Non profit

2003: le parole in attesa di verifica

Un bilancio al termine dell'Anno europeo della disabilità.

di Franco Bomprezzi

Vista in una dimensione europea la conclusione del 2003 appare dignitosa. È vero, gli interventi alla conferenza conclusiva, svoltasi a Roma, erano e restano sempre parole. Ma pronunciate in lingue diverse, compresa quella dei segni, assumono il senso confortante di una prima cultura comune, quella del diritto di cittadinanza, del diritto a rappresentare se stessi, nelle tante diversità che fanno del mondo delle persone disabili un qualcosa di incredibilmente interessante, anche dal punto di vista sociologico. Sette volte la popolazione del Belgio: 36 milioni di europei con disabilità sono davvero il ?quinto Stato? dell?Ue. E forse, visto dalla sua conclusione, questo film spesso opaco e inconcludente assume una trama più interessante, perché si scopre che dalla primavera del 2002, quando a Madrid venne firmata la prima dichiarazione congiunta delle associazioni europee dei disabili, un fiume carsico di contatti, progetti, idee di inclusione sociale, di non discriminazione, di rispetto dei diritti, si è fatto strada negli stessi Paesi che sembravano e sembrano incapaci di trovare linee comuni in altri campi. Oggi le distanze sono misurabili in sfumature, in atteggiamenti culturali, non in abissi di incomunicabilità. L?Italia fa la sua parte, con un peso discreto e riconosciuto da tutti. È giusto fotografare così questa istantanea, perché fra qualche mese potremo verificare se le sensazioni, condivise da molti dei partecipanti al convegno di Roma, si tradurranno in azioni positive, ossia se, come si può ipotizzare, il meglio deve ancora venire. La sfida delle prossime elezioni europee sarà il primo banco di prova della capacità di questa ?lobby? del tutto anomala (disabili fisici e sensoriali, familiari di disabili intellettivi, operatori, amministratori e politici) di mantenere il ?centro della scena?, come è stato opportunamente notato. Non sarà un?impresa facile, ma il cammino è iniziato e la sensazione di una grande opportunità storica da cogliere non sembra emotiva o retorica. Moltissimo può fare la comunicazione sociale. Controllare, stimolare, proporre, promuovere, informare. Non più fra addetti ai lavori, ma per tutti.

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