Non profit
300 mila euro donati in tre giorni per Carola Rackete
Una campagna online per raccogliere fondi destinati a coprire le spese legali e le sanzioni amministrative che verranno applicate alla comandante della nave. «Ma non chiamatelo fundraising», ammonisce Valerio Melandri fondatore del Festival del Fundraising
Il braccio di ferro tra la capitana e il Capitano ha spaccato in due il Paese. Uno scontro che sta generando grandi passioni e reazioni. E anche donazioni. Si perché su Facebook c'è una campagna che sta facendo parlare di sé. Più passa il tempo più vengono raccolti fondi per pagare le spese legali e la sanzioni che verranno quasi certamente applicate alla Sea Watch 3, la nave dell’omonima ong battente bandiera olandese rea di aver infranto il divieto di ingresso in acque territoriali italiane imposto dal governo gialloverde. In due giorni sono stati raccolti più di 300mila euro da una singola campagna di donazioni su Facebook, e il ritmo delle donazioni non accenna a diminuire.
È nata da una collaborazione tra Franco Matteotti, un operaio di Milano, e Fabio Cavallo della Rete nazionale antifascista e lanciata intorno alle 15 del 26 giugno in collaborazione con altre due associazioni: Il Partigiano e Padri e Madri della Libertà. Mentre scriviamo questo articolo, poco più di 16mila persone hanno deciso di contribuire per un totale di 270.727 euro. «Nella serata di mercoledì erano già stati raccolti quasi 50mila euro. Mai avremmo immaginato. C’è gente che versa addirittura 200 euro alla volta», ha detto Cavallo in un’intervista al quotidiano online Open. «I soldi vanno tutti alla SeaWatch. E quelli che rimangono, eventualmente, andranno alle prossime missioni».
Nelle ultime ore hanno lanciato una raccolta fondi anche il Partito democratico e la Sea Watch stessa, con una campagna di autofinanziamento.
Quest’ultima ha ottenuto finora 7.148 euro tramite Facebook e ha ricordato ai suoi sostenitori che possono contribuire anche alla campagna lanciata sulla piattaforma Produzioni dal Basso o fare un bonifico diretto.
«È una bellissima notizia, ma non chiamatelo fundraising», è il commento di Valerio Melandri, fondatore del Festival del Fundraising, «questo è un crowdfunding. Si tratta di un'operazione one shot legata a casi urgenti ed emotivi sostenuti da un lavoro insistente dei media». Melandri ci tiene a sottolineare: «non ne faccio una questione valoriale. Questo è un caso come quello di Notre Dame. Ma sono sicuro che se ci fosse un'operazione opposta, con una raccolta per le spese legali da pagare a Salvini, se fosse vissuta come urgente ed emotiva come causa, otterrebbe gli stessi risultati. È la stessa differenza che c'è tra un busker, un artista di strada, e un'organizzazione non profit. Carole è un busker, il fundraising è qualcosa di più professionale e frutto di un impegno quotidiano».
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