Non profit

L'onda lunga di Sassari non è ancora scemata. Continuano le proteste dei carcerati, indignati per il silenzio calato sulla vicenda. Ecco due lettere che arrivano dal carcere di Latina.

di Redazione

In occasione dell’arresto degli agenti di custodia di Sassari, colpevoli di aver bastonato i detenuti si quel carcere, il corpo di custodia di Latina, composto da duecento agenti ha dichiarato la propria solidarietà agli agenti coinvolti arrivando a negare i fatti ampiamente documentati (smentendo così un’indagine partita proprio dal Dap).
Lo stesso corpo di custodia, molto stoicamente, ha indetto uno sciopero della fame che però è avvenuto solo sui giornali e che la dice lunga sull’onestà intellettuale di chi vi ha aderito. Nel contempo si tace sullo sciopero in atto da parte dei detenuti di questo istituto di “pena” che stanno rifiutando il vitto ed effettuando (loro sì) uno sciopero generalizzato. La sezione femminile di massima sicurezza invece è stata circondata da una specie di cordone sanitario, atto ad impedire qualsiasi contaminazione. A questo punto è d’obbligo domandarsi del perché di questa segretezza, augurandoci che non sia un preludio per intervento dei corpi speciali. Naturalmente vigileremo, ma saremo comunque impotenti ad agire perché non potremo contare su appoggi esterni, su quella fetta di società che non solo non agisce, ma non capisce.
Ed è proprio a questa categoria di “opinione non pubblica” che mi rivolgo. Se la storia di un popolo è il riflesso delle sue prigioni, questa che si sta scrivendo oggi, signori, è la vostra storia di domani: una storia di ordinaria ingiustizia.

Roberto Bacioli (Latina)

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