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2005, anno nero per le adozioni internazionali

E' l'accusa che emerge dal convegno del Cea-Coord.Enti Autorizzati oggi a Roma. Grandi assenti, Roberta Capponi, presidente Cai, e il ministro Prestigiacomo

di Benedetta Verrini

Il 2005 sarà facilmente decretabile come “l’anno nero” per le adozioni internazionali. Dopo la flessione registrata nel primo semestre, la riduzione del numero di famiglie che riescono ad adottare all’estero potrebbe attestarsi, al 31 dicembre, addirittura a un – 30% rispetto all’anno scorso.

Sono dati che emergono in queste ore dal convegno organizzato a Roma dal coordinamento degli enti autorizzati (Cea) – al quale partecipa anche il coordinamento Oltre l’adozione – per confrontarsi e discutere delle problematiche legate all’adozione. Pesa l’assenza, per un appuntamento così importante, delle personalità “interessate”: la presidente della Commissione Adozioni Internazionali, Roberta Capponi (che non è a Roma e ha mandato la sua vice), e il ministro Stefania Prestigiacomo, che è stata ripetutamente invitata, senza risultato.

Proprio la Cai e lo stesso governo sono stati criticati per le politiche adottate in materia: il Cea ha segnalato, in particolare, la difficolta’ sempre maggiore di adottare un bambino in Europa e ha parlato di ”grossa emergenza” per la Federazione Russa, paese dove vivono in istituto un milione di bambini. “La nostra preoccupazione”, ha detto il portavoce Cea, Gianfranco Arnoletti, “E’ che nessuno si sta realmente preoccupando di questa situazione”.
Come già denunciato alcuni mesi fa, la Federazione Russa non ha ancora rinnovato l’accreditamento a quattro dei 9 enti italiani che finora operavano in quel paese. A un quinto ente e’ stata addirittura sospeso l’ accreditamento prima della scadenza. “Si tratta di organizzazioni – ha spiegato Arnoletti, – che in media permettevano l’adozione di circa 300 bambini l’anno. La Federazione russa e’ il secondo paese di provenienza per numero di bambini adottati in Italia. Attualmente, le coppie italiane in attesa di un bambino dalla Russia sono oltre mille. La decisione della Federazione russa di porre un limite al numero dei bambini adottati all’estero, che interessa altri stati e non solo l’Italia, e’ da ricondurre ad una scelta di politica interna”.

“A questa tendenza russa – ha precisato Arnoletti – permane la chiusura di altri paesi europei come l’Ucraina, la Bielorussia, la Romania. Se si consolidera’ questa situazione, sara’ praticamente impossibile adottare da un paese europeo”. Di fronte a tutto cio’ – ha aggiunto – ”non ci risulta che la Cai abbia preso posizione ne’ che l’abbia fatto il ministro Prestigiacomo. La mancata revoca agli enti risale a marzo scorso e riteniamo che avviare un dialogo con questo paese, in difesa anche degli enti che hanno un ruolo istituzionale, sarebbe stato necessario”.

“Nel sistema adozione internazionale, attualmente, nessun attore può dirsi soddisfatto di come vanno le cose”, conclude Arnoletti. “Non sono contente le famiglie, non sono contenti gli enti, non è contenta la Cai, non sono contenti i consoli e gli ambasciatori all’estero, non sono certo contenti i bambini che rimangono negli istituti: possibile che tutto questo non riesca a portare chi ci governa a concludere che qualcosa davvero non va? Con la Federazione Russa basterebbe un protocollo d’intesa, che possa certificare il controllo della Cai sugli enti e la piena funzionalità delle pratiche tra Italia e Mosca. Certamente, con una Commissione in cui alcuni consiglieri non sono operativi che una volta al mese, è ben difficile pensare che si possano fare accordi in tempi brevi”.

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