Non profit

5 per mille: ci mancava il Garante della privacy…

Ieri un imperdibile intervento di Pizzetti sulla pubblicazione degli elenchi online. Imperdibile ma anche pericoloso...

di Gabriella Meroni

Non bastavano al 5 per mille le circolari delle Entrate, i Dpcm, tre leggi Finanziarie, le sentenze di Corte Costituzionale, Tar e tribunali ordinari. No: mancava il parere del Garante della privacy.

Per chi ne sentisse davvero la mancanza, eccolo arrivato ieri, su richiesta dal governo che ha messo a punto (ma non ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale) il Dpcm che regola l’iscrizione degli enti che aspirano al beneficio per il 2008. Piccolo particolare: le iscrizioni sono già chiuse. Ma che volete farci, siamo in Italia.

Ebbene, il garante Francesco Pizzetti si è pronunciato sulla possibilità di pubblicare gli elenchi dei soggetti ammessi, anche in via provvisoria, sul sito web dell’Agenzia delle entrate. Anche qui, particolare non trascurabile: gli elenchi si pubblicano regolarmente da tre anni a questa parte. Ma andiamo avanti. Il garante afferma che la pubblicazione è sì possibile, ma a patto che «ciò sia previsto da una norma di legge o di regolamento». Ad avviso del Garante, la messa a disposizione su Internet degli elenchi realizzerebbe una diffusione di dati personali: «è, quindi, necessario che tale forma di pubblicazione sia specificamente prevista da una norma di legge o di regolamento che l’amministrazione dovrà individuare, come stabilito dal Codice privacy».

Ora, se capiamo bene, a meno che l’amministrazione non emani «una norma di legge o di regolamento» gli elenchi secondo il garante non potrebbero più essere pubblicati, quindi l’Agenzia delle Entate potrebbe lavorare nella più assoluta riservatezza. Ovvero potrebbe ammettere gli enti o escluderli senza dover comunicare nessun elenco degli ammessi o degli esclusi. Niente pubblicità, siamo uffici pubblici (una bella contraddizione anche in termini).

Si badi bene: il 5 per mille è una forma di democrazia fiscale molto importante per il nostro paese, e il 60% dei contribuenti l’ha capito. Che democrazia sarebbe se tutto ciò che lo riguarda fosse coperto da una sorta di “segreto”? Ancora: il fisco chiede alle onlus e agli altri enti beneficiari di rendicontare con precisione e – questa volta sì – trasparenza l’utilizzo delle somme ricavate dal 5 per mille, pena l’esclusione dal contributo. E proprio il fisco che chiede tanta trasparenza sarebbe ora esonerato dalla trasparenza minima dovuta agli enti e agli italiani, quella di comunicare quali e quanti enti hanno diritto al contributo? Ultima considerazione: il Dpcm del 2007 prevedeva esplicitamente (se n’è accorto Pizzetti? Boh) che l’Agenzia delle Entrate pubblicasse sul sito l’elenco definitivo degli ammessi e degli esclusi dal contributo nello stesso anno entro il 31 marzo 2008. L’elenco non è mai stato pubblicato, forse per occultare il fatto che nel 2007 le esclusioni per motivi formali degli enti del volontariato ha toccato una percentuale record, che secondo stime attendibili sarebbe vicina a un terzo del totale (l’anno precedente era un quinto).

Non vorremmo ora che, grazie al tempestivo intervento del garante della privacy, quegli elenchi non vedessero mai la luce. Speriamo di essere presto smentiti.

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