Non profit
2043, l’anno dell’ultimo giornale
Il guru Philip Meyer: «La stampa sopravviverà, ma non i quotidiani»
Gli italiani preferiscono i social network a giornali e ai libri. Lo rivela l’ultimo rapporto sui consumi mediatici del Censis: I media tra crisi e metamorfosi. In base alla relazione, sono aumentati gli utenti di Internet (+26,9%), dei telefoni cellulari (+12,2%) e della radio (+12,4 per cento), ma è calato il numero degli italiani che leggono i giornali una volta alla settimana (67% al 54%) e quelli che lo fanno tre volte alla settimana (dal 51,1% al 34,5%). L’esodo riguarda anche i periodici: li legge il 26,1% degli italiani (-14,2%). I mensili si attestano al 18,6% ( -8,1%). Sono 19 milioni gli italiani contagiati dalla febbre del social network. Il 47% degli italiano naviga su internet.
E il futuro ? Per i media tradizionali non sarà vita facile, ma lo scenario non è cosi tragico. Lo sostiene il guru americano dei media Philip Meyer. «I giornali sopravvivranno, non come quotidiani, ma rimarranno in circolazione per molto tempo».
Perché il 2043 sarà l’anno della scomparsa dei giornali?
Preciso che non è una previsione. Ho solo elaborato una linea immaginaria che mostra una traiettoria in discesa del volume di adulti che leggono giornalmente i quotidiani. Se si estende la traiettoria all’infinto, essa toccherà lo zero. Tuttavia, nel lungo termine, le traiettorie non sono sempre perfettamente dritte e lineari. Nella seconda edizione del mio libro farò ulteriore chiarezza su questa traiettoria. Nella prima edizione, avevo cercato di far capire che di questo passo il settore dei quotidiani aveva intrapreso una strada senza ritorno.
In futuro gli utenti pagheranno le news on line ?
I contenti altamente specializzati come Consumer Report sono già a pagamento. Lo stesso accadrà per altre nicchie ma non per tutti.
Ridurre i costi e licenziare gente. Che altro possono fare i giornali per sopravvivere?
Dovrebbero avere una visione precisa del prodotto che vogliono vendere. In un recente articolo sull’American Journalist Review, ho proposto che il prodotto ideale è quello che bilancia temi generali di politica e di economia in un modo investigativo.
I giornali comunicano il valore del loro prodotto?
I giornali non hanno mai fatto un buon lavoro nel promuovere il valore del loro prodotto. 30 anni fa, Knight Ridder si è cimentata in una campagna il cui scopo era quello di spiegare il beneficio dell’esistenza dei giornali. Fu un fallimento.
Non crede che l’approccio ideologico e politico dei quotidiani pesi sulla credibilità dei giornali?
Gli Stati Uniti hanno passato un periodo di transizione nella prima metà del 19esimo secolo con la creazione dei Penny Papers” ovvero dei quotidiani a bassissimo prezzo per attrarre lettori e pubblicità. Prima di quello, i giornali erano diretti e facevano gli interessi di certi politici ed economici. Le nuove tecnologie ci stanno riportando indietro al modello più vecchio. La tecnologia permette di economizzare il prodotto ( come abbattere le spese di distribuzione) ma anche di produrre del contenuto per nicchie di mercato e per dei target con gusti, idee, conoscenze ben precise. Questo trend è iniziato dopo la seconda guerra mondiale ed ha vissuto un’accelerazione con Internet. Tuttavia, ritengo che ci sarà sempre un rapporto tra successo economico dei giornali e la credibilità nei confronti di larghe masse di lettori.
Informazione e intrattenimento. Nelle news c’è sempre più gossip e sesso.
John S. Knoght disse:«Non c’è nessuna scusa per un giornale di essere monotono». Ha ancora ragione. Tuttavia, i media sono costretti ad usare strategie disperate per trovare spazio e visibilità in mezzo a questo ammassamento di media. E alcune di queste si sono dimostrate controproducenti.
Lo è anche per la stampa ideologizzata ?
Qui il discorso è diverso. C’è un motivo economico dietro l’approccio ideologico di alcuni giornali. Le fasce “specializzate“ dell’audience,i gruppi ideologici, gli small target, sono più facili da raggiungere. Tutti loro possono avvantaggiarsi della tecnologia per promuovere i loro punti di vista. L’importante è che non ci siano monopoli. E’ un bene che i piccoli small target siano sempre di più.
Quel’è la cosa che la manda in bestia quando sente gli esperti parlare del futuro dei giornali?
Quando dicono che i giornali scompariranno. Essi invece sopravvivranno, non come quotidiani, ma rimarranno in circolazione per molto tempo.
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