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25 morti per gli scontri
Migliaia i disoccupati manifestano nelle città tunisine
di Redazione

È salito a 25 morti il bilancio delle vittime delle proteste dei giorni scorsi in Tunisia, secondo fonti sindacali locali citate dalla tv araba al-Jazeera. L’emittente araba, che per prima ha dato voce ai gruppi di opposizione di Tunisi, ricorda però che per il ministero dell’Interno locale le vittime delle violenze dei disoccupati restano otto.
In particolare gli scontri più violenti tra manifestanti e polizia sono avvenuti negli ultimi giorni nelle città di Thala e Kasserine, nella zona centro-occidentale della Tunisia, dove migliaia di disoccupati hanno chiesto interventi del governo per lo sviluppo dell’economia locale. Nella giornata di ieri forti tensioni si sono registrate nella zona di Sidi Bouzid durante i funerali di alcune vittime degli scontri dei giorni precedenti, che sono sfociati in altre violenze con la polizia. Testimoni sostengono che i manifestanti abbiano dato fuoco ad alcuni uffici governativi e che la polizia sia intervenuta con idranti e gas per disperdere la folla. Sempre ieri, per la prima volta, la tv governativa ha mostrato alcune immagini degli uffici amministrativi dati alle fiamme mentre ancora non sono mai apparse immagini degli scontri.
Intanto il governo tunisino, per avere la meglio sulla protesta, ha messo in campo gli hacker su Internet per accedere agli account degli attivisti su Facebook, Google e Yahoo e intercettare i successivi passi della rivolta secondo quanto denuncia la Commissione per la protezione dei giornalisti (Cpj). In particolare, sono stati violanti gli account su Facebook del giornalista Sofiene Chourabi di al-Tariq al-Jadid, giornale affiliato al partito di opposizione Ettajdid, e del giornalista video Haythem El Mekki, un indipendente. Tramite questi accessi, gli hacker sono anche entrati in possesso delle passwords di altri. “I loro account e le foto delle proteste recenti (postate su Facebook, ndr) sono state cancellate o modificate”, dichiara Cpj. Secondo la stessa commissione, la censura in Tunisia riguarda diverse forme di espressione. L’agenzia tunisina di Internet, ad esempio, è considerata quella più censurata di tutta l’Africa. Il controllo del governo sul Web, denuncia la commissione, è paragonabile a quella esercitata dalla Cina, mentre a siti popolari quali YouTube e DailyMotion è stato vietato di postare video sui presunti abusi dei diritti umani nelle carceri tunisine.
Dal canto suo l’opposizione tunisina ha lanciato un appello al presidente, Zin el-Abidin Ben Ali, per un cessate il fuoco e una tregua tra manifestanti e polizia. Secondo quanto ha annunciato uno dei leader dell’opposizione a Tunisi, Najib al-Shabi, “chiediamo al nostro capo di Stato di ordinare alla polizia un cessate il fuoco immediato per salvare altre vite umane e per garantire la sicurezza dei suoi cittadini e il rispetto dei diritti umani”. In particolare il dirigente del Partito Democratico Progressista ha chiesto che “cessino le violenze contro i manifestanti che sfilano pacificamente in strada”.
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