Bruno Neri, Raf Vallone, Armando Frigo, Alfredo Martini, Vittorio Staccione. Partigiani, ma soprattutto sportivi. Che dopo l’8 settembre 1943 nell’ora delle scelte decisero di combattere per la libertà del loro Paese. Bruno Neri veniva da Faenza.
Era nato nel 1910 ed era un figlio della piccola borghesia emiliana. Appassionato di arte e di letteratura a 19 anni esordì in Serie A con la Fiorentina. Terzino diventato centrocampista giocò nella Lucchese e nel Torino guadagnandosi anche la convocazione nella Nazionale allenata da Vittorio Pozzo. Giocatore ma anche uomo fiero delle proprie idee. Tanto che nel 1931 all’inaugurazione dello stadio di Firenze si rifiutò (unico) a fare il saluto romano. Un antifascismo militante che lo portò dopo l’8 settembre ad arruolarsi nella formazioni partigiane. Non era più Bruno, ma “Berni” vicecomandante della Brigata Ravenna. Combattè sull’Appenino e morì nel luglio 1944 vicino all’eremo di Gramogna, mentre era in perlutrazione. Aveva 34 anni. A lui sono stati dedicate spettacoli teatrali e lo Stadio Comunale della sua città, Faenza.
Partigiani ma comunisti erano anche Raf Vallone e Alfredo Martini. Il primo, in seguito grande attore ma anche giornalista culturale per l’Unità e la Stampa, combattè nelle Langhe con il nome di battaglia di “Ulisse”, mentre il secondo, ciclista e poi tecnico, tra il 1943 e il 1944 aiutò a trasportare, insieme a Gino Bartali, documenti e lasciapassare per gli ebrei rifugiati tra Umbria e Toscana. Martini e Vallone lottarono per la libertà e vissero la gioia della Liberazione.
Una gioia che non toccò a tutti. Armando Frigo, classe 1914 era stato il secondo americano a militare in una squadra di Serie A, nel 1943 al momento dell’armistizio era in Croazia. Dopo l’8 settembre si rifiutò di consegnarsi ai tedeschi e fu catturato qualche giorno dopo. Venne fucilato dai nazisti e tra le cose che vennero restituite alla famiglia c’era il suo tesserino di giocatore della Viola.
Vittorio Staccione, giocatore del Torino e della Fiorentina, a militare contro ilo fascismo aveva iniziato già quando era un calciatore. Messo sotto osservazione dall’Ovra, la polizia segreta del regime, quando nel 1943 il regime cadde e nacque la Repubblica Sociale Italiana il cerchio attorno a lui e al fratello maggiore Francesco si strinse. Nel marzo 1944 venne arrestato e deportato a Mauthausen, dove morirà un anno dopo, a due mesi dalla liberazione.
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