Formazione
35mila alunni a rischio abbandono
Il sottosegretario Rossi Doria relaziona in Parlamento sugli esiti della lotta alla dispersione scolastica: «sta diminuendo, ma non abbastanza»
«Nonostante le politiche e le misure messe in atto abbiano visibilmente ottenuto effetti auspicabili, non siamo riusciti ad abbattere la dispersione scolastica in modo sufficiente»: inizia così, con una onesta dichiarazione del tanto lavoro che ancora c’è da fare, la relazione sulla lotta alla dispersione scolastica fatta ieri dal sottosegretario Marco Rossi Doria davanti alla VII Commissione della Camera.
Si tratta di una corposa relazione di 35 pagine, che il sotto segretario ha auspicato «diventi la prima di una abitudine consolidata», per l’importanza fondamentale dell’argomento. L’Anagrafe degli Studenti del MIUR, ha riferito Rossi Doria, dice che per l’a.s. 2011/12 ci sono in Italia 3.409 alunni a rischio abbandono nella secondaria di primo grado (pari allo 0,2% degli iscritti) e altri 31.397 nella secondaria di secondo grado (l’1,2% degli iscritti), per un totale di 34.806 ragazzi.
LE PREMESSE
Rossi Doria ha insistito molto sulla complessità del fenomeno del fallimento formativo, che non coincide del tutto con il solo abbandono scolastico: «serve una risposta multi-dimensionale, ben articolata, coordinata e costante nel tempo. Questo approccio non ha caratterizzato nel tempo sempre il caso italiano». Ha poi ribadito come la letteratura dimostri un legame biunivoco tra povertà in istruzione e disagio economico e socio-culturale: significa sia che il percorso di un giovane è ancora oggi influenzato dal basso titolo di studio dei suoi genitori o dalla loro condizione professionale, sia che il fallimento formativo di un giovane ha poi un legame con il suo personale futuro e il manifestarsi di forme di esclusione sociale. «Purtroppo per una interpretazione della legge sulla privacy, in Italia all’atto dell’iscrizione non possiamo raccogliere informazioni sul titolo di studio e il lavoro dei genitori, mentre ne avremmo estremo bisogno per guidare azioni di contrasto ben articolate e costruite su solide analisi dei contesti singoli», ha detto il sottosegretario. Un secondo punto dolente è l’anagrafe degli studenti integrata con le informazioni in possesso di Comuni, Regioni e Province, perché oggi accade che non sempre si sa con esattezza se un alunno uscito dalla scuola è un neet o è invece positivamente e con successo entrato nella rete della formazione professionale o di apprendistato.
GLI EARLY SCHOOL LEAVERS
L’indicatore utilizzato è quello degli early school leavers, che va a contare quanti giovani entrano nel 25esimo anno di età con la sola licenza media, senza avere concluso un corso di formazione professionale. Questi sono – a valle – quelli che hanno abbandonato la scuola precocemente. Si tratta di un fenomeno «in lenta ma progressiva diminuzione, come testimonia la sensibile riduzione dal 22,9% del 2004 al 17,6% del 2012». Il sottosegretario però ricorda che il target per l’Italia è di scendere al 16% nel 2013 e al 10% nel 2020, da cui regioni come la Sardegna (25,5%), la Sicilia (24,8%) e la Campania (21,8) risultano molto lontane. La nota positiva è che la riduzione è stata più consistente al Sud (partiva dal 27,6% e ha avuto un calo di 6,5 punti percentuali), la cattiva che nel corso degli ultimi anni (2007-2012) gli abbandoni sono aumentati in diverse regioni: Sardegna (+3,8%), Lazio (+2,2%), Trento (+1,4%), Veneto (+1,1,%), FVG (+0,7%) e Liguria (+0,6%).
APERTURA STRAORDINARIA DELLE SCUOLE
Fra le azioni messe in campo dal Governo per contrastare la dispersione scolastica, Rossi Doria nella sua relazione ha definito come un’«autentica svolta» l’articolo 16 del decreto 104/2013, che ha introdotto l’obbligatorietà della formazione in servizio per gli insegnanti e l’ha collegata a particolari tematiche, fra cui aumentare le competenze degli alunni e rispondere ai BES) e si è soffermato soprattutto sulla didattica integrativa, anche con apertura straordinaria delle scuole (decreto legge 104/2013 L’istruzione riparte, art.7, che prevede 15 milioni di euro): «sono stati approntati i decreti attuativi per avviare un programma di didattica integrativa che contempli il rafforzamento delle competenze di base degli alunni secondo metodi innovativi, con percorsi e prolungamento dell’orario per gruppi di alunni. Il decreto 104 definisce il programma di didattica integrativa strumento di prevenzione e si rivolge per questo alle scuole di ogni ordine e grado, consentendo di intervenire anche nella scuola dell’infanzia e primaria, là dove il fenomeno non emerge ancora in termini di abbandono ma si creano i presupposti per la dispersione vera e propria». La selezione delle scuole che godranno del finanziamento straordinario si concluderà – ha annunciato il sottosegretario – entro il 28 febbraio. Le attività di recupero e prevenzione inizieranno nell’ultimo quadrimestre di questo anno scolastico e proseguiranno per tutto il prossimo.
I PROTOTIPI
L’azione 3 del Piano Coesione nel 2012 aveva stanziato 24,9 milioni di euro per creare dei prototipi di azioni educative in specifiche aree territoriali, con reti fra scuole e privato sociale, legati a progetti innovativi. Sono stati approvati 209 progetti, di cui 33 in Calabria, 64 in Campania, 42 in Puglia e 70 in Sicilia, per un impegno di 42,9 milioni di euro (sono di più perché sono stati utilizzati qui anche altre economie di gestione di altre linee). I 209 progetti (già in atto) coinvolgeranno 50mila destinatari. Ai tradizionali corsi, seminari, studio assistito, il 34,5% dei progetti punta su laboratori, altri su realizzare dei prodotti, molti sull’educazione tra pari.
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