Sicurezza stradale
30 all’ora, l’appello dei familiari delle vittime sulla strada
Le federazioni, fondazioni e associazioni italiane in prima linea sulla sicurezza stradale lanciano un appello al governo, al parlamento e ai comuni, per sostenere la diffusione di città e zone a 30 chilometri orari. Marco Scarponi, segretario generale della Fondazione nata in memoria di suo fratello: «”Città 30” è la città che non uccide. Non comprendiamo la posizione del ministro Salvini»
Diciassette organizzazioni di familiari di vittime sulla strada si sono unite, per la prima volta, in un appello “Per la sicurezza e la tutela della vita umana sulle strade delle città italiane”, sostenendo la diffusione di città e zone con il limite di 30 chilometri orari. Hanno aderito alla lettera aperta al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, promossa da un gruppo di 130 tecnici ed esperti (pubblicata sul sito www.visione30.it).
“Per la tutela della vita umana”
Nell’appello lanciato al governo, al parlamento e ai comuni «come forma di memoria attiva per le persone care che non ci sono più e come impegno civile per l’intera collettività», le associazioni, fondazioni e federazioni affermano che sia «fondamentale abbassare la velocità massima, prima causa dell’incidentalità con esiti mortali, sulle strade urbane, dove si verifica la gran parte degli scontri stradali, per ridurne la quantità e la gravità». Inoltre, ricordano che «secondo il codice della strada i limiti di velocità vanno stabiliti in base a un unico criterio: “per la tutela della vita umana” (art. 142, comma 1) che, essendo il bene più prezioso, viene prima di ogni altro interesse».
Provvedimenti per ridurre la velocità
Le organizzazioni aderenti sostengono «gli sforzi delle amministrazioni comunali di ogni colore politico, delle associazioni e degli esperti tecnici per estendere le città e le zone a 30 km/h, per controllare e prevenire ogni comportamento pericoloso alla guida e per realizzare interventi fisici di messa in sicurezza delle strade». Nel loro appello, raccomandano che «i provvedimenti in discussione, come la riforma del codice della strada e il decreto ministeriale sugli autovelox, non depotenzino ma anzi rafforzino le possibilità di riduzione della velocità, i controlli elettronici sulla velocità e la distrazione, le zone a traffico limitato, i mezzi e gli interventi a favore della mobilità sostenibile».
Supereroe è chi crede nella cultura della sicurezza
«Ci sta un po’ stretta l’espressione “familiari di vittime sulla strada”, ormai siamo diventati esperti della sicurezza stradale, che è una scienza e si basa sui dati. Non ci piacciono i discorsi che non si basano sui dati. Abbiamo tutti esperienza per dire che la “Città 30”, il percorso che sta facendo Bologna, va nella direzione giusta», dice Marco Scarponi, segretario generale della Fondazione Michele Scarponi, nata in memoria di suo fratello. «Vogliamo che i sindaci abbiano un’autonomia e che propongano tutte le soluzioni che vanno nella direzione di salvare vite umane. Abbassare il limite di velocità è sacrosanto. Chi non va in questa direzione non fa il bene dei cittadini. Quello che sta succedendo in questo paese, anche con la figura di Fleximan (l’uomo che abbatte gli autovelox, osannato da più parti in rete come supereroe, ndr), è ridicolo. I nostri supereroi sono le persone che rispettano le regole, le leggi, che salvano vite umane e che credono nella cultura della sicurezza vera».
Salvini contro i 30 Km/h
Nella lettera aperta al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, promossa da tecnici ed esperti e a cui le associazioni e fondazioni hanno aderito, si legge: « Con l’emanazione della “Direttiva sulla disciplina dei limiti di velocità nell’ambito urbano ai sensi dell’art.142 del Nuovo Codice della Strada” il Ministro si è opposto in modo esplicito all’iniziativa assunta dal Comune di Bologna di applicare su un’ampia parte (70%) delle strade comunali il limite di velocità di 30 km/h (Città 30). Si tratta di una posizione poco comprensibile, non basata su alcuna evidenza tecnica o sperimentale, che si pone in netto contrasto con quanto viene suggerito dai massimi istituti sovranazionali come l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità, ndr) e il Parlamento Europeo, oltre che dal Piano Nazionale della Sicurezza Stradale dello stesso Mit, e che ignora quanto è da tempo ampiamente praticato con risultati innegabilmente positivi in molte altre città nel mondo».
Un’occasione da non perdere
I primi dati di “Bologna 30” sono positivi, con un calo degli incidenti del 21% nelle prime due settimane. «È chiaro che ci vorrà tempo. In altre città in cui il limite è 30 chilometri orari, come Bruxelles, si registrano meno morti e meno incidenti. Abbiamo delle direttive, come la Vision Zero, che ci dicono di andare in questa direzione. Non comprendiamo la posizione del ministro Salvini. Bisogna favorire questi interventi per salvare vite umane. Sarebbe una grande occasione persa se la Città 30 non si realizzasse».
Associazioni aderenti all’appello:
Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (AIFVS)
Associazione Familiari e Vittime della Strada (AFVS)
Federazione Europea delle Vittime della Strada (FEVR)
Fondazione Michele Scarponi
Associazione Lorenzo Guarnieri
Fondazione Luigi Guccione Ente Morale
Associazione Gabriele Borgogni
Associazione Sonia Tosi
Fondazione Matteo Ciappi
Associazione Rose bianche sull’asfalto
Associazione Manuel Biagiola
Associazione Marco Pietrobono
Associazione Davide Marasco
Associazione Andrea Nardini
Associazione Dorothy Dream
Alina Art Foundation
Insieme per Fabrizio
Foto per gentile concessione della Fondazione Michele Scarponi
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