Formazione

#49libri49giorni, la lista dei libri proibiti diventa una maratona di lettura

Immediata e spontanea la reazione alla scelta del sindaco di Venezia di fare un elenco di libri per bambini da ritirare dalle scuole. Giovanna Malgaroli (Nati per Leggere): «Pensare che i libri servano per ammaestrare i bambini è una visione ottocentesca»

di Sara De Carli

La lista dei libri proibiti del sindaco di Venezia è diventata in pochissimi giorni una lista di consigli di lettura. E dopo le iniziative spontanee nate nei giorni immediatamente successivi alla decisione del neosindaco di Venezia di ritirare dalle scuole dell’infanzia ed elementari della città i 49 titoli acquistati dalla Giunta precedente all’interno del progetto “Leggere senza gli stereotipi”, ora la protesta si è organizzata: è stato lanciato ieri #49libri49giorni, cioè la lettura in tutta Italia dei 49 libri messi all’indice in 49 giorni, uno al giorno, per mantenere e tutelare l'insieme di questi libri, senza censure o selezioni. Letture estive in spiaggia o nelle piazze la sera, o in famiglia. L’idea è nata dai commenti della pagina Facebook “Liberiamo i libri per bambini”, creata il 1 luglio, che ha superato i 5mila like in soli tre giorni.

La lettura “sovversiva” è in realtà già iniziata. Diversi i flashmob in varie città d’Italia. Scaffali di libri proibiti. Letture animate organizzate al volo, scegliendo proprio uno dei famosi 49 titoli messi all’indice. Mercoledì 15 luglio il Baby Bazar di Mestre invita i bambini per la lettura di “A caccia dell’orso”, vincitore del Premio Andersen nel 2013. Martedì 21 luglio alla libreria Svoltastorie di Bari ci sarà una “edizione straordianria di Gigilegge, con i “Consigli di lettura dal Comune di Venezia”, insieme a Rosy Paparella, Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Puglia. La biblioteca di Olgiate Comasco (CO) già il 1 luglio aveva organizzato una “lettura all’improvviso”, con i bambini a naso in su ad ascoltare Piccolo blu e piccolo giallo. La biblioteca di Cesate (MI) ha creato lo scaffale dei libri all’indice (in foto), con tanto di cartello “Siate ribelli, leggeteli!”; scaffale analogo alla biblioteca Tilane di Paderno Dugnano.

«L’attivazione delle persone e dei territori è stata immediata, per difendere la lettura contro la censura», spiega Giovanna Malgaroli, della segreteria nazionale di Nati per Leggere. Da oltre 15 anni Nati per Leggere lavora per promuovere la lettura in età precoce, come momento di piacere ma anche di protezione dallo svantaggio socio culturale e dalla povertà educativa. La polemica fine a se stessa a loro non interessa, come ben si capisce dal sobrio comunicato che hanno fatto, eppure dicono che «la scelta del sindaco di Venezia ci vede sconcertati, addolorati, arrabbiati». Sulla pagina Facebook di Nati per Leggere, il post con cui danno notizia dell’elenco dei libri proibiti ha raggiunto 57.216 persone.

Il fatto è che la mossa del sindaco Brugnaro è una mossa puramente politica, che nessun riscontro (o quasi) ha nella realtà. «L’idea che i libri per bambini contengano un'opinione e servano per ammaestrare i bambini è un’idea ottocentesca, superata», spiega Malgaroli. «Nel Novecento si è capito chiaramente che i libri che piacciono, che durano, che lasciano il segno sono quelli che stravolgono la realtà e lasciano spazio all’immaginazione. Astrid Lindgren, Roald Dahl, ma anche i libri per i piccolissimi non hanno la pretesa di spiegare qualcosa, un intento didascalico o didattico, perché i bambini sono i primi che si sottraggono». “Piccolo blu e piccolo giallo” in questo senso è esemplare, e non per nulla è divenuto l’emblema dell’ingiustizia dell’elenco di Brugnaro: «In quella storia c’è anche dell’ambiguità, ma leggerci solo quello è un impoverimento totale del testo». Come dire che casi come questo (perché quello di Venezia non è il solo, preceduto ad esempio da casi analoghi in Sardegna e a Trieste) nascono dal fatto che «i libri per bambini non si conoscono e si agisce in base a posizioni ideologiche».

Malgaroli ammette che in quell’elenco di 49 opere ci sono «4 o 5 titoli palesemente orientati», che mettono a tema gli stereotipi di genere e famiglia: anche quella tuttavia «è una situazione che può capitare fra i bambini di una classe, i bambini fanno i confronti e fanno domande, che male c’è se un’insegnante ha a disposizione uno strumento come un libro per spiegare? Se non serve, nessuno è obbligato a leggerlo. La lettura però è per sua natura plurale».

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