Non profit
2008, è ancora plebiscito
Secondo alcune stime non ufficiali, più del 70% dei contribuenti che si sono rivolti ai Caf ha firmato nel riquadro del 5 per mille. Una conferma che stride con i ritardi del fisco.
Cinque per mille sugli scudi anche nel 2008? Sembrerebbe di sì, anche se la stagione delle dichiarazioni è ancora in corso e si è chiusa il 3 giugno soltanto per quanto riguarda i 730. Ma dalle primissime stime un dato sembra emergere con chiarezza: agli italiani questo strumento continua a piacere, e molto, se è vero che viene scelto da una percentuale altissima di contribuenti, addirittura tra il 70 e il 90%.
Certo, sono dati da prendere con tutte le cautele del caso: innanzitutto sono riferiti quasi soltanto ai 730, cioè ai modelli che per lo più vengono ?trattati? dai Caf, e per di più arrivano da due sole centrali di assistenza fiscale, Cisl e Cna. È da considerare inoltre che quest?anno le scadenze fiscali sono particolarmente ravvicinate, e quindi lo ?spoglio? delle dichiarazioni – se così si può dire – è ancora da ultimare.
Resta il fatto però che, interpellati da Vita, alcuni responsabili dei Caf si sono sbilanciati: «La percentuale dei contribuenti che destinano il 5 per mille è leggermente cresciuta rispetto al 2007», afferma Valeriano Canepari, responsabile dei Caf Cisl. «Quindi direi che ci attestiamo attorno al 70% delle dichiarazioni». Ancora più ottimista Roberto Vitale, a capo dei Caf Cna: «Non posso dare una visione d?insieme, né tantomeno numeri ufficiali», premette, «ma direi che la quasi totalità di chi sceglie i nostri sportelli di Roma per presentare la dichiarazione dei redditi porta con sé il codice fiscale dell?ente prescelto come destinatario del 5 per mille. Sì, siamo attorno al 90%».
Tanto consenso arriva, singolarmente, proprio nella settimana che sancisce invece un triste record per la burocrazia statal-fiscale italiana: il ritardo maggiore nell?emanazione del Dpcm sul 5 per mille mai registrato finora. La legge dice infatti che il Dpcm sul 5 per mille deve essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale entro il 31 marzo dello stesso anno per cui lo si destina (logicamente). Ebbene, questa scadenza è stata rispettata solo il primo anno (2006), nel 2007 il decreto uscì il 4 giugno (oltre 60 giorni dopo) e quest?anno si è superato anche questo poco invidiabile record.
Che il Dpcm fosse pronto lo davamo già per certo lo scorso marzo, quando fonti interne a Palazzo Chigi assicuravano che la pubblicazione era «imminente». Invece saltò tutto, e il decreto (che, lo ricordiamo, dovrebbe disciplinare tempi e modalità di iscrizione degli enti al 5 per mille) venne firmato – secondo un comunicato dell?Agenzia delle Entrate – solo il 24 aprile, a governo ormai scaduto. Il problema è che – al 4 giugno appunto – non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e quindi gli enti che si sono iscritti negli elenchi dei beneficiari 2008 hanno dovuto attenersi alle indicazioni tecniche dispensate – bontà sua – dall?Agenzia delle Entrate sul suo sito. Certo, dal punto di vista pratico non cambia nulla, ma è un eloquente misuratore dell?interesse che l?amministrazione pubblica ripone nel 5 per mille come tale.
Ma quella del Dpcm non è l?unica scadenza bellamente saltata: è infatti trascorso il mese di maggio e nessuna onlus ha ancora visto un centesimo del 5 per mille 2006. L?Agenzia delle Entrate aveva promesso che avrebbe iniziato i pagamenti entro il mese appena trascorso, e invece niente.
Niente neppure sull?ultimo fronte aperto, quello della pubblicazione degli elenchi definitivi dei beneficiari 2007: dovevano essere resi pubblici il 31 marzo scorso, ma non si sono mai visti. E non si tratta, come potrebbe sembrare a prima vista, di una cosa da poco: senza la certezza di essere tra i destinatari dei fondi, molte organizzazioni non riusciranno a fare una programmazione sensata delle attività né a presentare in tempo ai soci un bilancio degno di questo nome. Cari burocrati, pensateci.
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