Sostenibilità

2005, il mondo vuole respirare

Il dado è tratto: 55 paesi, responsabili del 55% delle emissioni di anidride carbonica nel mondo, sono pronti a ridurre l’inquinamento prodotto. Ecco come

di Redazione

Il Protocollo di Kyoto rientra nel quadro della Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (UNFCCC). Richiede che i Paesi industrializzati, esclusi pochissimi Paesi fra cui gli Stati Uniti, che non partecipano, riducano le proprie emissioni di gas serra fino ad approssimativamente il 5% al di sotto dei livelli del 1990 entro il quinquennio 2008-2012. I Paesi hanno accettato obiettivi diversi all?interno di questo impegno globale. Ai partecipanti al Protocollo di Kyoto sarà permesso di ridurre le proprie emissioni a livello nazionale e/o di avvalersi dei cosiddetti ?meccanismi flessibili? – Commercio delle emissioni (Emission Trading – ET), Meccanismi di sviluppo pulito (Clean Development Mechanism- CDM) e Attuazione congiunta (Join Implementation – JM) – e conteggiare per il proprio obiettivo anche il carbonio assorbito nei cosiddetti ?serbatoi? (sinks), come le foreste e le coltivazioni agricole. I Paesi che non soddisfano i propri obiettivi verranno multati. I Paesi dovranno avere fatto dei «progressi dimostrabili» nel raggiungimento dei propri obiettivi entro il 2012. Il Protocollo di Kyoto non contiene nuovi impegni per i Paesi in via di sviluppo oltre a quelli inclusi nella Convenzione sul clima delle Nazioni Unite del 1992. Ciò è compatibile con l?accordo della Convenzione secondo la quale i Paesi industrializzati, in quanto fonti principali dell?inquinamento mondiale da gas serra, devono essere i primi a prendere dei provvedimenti per controllare le emissioni. Il Protocollo contiene due criteri necessari affinché l?accordo entri in vigore. Primo, almeno 55 partecipanti alla Convenzione sul clima devono ratificare, accettare, approvare o accedere al Protocollo. Secondo, tra questi vi devono essere dei partecipanti inclusi nella lista dell?Appendice I del Protocollo (Paesi industrializzati), che complessivamente siano responsabili del 55% circa delle emissioni totali di anidride carbonica emessa nel 1990. Il Protocollo entra in vigore 90 giorni dopo che questi criteri sono stati soddisfatti. Tutti questi requisiti sono stati soddisfatti con la ratifica da parte della Russia che consentirà al Protocollo di Kyoto di entrare in vigore dal 16 febbraio 2005; a partire da questa data esso diventerà un trattato internazionale di cui sarà obbligatorio il rispetto. L?accordo di Bonn del luglio 2001 è stata una pietra miliare politica nelle lente negoziazioni internazionali. I ministri di circa 180 nazioni hanno accettato un pacchetto che include norme e procedimenti su questioni concernenti i Paesi in via di sviluppo (finanziamento, trasferimento di tecnologie, aumento di capacità, adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici), i ?meccanismi? di Kyoto (Commercio delle emissioni, Attuazione congiunta e Meccanismo dello sviluppo pulito), ?serbatoi? e adesione. Nell?insieme, l?accordo ha creato l?architettura fondamentale perché i Paesi ratifichino e mettano in atto il Protocollo e perché intraprendano negoziati volti a diminuire ulteriormente le emissioni in futuro. Il pacchetto di finanziamento include impegni presi dall?Unione europea, dalla Nuova Zelanda, dalla Norvegia e dalla Svizzera perché consegnino al mondo in via di sviluppo 410 milioni di dollari all?anno entro il 2005, con un?ulteriore revisione nel 2008. Questi i punti principali dell?Accordo di Bonn: 1) offre un trattamento preferenziale all?energia pulita rinnovabile secondo il Meccanismo dello sviluppo pulito; 2) chiede ai Paesi industrializzati di ?astenersi? dal promuovere l?energia nucleare nei Paesi in via di sviluppo. In realtà, i governi hanno detto di no all?energia nucleare come mezzo accettabile per limitare l?inquinamento da carbonio; 3) norme credibili per il commercio delle emissioni; 4) un regime di adesione che