Non profit
300 tonnellate di riso per cucinare un pasticcio
Lo scandalo del comitato Riso e vita Promesse che hanno coinvolto anche due grandi associazioni come Mani tese e Uildm.
Ora è certo: il riso di Novara è davvero amaro. Una kafkiana dichiarazione del presidente della Camera di commercio archivia (almeno per il momento) la più bizzarra operazione di sponsorizzazione sociale che l?Italia ricordi. Risultato: quasi due miliardi di debiti, due associazioni storiche che vedono minata la loro reputazione, venti sindaci imbufaliti e un conflitto strisciante fra le due istituzioni cittadine, la Camera di Commercio e la Banca popolare di Novara.
Un bilancio poco lusinghiero che secondo i bene informati potrebbe anche costare la poltrona al geometra Renzo Bordoni, presidente di Confcommercio, cartolaio di professione (ha quattro negozi in città), commendatore della Repubblica. Un quarantaquattrenne ambizioso, che vanta buone relazioni con gli ambienti torinesi di Forza Italia, col governatore Ghigo in primis, che contratta con il presidente della Sea Giorgio Fossa lo sviluppo di Malpensa sul territorio novarese. Politico nato, Bordoni deborda sulle pagine del Corriere di Novara, della Tribuna novarese, sulle cronache locali di Giornale e Stampa.
Il geometra taumaturgo
La sua idea di vendere riso in eccedenza destinando i ricavi ad alcuni progetti sociali, lanciata nel novembre dell?anno scorso (vedi Vita, 22 marzo), sembrava iscriversi alla perfezione in questa stupenda parabola ascendente: comprare, grazie a un fido della Banca popolare di Novara, il riso dei poveri agricoltori ingrugniti per le eccedenze e venderlo per finanziare, con il guadagno, progetti solidali. Un taumaturgo più che un amministratore. Quell?idea invece è definitivamente naufragata, il Comitato Riso e Vita onlus creato ad hoc con Popolare di Novara ha prodotto solo debiti e Bordoni, che aveva procastinato l?operazione fino al 30 giugno, alza bandiera bianca: «La onlus si è trovata costretta a trovare un?alternativa», scrive dopo vani tentativi di poterlo intervistare, «cosa non certo semplice: questi mesi infatti, sono stati spesi nel tentativo per ora vano, di individuare altri canali per continuare l?iniziativa». Ora, chiarisce il commendatore si procederà «ad una sorta di liquidazione di fatto, in modo da recuperare i fondi per far fronte ai creditori. Una volta effettuata questa operazione l?eventuale residuo sarà versato alle organizzazioni partner». Senonché le associazioni – Mani Tese, Uildm e Novara center, piccola onlus cittadina – hanno subito un danno economico e d?immagine enorme. «Siamo davvero sconcertati», racconta Sabrina Siniscalchi, segretario di Mani Tese, «era la prima volta che accettavamo, non senza titubanze, una sponsorizzazione sociale e per questo abbiamo dovuto misurarci con le perplessità dei nostri gruppi di base».
Un esercito di piazzisti?
Il progetto per i bambini lavoratori della provincia indiana del Tiripur, che il comitato Riso e Vita aveva deciso di sostenere, Mani Tese lo farà ugualmente: «Certo, sottraendo risorse altrove», spiega Siniscalchi, «peccato che più volte Bordoni avesse dichiarato che, trattandosi di sponsorizzazione, il finanziamento dei progetti non era vincolato alla vendita del riso da parte nostra». Lapalissiano: uno sponsor dona soldi per poter legare la propria immagine ad una buona causa, non usa i beneficiari come esercito di piazzisti. E senza nessuna copertura informativa e pubblicitaria. Perché Riso e Vita è stata anche questo: una campagna nazionale al buio. Inevitabile che la vendita dei volontari nelle piazze, imposta da Bordoni in tempi strettissimi, si risolvesse con un flop. E quando le associazioni hanno riportato dalle piazze poco più che 60 milioni, alla Popolare di Novara, partner finanziatore, hanno cominciato ad agitarsi. «Bordoni ha sempre dichiarato di poter attivare altri circuiti di distribuzione: l?aeroporto di Malpensa, l?Associazione alpini, le feste locali», ricorda Siniscalchi. E invece la maggior parte dei 400 mila chili di riso acquistati, sono ancora nei magazzini. «Dovrebbero scadere nel 2002», ci spiega una fonte interna alla banca che chiede l?anonimato. Notizie e bilanci ufficiali in questa vicenda d?altra parte non ci sono. Si guarda bene dal fornirli Bordoni, li nega la Popolare.
