Mondo
24 marzo: la Tbc uccide più di malaria e Aids
Il 24 marzo sarà la giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi. L'iniziativa di Medici con l'Africa in Angola.
Uccide cinquemila persone al giorno, più della malari (3mila) e Aids. La tubercolosi nel mondo, non e’ stata ancora debellata, anzi si e’ assistito, negli ultimi 20 anni, ad un intreccio perverso tra Aids e Tbc tale da incrementare l’andamento epidemico della malattia in Asia e soprattutto Africa. Anche nell’ex Urss si e’ vista una recrudescenza della malattia a causa del collasso del sistema sanitario sovietico all’indomani del crollo del regime, con la conseguenza di un immediato aumento delle malattie infettive. In queste aree a rischio emergono ceppi di batteri tubercolari resistenti a tutti i farmaci (XDR), assai difficili da combattere e se ne teme la diffusione.
Il 24 marzo sarà la giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi e il punto sulla malattia sara’ fatto durante il convegno di giovedi’ prossimo a Roma, promosso dall’Unione Italiana per la Pneumologia su “Il ruolo futuro del movimento pneumologico italiano”.
Medici con l?Africa Cuamm in Angola è referente del Globa Fund per la lotta alla Tb, con un intervento che coinvolge 11 delle 18 province, con l?85% della popolazione e il 95% dei casi con l’obiettivo di incrementare la diagnosi e la cura della malattia. Concretamente significa aprire nuovi centri di diagnosi, attrezzare nuovi laboratori, formare gli infermieri per i centri di trattamento, preparare il laboratoristi, sensibilizzare la popolazione locale. «I 30 anni di guerra civile hanno distrutto le infrastrutture sanitarie del paese, ma anche trasferito popolazioni, creato situazione di dissesto e disgregazione sociale» dichiara il dr. Stefano Santini, coordinatore del progetto finanziato dal Fondo Globale per la lotta all?Aids, Tubercolosi e Malaria e implementato da Medici con l?Africa Cuamm «in questa fase in cui la popolazione torna in aree abbandonate per anni, è necessario ricreare una rete sanitaria che includa anche le strutture per la Tb. Il progetto intende creare un laboratorio diagnostico e un centro di trattamento in ogni municipio, secondo le strategie dell?Oms».
L?intervento punta molto sulla formazione, unico vero motore di cambiamento. « È semplice» ribadisce Stefano Santini «se abbiamo 40.000 malati di Tb, che cosa può fare da solo il dottor Santini? È necessario e fondamentale lavorare con il personale locale. Se lavorassi da solo, potrei seguire solo 100 malati in un anno e tutti gli altri? Può essere gratificante per il singolo saper di aver curato 100, 150 malati di Tb, ma ci sono tutti gli altri che restano fuori. È qui il senso della formazione: trasferire competenze e professionalità al personale locale».
Ma come si struttura concretamente il lavoro? «Lavoriamo molto sulla formazione, a partire dalla direzione generale, affiancando il personale, preparando i contenuti, definendo i programmi di supervisione nelle province, preparando il materiale di formazione per i corsi. Oltre a questo, poi si fa la formazione del personale che lavora nelle province. Ogni provincia ha un supervisore, responsabile delle attività della Tb e un laboratorista responsabile del controllo della qualità dei laboratori periferici. Questi sono stati i primi due quadri formati dal progetto e con i quali sono previsti incontri semestrali in modo da valutare il lavoro fatto, da assegnare nuovi compiti e monitorare la loro esecuzione. Poi più perifericamente, c?è la formazione degli infermieri Dot (Trattamento a osservazione diretta), che somministrano la terapia, e dei laboratoristi che lavorano nei centri periferici. Quest?anno abbiamo già fatto corsi con circa 298 partecipanti provenienti da tutte le province e questo tipo di attività di formazione, accompagnata al monitoraggio, sta dando frutti molto tangibili. Oltre a questo, molto spazio è dato all?attività di supervisione e ogni trimestre viene fatta una visita in ciascuna provincia, da parte di un medico di Medici con l?Africa Cuamm e un responsabile della direzione regionale. Anche questo appuntamento è uno strumento importante di formazione e di verifica delle attività». «E la formazione non è solo trasferire una professionalità tecnica, ma anche un?etica del lavoro, della professione che deve essere sviluppata nel momento formativo» conclude Stefano Santini «in questo senso è importante stabilire con le persone con cui facciamo i corsi, un rapporto di parità: siamo colleghi e lavoriamo insieme con lo stesso obiettivo, con competenze diversificate, ma nel momento in cui analizziamo e studiamo il progetto siamo alla pari. La formazione deve caricare le persone di volontà di lavorare, di obiettivi, altrimenti si trasferiscono nozioni che restano speso inutilizzate».
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