Non profit
5 per mille, all’Airc mancano 13 milioni
Inizia oggi un viaggio quotidiano fra le associazioni vittime dello scippo del 5 per mille, edizioni 2011 e 2010. Ecco cosa non potrà più fare il più importante ente di ricerca italiano sulle malattie tumorali a causa della sparizione dei fondi assegnati.

"La prima reazione alla dichiarazione del viceministro è stata di soddisfazione per un atteggiamento trasparente da parte di un rappresentante del governo: Fassina ci ha dato una brutta notizia ma ha detto le cose come stanno, senza mentire o, peggio, omettere”.
Inizia con una mano tesa il proprio affondo sulla vicenda del 5 per mille decurtato il direttore di Airc Niccolò Contucci, pronto a riconoscere allo Stato almeno la sincerità di ammettere il “misfatto”. Poi però sui numeri è netto, anche perché nel caso della sua associazione non si parla certo di spiccioli: “I cittadini hanno firmato le proprie dichiarazioni dei redditi attribuendo ad Airc 68 milioni di euro nel 2011”, continua, “ma a causa del tetto posto dalla legge finanziaria, l’Agenzia delle Entrate ha stornato 13 milioni di euro, con i quali nel 2014 avremmo finanziato l’ultima annualità del Programma di oncologia clinica molecolare 5 per mille”.
Airc perciò non si arrende, e come tante altre organizzazioni non profit italiane, “desidera che la volontà dei contribuenti di destinare il proprio 5 per mille alla causa che hanno scelto sia onorata fino all’ultimo centesimo”, come sottolinea ancora Contucci, che auspica anche “che il 5 per mille diventi stabile e che venga eliminato il tetto a 400 milioni”.
ADERISCI ALLA PETIZIONE DI VITA CONTRO LO SCIPPO DEL 5 PER MILLE
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.