Poca trasparenza, insomma. E ora anche il coraggio comincia a far difetto, visto che, a un certo punto, la Popolare di Novara ha pensato bene di sfilarsi dall?operazione. Nella primavera scorsa i due rappresentanti che siedevano nel consiglio della onlus, il vicepresidente Giulio Cesare Allegra e il consigliere d?amministrazione Pio Invernizzi, hanno frettolosamente abbondonato il comitato. Lo stesso aveva fatto, poche settimane prima, il segretario Maurizio Della Santa, direttore dell?Associazione per la piccola impresa di Novara, che spiega: «L?ho fatto per motivi personali. Accettai per amicizia, preannunciando il mio disimpegno a breve».
«Era un ottimo progetto», dice oggi Giovanni Duiella, l?ideatore del circolo virtuoso del riso, consulente d?azienda che aveva proposto l?idea tramite una società di pubbliche relazioni milanese, la Giroscopio. «Io ho presentato un piano dettagliato, che avrebbe dovuto portare un margine di almeno un miliardo da destinare in solidarietà». E cosa non ha funzionato, allora? «La gestione», risponde, «avevo previsto uno scenario più vasto, che avrebbe dovuto coinvolgere tutta la società civile novarese, la curia. Invece Bordoni e Popolare hanno deciso di avocare tutto a sé, attraverso il comitato. Hanno peccato di presunzione». Duiella dice di aver abbandonato il progetto già alla fine di luglio, «per insanabili divergenze» con il presidente camerale. «Non ero d?accordo a che si comprasse tutto quel riso, così velocemente. Soprattutto giudicavo una follia tagliare del tutto la campagna di comunicazione nazionale che avevo previsto».
Quella strana fretta
Già, la fretta di comprare il riso. Ma anche il modo fa discutere: nessuna gara, nessuna licitazione. «Bordoni consultò i rappresentanti del mondo agricolo all?interno della Camera di commercio che indicarono, a loro volta, il rappresentante dei produttori, che indicò il venditore. Sono stati fatti tutti i passaggi istituzionali, l?errore è stato non formalizzarli», assicura Della Santa.
E gli errori non sono mancati: di Bordoni, che sperava in un appoggio della Sea, che gestisce lo scalo di Malpensa: pochissimo il riso venduto all?aeroporto internazionale. Errori di Siro Lombardini, presidente della Popolare, banca di tradizione sociale, cui le associazioni guardavano con fiducia. «La presenza di un istituto di credito con quelle caratteristiche ci rassicurava», commenta oggi Franco Bomprezzi, all?epoca presidente di Uildm. In banca oggi invece nessuno vuole commentare: l?imbarazzo degli addetti stampa si taglia con il coltello quando devono sciorinare la versione ufficiale dell?istituto: «Siamo usciti dalla onlus». Non parla il dottor Ancora, dirigente dell?ufficio affari giuridici che aveva curato la costituzione della onlus, non commenta, l?amministratore delegato Piero Montani, preferisce tacere il professor Siro Lombardini, economista di vaglia, che però ha il torto di avere fatto pervenire alle associazioni una lettera autografa in cui si dichiara lieto «di sponsorizzare l?iniziativa».
Intanto ci sono almeno una ventina di amministratori pubblici che arroventano i telefoni della sede nazionale della Uildm a Padova. Sono i sindaci che hanno aderito alla richiesta dell?associazione di presentare progetti per parchi senza barriere architettoniche. Sono imbufaliti, gli uffici tecnici hanno lavorato, individuando le aree, gli interventi necessari. Quando la Uildm proporrà loro qualche altra collaborazione è facile immaginare cosa si sentirà rispondere. Una Caporetto della comunicazione sociale.
Ma a questi danni, il geometra Bordoni non può pensare. Deve vendere 300 tonnellate di ottimo riso novarese. E in fretta per di più, perché la scadenza (del prodotto) si avvicina.
Cronologia
11 luglio 2000: a Novara viene presentata la campagna Riso e Vita: vendere il cereale in eccedenza per finanziare progetti, Mani Tese, Uildm e Novara center.
2 settembre: pubblicato il bando della campagna.
19 settembre: si costituisce il Comitato Riso e Vita onlus che ha il compito di selezionare i progetti presentati dalle tre associazione.
16 ottobre: conferenza stampa nazionale di presentazione a Milano.
18-19 novembre: raccolta nelle 45 piazze italiane: le associazioni ricavano circa 60 milioni.
12 febbraio 2001: le associazioni chiedono di sapere come il Comitato finanzierà i progetti.
20 febbraio: Bordoni risponde alle associazioni di documentare il versamento dei soldi raccolti.
Marzo: i rappresentanti della Popolare di Novara si dimettono dal Comitato.
27 giugno: il presidente Bordoni annuncia la
liquidazione del comitato. Restano i debiti e tonnellate di riso invendute.
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