Welfare

300 mila italiani “schiavi” del gioco

Lo rende noto Stefano Pallanti, direttore dell'Istituto di Neuroscienze di Firenze e autore di numerosi studi sui 'malati del gioco'

di Paolo Manzo

Circa 300.000 italiani ‘schiavi’ di gratta e vinci, bingo, cavalli, carte, lotto e videopoker. I ‘numeri’ arrivano da Stefano Pallanti, direttore dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze e autore di numerosi studi sui ‘malati del gioco’, che commenta positivamente l’iniziativa di Modena. ”Il supporto offerto dal centro però, per essere efficace deve servire anche a tenere le persone lontane dal gioco. Inoltre occorre individuare il disturbo che accompagna sempre il ‘gioco patologico’: una doppia diagnosi che – sottolinea l’esperto all’Adnkronos Salute – può essere di depressione, ossessione, disturbi alimentari o anche dipendenza da sostanze”. Gli schiavi del gioco sono in aumento tra i giovani e, spiega Pallanti, possono rispondere a tre identikit: gli ossessivo-compulsivi (sfogano cosi’ alcune loro ossessioni), che oggi vengono curati con serotoninergici, quelli in cui prevale la dipendenza (come drogati non possono farne a meno), trattati con naltrexone e, infine, gli adrenalinici. ”Questi ultimi giocano per la ricerca di sensazioni forti e di uno stato di febbrile esaltazione”. Nel primo studio al mondo, realizzato in collaborazione con il Mount Sinai di New York, questi malati sono stati trattati dall’equipe di Pallanti con stabilizzanti dell’umore (valproato e sali di litio), ”una terapia che ha dato ottimi risultati: i giocatori – spiega – sono riusciti a staccarsi dal tavolo verde o dalle macchinette prima di essere completamente rovinati”. ”Non tutti i giocatori patologici sono quelli che vanno al casinò, anzi. Molti si rovinano con passatempi piu’ ‘casalinghi’. La mania del gioco colpisce tre uomini per ogni donna e i ‘drogati’ – dice Pallanti – iniziano da giovani, anche adolescenti”. Questa nuova malattia colpisce la Penisola a macchia di leopardo, ed è più diffusa in certe zone, anche in base alla presenza delle strutture per il gioco. ”Oggi, comunque, la sua incidenza è in aumento”. Riconoscere i segni di questa ‘schiavitù’ è semplice: ”Chi gioca al superenalotto due volte a settimana può stare tranquillo. Non così se si gioca troppo o troppo spesso – avverte – o se il ‘vizio’ tiene addirittura lontani dal lavoro e spinge a ‘sperperare’ grosse somme di denaro”. Il gioco induce un cambiamento anche a livello mentale: ”si può arrivare a un vero e proprio stato di trance”. In chi ‘si fa’ di gioco d’azzardo scattano anche vere e proprie crisi d’astinenza: tremori, sensazioni di caldo e freddo, aggressività improvvisa. ”Insomma, se non può giocare – conclude Pallanti – reagisce proprio come un tossicomane”.


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