Non profit

30 metri cambiano la vita

Sono quelli delle Case Ail, a pochi passi dagli ospedali, per agevolare i pazienti. Per ora 789 famiglie se ne sono avvalse (di Luca Zanfei).

di Redazione

Bastano 30 metri quadrati, quattro semplici mura per migliorare le condizioni di vita di un malato ematologico. Appartamenti a pochi passi dell?ospedale che permettono di alleviare i problemi di chi ha bisogno di cure continue, ma risiede lontano dai centri sanitari. In Italia sono 30 le Case Ail, gli alloggi affittati, comprati o in comodato d?uso che l?associazione ha trasformato in residenze per più di 158 malati e 789 famiglie. Un nuovo «modo di migliorare la qualità di vita di pazienti e loro parenti più intimi», dice Claudio Cartoni, ematologo dell?università La Sapienza. «Spesso il paziente si sottopone a lunghissime cure che dipendono più dalla difficoltà di alloggio e raggiungimento dell?ospedale che dal vero bisogno clinico. Questo influisce anche sulla famiglia che deve essere aiutata, allo stesso modo di come si aiuta l?ammalato». Così, insieme alle pratiche di assistenza domiciliare, l?Ail, solo nel 2004, ha investito più di 8 milioni di euro in servizi totalmente gratuiti. Con pochissimo interesse da parte del sistema sanitario locale e degli enti pubblici. Tanto che l?associazione, attraverso le sue 77 sezioni locali, ha organizzato una rete di assistenza che coinvolge più di 13mila volontari e oltre 500 professionisti retribuiti, per 2.035 pazienti. Uno sforzo enorme, svolto grazie alle numerose iniziative di raccolta fondi nelle piazze di tutt?Italia e attraverso i canali mediatici tradizionali. Perché «purtroppo l?assistenza domiciliare e le forme innovative residenziali non sono ancora previste dagli ordinamenti», spiega Franco Mandelli, presidente dell?Ail. «A questo si aggiunge il quasi totale disinteresse degli enti pubblici che non riescono neanche a offrirci un appartamento per ospitare i malati». Anche se gli esempi di collaborazione non mancano. «Noi a Pescara», spiega Domenico Cappuccilli, presidente della locale sezione Ail, «siamo riusciti ad avere un accordo di programma con il Comune per l?assegnazione gratuita di 1.700 metri quadri di terreno davanti all?ospedale su cui edificheremo un complesso di Case Ail. È un esempio isolato, ma che dimostra come le amministrazioni possano svolgere un ruolo fondamentale di aiuto al volontariato». Aiuto che però deve riguardare anche lo stesso sistema di cura. «Esistono dei grossi problemi ancora da affrontare», precisa il professor Cartoni. «C?è bisogno di più fondi, maggiore formazione, progetti di convenzione con il servizio sanitario. Inoltre si deve estendere la collaborazione anche ai medici di famiglia e con essi migliorare l?integrazione con i centri trasfusionali. Ci vuole un sistema più organizzato e preparato per affrontare terapie che seguano questo cambiamento».

Luca Zanfei

Info: AIL

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