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200mila voti vuol dire vincere?

Identikit e numeri dei tre candidati alla segreteria (e dei loro sostenitori)

di Redazione

Quando prevalse Prodi votarono in tre milioni, due con Veltroni. Risultati oggi irraggiungibiliSia l’attuale segretario del Pd, Dario Franceschini che l’ex ministro Pierluigi Bersani, come pure il “terzo incomodo”, il chirurgo cattolico (sifaperdire) Ignazio Marino sono da mesi a caccia di tutti i voti possibili e immaginabili per vincere la contesa in vista del D-Day, che prevede – come recita lo Statuto e il regolamento del Pd – le primarie (anzi: le rende obbligatorie). Primarie che si terranno il 25 ottobre. Quel giorno fatidico basterà a qualsiasi italiano, di destra come di sinistra, maschio o femmina, bello o brutto, povero o ricco dichiararsi “elettore del Pd”, anche se non lo è. E così, alla modica cifra di 5 euro, il cittadino potrà votare il futuro segretario, al prezzo di una banale “registrazione” nell’albo degli elettori.
La Convenzione nazionale (un tempo si chiamava più volgarmente, congresso), dell’11 ottobre infatti, si traduce in un atto di pura ratifica dei risultati ottenuti dai tre candidati nelle votazioni delle assisi locali degli iscritti. Risultati che dicono questo: avrebbe vinto Bersani, con il 56,4% dei voti, seguito (ma a molte lunghezze) da Franceschini, con il 35,8%. Infine c’è Marino, come nella canzone: pur arrivando ultimo, ha raggranellato un discreto 7,6%, utile a fargli superare lo sbarramento previsto dallo Statuto, fissato alla soglia psicologica del 5%. Eppure, queste cifre non dicono nulla, prese così, al di là della grancassa mediatica. Il diavolo, infatti, non si annida nelle percentuali, ma nei voti assoluti. Al congresso, infatti, hanno votato in 385.117 iscritti al Pd, su un totale di quasi 675 mila, pari al 56,9% degli aventi diritto. Pochini. Questo 56% si è ripartito in questo modo: per Bersani voti 216.130, per Franceschini 137.172, per Marino 29.303. Pochini, se non pochissimi. E per tutti e tre. Morale: se alle Primarie non andrà a votare che un milione, al massimo un milione e mezzo di elettori (quando le volle Prodi per farsi incoronare leader dell’Unione, i milioni furono tre, per Veltroni due), il risultato sarà, più che un mezzo flop, un salto mortale carpiato con avvitamento. A cosa sarà servito, altrimenti, aver ideato questo farraginoso marchingegno? A nulla o poco più. Se non a distrarre il Pd dai mali del Paese Italia.

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