include conseguenze obbligatorie/non facoltative ed esecutorie per quei Paesi che non raggiungono il proprio obiettivo. Da Bonn a Marrakesh La Conferenza di Marrakesh dell?ottobre del 2001 aveva lo scopo di risolvere le poche questioni non concluse a Bonn. Il testo è stato completato efficacemente e l?accordo è stato raggiunto. In linea di principio, l?accordo di Marrakesh dovrebbe aver rimosso le ultime barriere alla ratifica del Protocollo di Kyoto. Questo è vero in particolar modo per il Giappone, per la Russia e per il Canada, che hanno potuto ottenere gli elementi che avevano indicato come cruciali per la propria ratifica. Ora che tutte le norme sono state completate, tutti i Paesi hanno un?immagine chiara di ciò che il Protocollo richiede ad ogni livello. TIMING 1992 9 maggio – A New York, nella sede dell?Onu viene siglata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. 4 giugno – Si propone la firma dell?accordo al Vertice per la Terra di Rio de Janeiro. I leader politici mondiali si impegnano a tornare ai livelli di emissioni di CO2 del 1990 entro il 2000. 1995 28 marzo-7 aprile – I governi si riuniscono per la Prima Conferenza dei Paesi partecipanti alla Convenzione (COP1), a Berlino. La Convenzione li costringe a considerare se l?accordo raggiunto dai leader mondiali a Rio sia adeguato per prevenire «pericolosi» cambiamenti climatici. Concludono che è necessario agire di più. Invece di stabilire obiettivi più duri creano un nuovo mandato per due anni di ulteriori colloqui su ciò che dovrà diventare il Protocollo di Kyoto 1997 11 dicembre – A Kyoto, in Giappone, i governi alla COP3 adottano il testo del Protocollo 1998 16 marzo – A New York si propone la firma del Protocollo di Kyoto alle Nazioni Unite 2001 13 marzo – Il presidente Bush si oppone al Protocollo e lo dichiara ?morto? 14 giugno – Il vertice UE-USA si conclude con la decisione dei leader europei di andare avanti 23 luglio – 180 nazioni portano a termine l?accordo di Bonn, 10 novembre – A Marrakesh, i governi completano i dettagli legali e operativi del Protocollo aprendo la porta alla ratifica 2004 30 settembre – La Russia ratifica il Protocollo 2005 16 febbraio – Entra in vigore il Protocollo di Kyoto 2008-2012 «Primo periodo di impegno» nel quale le emissioni delle nazioni industrializzate nel loro insieme dovrà decrescere del 5% sotto i livelli del 1990. MA QUANTO CI COSTA? Ai polmoni il protocollo fa bene. E all’economia? È stato scritto tanto sui possibili impatti economici del Protocollo di Kyoto. Gli economisti di ogni tendenza hanno usato sofisticati modelli per proiettare i costi dell?attuazione in rapporto ai diversi Paesi e settori imprenditoriali e l?impatto di queste misure su terzi. Molto spesso, i risultati tendono a riflettere il punto di vista iniziale dell?autore o dello sponsor. Ecco come stanno le cose. 1. Meno dell?1% del Pil Il terzo Rapporto redatto dalla Commissione intergovernativa sul cambiamento climatico (IPCC) dell?Onu suggerisce che l?impatto di Kyoto sul prodotto interno lordo (Pil) della maggior parte dei Paesi industrializzati occidentali nel 2010 sarà inferiore all?1% senza il commercio delle emissioni. 2. Europa, trend positivo Per l?Europa, questo significherebbe che la crescita assoluta dell?economia dal 1995 al 2010 potrebbe essere del 21,9% invece del previsto 22. La differenza sarebbe impercettibile e passerebbe in secondo piano rispetto agli altri fattori economici. 3. Nuovi mercati La maggior parte degli studiosi non prende in considerazione una quantità di benefici secondari risultanti dal raggiungere gli obiettivi di Kyoto. Ecco alcuni esempi. L?accesso al nuovo mercato internazionale del carbonio, con un valore che si stima superiore ai 30 miliardi di dollari. L?accesso ai nuovi mercati delle risorse e delle tecnologie di energia sostenibile. I miglioramenti della produttività derivanti dall?efficienza nell?uso dell?energia e delle altre risorse.

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