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4 giugno. Polemiche sul corteo tra pacifisti e forze politiche

Il movimento pacifista conferma la mobilitazione, il centrosinistra vuole solo "pacifiche bandiere dai balconi", il centrodestra teme "una nuova Genova"

di Ettore Colombo

Le scritte «No Bush» e le bandiere arcobaleno della pace su tutti i ponti: così il movimento pacifista il 4 giugno accoglierà la visita del presidente americano a Roma. E con una manifestazione che da Piazza della Repubblica (appuntamento alle 16) arriverà a Porta San Paolo, simbolo della Resistenza romana. Ma il primo problema è il percorso del corteo, che, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe passare anche per piazza Venezia ma su cui la Questura potrebbe non dare il permesso, perché lo smontaggio delle apparecchiature montate sui Fori Imperiali, in occasione della parata del 2 giugno, potrebbe non essere terminata. Questa eventualità ha suscitato allarme nel movimento pacifista, che, vietato il centro, nel quale il Presidente Usa sicuramente passerà, rischierebbe di non riuscire a raggiungere uno dei suoi obiettivi: interferire – in modo massiccio e visibile – con la visita di Bush in Italia.

Per il momento, comunque, il divieto al passaggio a Piazza Venezia non c’è, ma solo una richiesta che la Questura ha manifestato a Piero Bernocchi dei Cobas. In attesa del responso, il comitato ‘Fermiamo la guerra? ha confermato il percorso del corteo, ribadendo la richiesta del passaggio per Piazza Venezia. E invitando i media a stemperare le polemiche ha chiesto che siano individuati altri itinerari per raggiungere la piazza, ad esempio via Nazionale.

Sarà un corteo «pacifico e di massa», specifica il Comitato, e sarà «il contributo del movimento per la pace italiano alla costruzione di un alternativa radicale alla barbarie», una mobilitazione popolare «che renda visibile il dissenso popolare alla visita di Bush».

In mattinata, ci saranno iniziative diffuse in tutta la città «coerenti con lo spirito della giornata ed esprimeranno il dissenso in forme del tutto alternative alla logica della guerra». Il corteo sarà seguito, sempre a Porta San Paolo, da un meeting popolare chiamato a coniugare, nel nome dello spettacolo e della informazione, «l’opposizione alla guerra, il rifiuto del terrore, la richiesta del ritiro immediato delle truppe, la denuncia delle torture e delle violazioni dei diritti umani». Gli organizzatori stanno cercando di assicurarsi la partecipzione del vincitore di Cannes, Michael Moore.

I Disobbedienti annunciano, però, che oltre a quelle pianificate ci saranno anche delle iniziative di dissenso «estemporanee», sulle quali viene mantenute il riserbo, puntando per la loro riuscita sulla «sorpresa» e sull?«aggiramento» dell’apparato di sicurezza. In particolare, questo settore del movimento sarà in azione per bloccare tutti gli spostamenti di Bush. E se dovesse recarsi al cimitero americano ci sarà una manifestazione, da Anzio a Nettuno, per protestare contro la guerra e contro tutte le guerre. E qui, anche da parte di esponenti del centrosinistra (come Caldarola dei Ds) si temono provocazioni e si chiede al movimento di “non cadere in una trappola già pronta”.

Sit-in, azioni dimostrative, blocchi stradali: i ‘creativi? del movimento sono già all’opera anche per organizzare un appuntamento intermedio non meno atteso di quello della visita di Bush, la parata militare del 2 giugno, che vogliono interrompere incappucciati come i prigionieri iracheni di Abu Ghraib.

«Il 2 giugno – ha spiegato uno di loro, parlando incappucciati anche durante la conferenza stampa, fatto che ha scatenato un’ondata di polemiche – durante la parata militare, dove via Labicana incontra via dei Normanni interromperemo il passaggio dei militari. Lo faremo in maniera pacifica con i nostri corpi». E a chi chiede loro se è prevista la partecipazione dei black bloc rispondono che sì, ci saranno sicuramente, sotto lo striscione della Cia, e davanti e dietro la macchina del presidente Usa. La visione del cappuccio, durante la conferenza stampa di presentazione dellle iniziative, organizzata nella sede della Provincia a Palazzo Valentini, ha però subito provocare le reazioni dei rappresentanti della destra alla Provincia e la reazione dello stesso ministro dell?Interno, Giuseppe Pisanu: «E? triste e preoccupante che la minacciosa esibizione degli incappucciati abbia trovato ospitalità in una sede istituzionale», ha dichiarato Pisanu, che ha chiesto anche l?intervento della Provincia: «Mi auguro che, nella sua sua intangibile autonomia, l’amministrazione provinciale di Roma faccia quanto è necessario per individuare i responsabili e chiamarli a rispondere del loro operato. C’è, infatti, una questione di tutela della dignità politico-istituzionale che non può essere elusa in alcun modo». Nel tentativo di raggiungere una mediazione, una delegazione di parlamentari pacifisti si è incontrata con Pisanu, per fare il punto sulle manifestazioni, sul loro percorso e sul diritto a manifestare.

Dopo l?annuncio delle iniziative dei pacifisti, intanto, continuano ad arrivare reazioni e adesioni. Tra gli organizzatori c?è Rifondazione Comunista, che tra l?altro martedì ? nella persona del vicrepresidente della Provincia Nando Simeone – ha ospitato la conferenza stampa di presentazione delle iniziative. E i Verdi, ma senza cappuccio. La lista Di Pietro-Occhetto-Società Civile ha confermato la sua presenza al corteo, ma con un percorso diverso rispetto a quello dei «facinorosi», mentre si è dissociato dalle iniziative del 2 giugno, che giudica – con il portavoce Falomi – “un momento che è assurdo contestare”.

Una posizione diversa è quella della Margherita: «Esporre le bandiere della pace il 4 giugno, come ha proposto Prodi è il modo più coinvolgente e pacifico per esprimere il proprio dissenso dalle scelte di Bush, senza manifestazioni di piazza che potrebbero diventare un boomerang. Per altro ? ha sottolineato il coordinatore Dario Franceschini – dobbiamo riuscire a sottolineare il nostro dissenso dall’amministrazione Bush tenendolo ben distinto dal ricordo del contributo americano alla liberazione dell’Italia e dell’Europa dal nazifascismo». E l?Arci ha stampato migliaia di adesivi che riproducono i colori della pace con la scritta «No Bush».

Stessa posizione per i Ds, che chiedono di manifestare “esponendo ai balconi le bandiere arcobaleno” e “in modo assolutamente pacifico” (Marina Sereni, responsabile Esteri) mentre Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, annuncia che scenderà in piazza “anche da solo”. Non lo sarà, il problema è capire – oltre ai pacifisti – chi altri ci sarà, in piazza, quel giorno. Calderoli (Lega) già annuncia – o forse spera – che “il 4 giugno rischia di trasformarsi in una nuova Genova”.

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