Io credo che le imprese sociali possano portare molte novità. Io mi chiedo: perché il calcio non è gestito da imprese sociali? E l?acqua? E le infrastrutture stradali e ferroviarie? Nel discorso di visione che dicevo prima c?è tutto questo. Ma è un discorso che deve arrivare alla politica. Invece sembra che il terzo settore alla politica faccia solo richieste economiche, perché le nostre riflessioni e visioni vengono sempre ridotte solo in questi termini: non trasmettiamo una visione. Anche noi dobbiamo fare i nostri sforzi nella rappresentanza, però? Per esempio io non scriverei l?appello solo a Padoa Schioppa, perché questo vuol dire ancora declinare in termini economici un tema che invece è in primo luogo politico. Prima si scrive a Prodi, se ne fa un tema politico, poi è Prodi che deve vedersela con Padoa Schioppa. Scriviamo a Prodi e provochiamo un dibattito politico-partitico, con i segretari dei partiti. Per esempio: il Partito democratico del 5 per mille che cosa dice? Io sono in attesa di risposte.

Vilma Mazzocco dal 2000 è  presidente di Confcooperative Basilicata, nell?aprile 2003 ha assunto la presidenza di Federsolidarietà, della quale è stata vicepresidente dal 1992. Dal 2006 è portavoce del Forum del terzo settore con Maria Guidotti. è nata in Sardegna, ma è lucana di adozione.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA