Volontariato

2002, sarà l’anno del microcredito La democrazia del denaro

Aprire le porte del credito ai poveri: è la vera sfida per sconfiggere il sottosviluppo. Marco Vitale, dati alla mano, dimostra che...

di Marco Vitale

Sul resoconto dell?assemblea generale dei soci tenutasi il 13 febbraio 1881 della Banca Popolare di Milano, leggo il seguente paragrafo:
«Prestiti sull?onore.
Anche i prestiti sull?onore aumentarono di numero e di importo. Le domande sottoposte all?esame del benemerito Comitato, che fu per noi guida in questa operazione, salirono a 167, e di queste soltanto 26 vennero respinte: la somma sovvenuta ascese a lire 18.602, la media di ogni prestito 131,92 lire per un complessivo importo di 131.100,58 lire. Possiamo assicurare che, nel concedere questi prestiti, la Banca non solo ha contribuito a sollevare vere sventure, ma ha eziandio efficacemente cooperato a fornire i mezzi per alimentare piccole industrie…».
Per avere una misura dell?attività in questione, le 18.602 lire dedicate alla stessa possono essere raffrontate ai prestiti e sconti ordinari concessi dalla Banca in quell?anno che ammontavano a 2.995.711 lire (una percentuale dunque non piccola). Situazioni simili troveremmo nei documenti di tante nostre Banche popolari, Casse rurali, Casse mutue che presero vita nella seconda metà dell?800 iniziando a dare corso al principio fondamentale che il credito, in un?economia libera e decentrata, non è un privilegio ma un diritto. Un diritto che compete anche ai poveri.

Il caso Kosovo…
E qui siamo a un punto chiave: il microcredito, per essere tale e non confondersi con altre forme assistenziali, deve avere per obiettivo e risultato la creazione di valore, la trasformazione di lavoro potenziale in lavoro effettivo, la possibilità di rimborso grazie ai frutti che esso genera, affinché altri possano fruire dello stesso capitale la cui fecondità ripetuta è proprio funzione diretta della velocità di rotazione e della affidabilità di rimborso. Di questo ho trovato conferma sul campo, collaborando con il Grameen Trust del professor Yunus nella gestione del Fondo per il microcredito in Kosovo, frutto della collaborazione tra Grameen Trust e Missione Arcobaleno – Gestione fondi privati. Programmato per un periodo di tre anni, questo fondo fu accompagnato da molto scetticismo e diffidenza. Per fortuna, l?operazione trovò invece il pieno appoggio di Kouchner, il Governatore del Kosovo per conto dell?Onu e, dopo due anni (sui tre del piano) possiamo dire che essa è uno straordinario successo e che ha fatto e sta facendo tanto bene a tante persone.

…e il caso Italia
Ma anche in Italia abbiamo un?esperienza assai positiva, sia pure in forma diversa, di microcredito su grande scala. Credo si tratti della maggiore esperienza europea nel campo. Mi riferisco al progetto Prestito d?onore gestito dalla Società per l?imprenditoria giovanile (oggi inclusa in Sviluppo Italia). Questo intervento, finalizzato allo sviluppo di attività personali giovanili ha attivato, in pochi anni, 115mila domande delle quali 24mila hanno dato origine a nuove attività con grande diffusione sul territorio meridionale. Il 30% delle attività avviate rappresentano emersione di precedenti attività in nero, il 70% sono nuove attività. Il tasso di sopravvivenza dopo due anni è in corso di analisi, ma è stimato, in base a sviluppi parziali, intorno al 75%…
Questo progetto di prestito d?onore non rientra pienamente nel microcredito perché prevede sia la concessione di un contributo a fondo perduto che un finanziamento, ma l?esperienza dimostra che potrebbe funzionare benissimo, e forse meglio, senza contributo, come puro finanziamento. In questo senso è l?indirizzo fornito al governo dalla direzione della società. Il prestito d?onore (verso il quale è corretto che confessi che, inizialmente, ero molto diffidente se non contrario) si è dimostrato un grande successo e non esiste in Europa un altro Paese che abbia accumulato, insieme all?attività per lo sviluppo delle imprese giovanili, un know how così prezioso…
Siamo così, alla base di esperienze concrete anche attuali, giunti al punto in cui si possono trarre le seguenti conclusioni:

I punti chiave
1.Il microcredito è uno strumento essenziale per realizzare il principio che il credito è un diritto, un diritto fondamentale di tutti coloro che appartengono a una libera comunità.
2.La caratteristica del microcredito, rispetto alle forme assistenziali, è che deve servire a sviluppare attività produttive che, altrimenti, non sorgerebbero o non si svilupperebbero. Non è dunque concesso per assistere i bisognosi, ma per aiutare le persone che possono e vogliono diventare autosufficienti. Deve essere dunque rimborsabile per dar vita a un fondo di rotazione.
3.Come attività creditizia deve essere svolta da organismi professionali con metodi professionali, anzi esso richiede una professionalità più elevata e complessa della normale attività creditizia.
4. Come attività specializzata deve essere svolta da enti specializzati, particolarmente finalizzati e motivati, con strutture di costi molto leggere. Per questi motivi non può, di fatto, per molte ragioni pratiche, essere esercitata dai normali enti di credito, che possono invece contribuire alla nascita di questi enti specializzati o contribuire alla loro attività affidando loro dei fondi finalizzati da gestire con le tecniche e i costi leggeri propri del microcredito.
5.Il problema essenziale, accanto a quello della professionalità specifica, è quello del ?funding?. Qui è necessario essere molto onesti. Il microcredito non può finanziarsi con i depositi normali dei risparmiatori né sul mercato interbancario e finanziario in generale. Per questo deve poter contare su un funding pubblico, o su fondi assegnati in gestione da grandi enti bancari, da fondazioni cittadine, da alti enti o fondi pubblici e privati. Il punto centrale è che una volta creato il fondo questo si autoalimenta, con il meccanismo della rotazione e quindi moltiplica la sua fertilità.
6. Esistono spazi per il microcredito in un?economia che si considera evoluta come quella italiana? Esistono e sono enormi. Ciò è dimostrato da un lato dall?esperienza del prestito d?onore, dall?altro dalle statistiche sull?usura, dall?altro ancora dal modo d?operare e dai costi dei grandi istituti di credito. Il numero dei cittadini italiani e dei residenti italiani che sono privi del diritto primario dell?accesso al credito resta elevatissimo.

Le conclusioni
Certo il microcredito non può risolvere da solo tanti problemi e tanti squilibri. Ma può svolgere un suo limitato ma prezioso compito in una società che abbia tra i suoi obiettivi quello di diventare più civile, più democratica, più umana. E, quindi, anche più sicura.
Marco Vitale

in messico decidono il futuro, a milano vita chiama Yunus

Come si può accettare che il 20% della popolazione mondiale più povera produca solo l?1% del risparmio del pianeta? Ma ancora peggio. Come spiegare che questo miliardo e mezzo di persone riceve appena lo 0,2% del credito mondiale? In pratica, a leggere bene queste cifre di per sé inquietanti, si desume che 4 euro su 5 del risparmio dei più poveri viene ?girato? ai più ricchi dal sistema finanziario internazionale. Una sorta di Robin Hood al rovescio, quindi, questo sistema creditizio mondiale. E una vera e propria Waterloo mai riconosciuta dai paladini del libero mercato. Per aiutare i ?senza diritti? (di credito) e cercare di porre fine a quest?intollerabile situazione, Muhammad Yunus creò nel 1976 la Banca Grameen (che in bengalese sta per contadino), primo esempio pratico del genere nel mondo bancario moderno. Il microcredito, infatti, nasce proprio per dare ai poveri la possibilità di ottenere finanziamenti, tenendo conto delle loro possibilità. E, dato il bassissimo livello delle sofferenze (la Grameen recupera il 95% dei crediti che eroga, da fare invidia a molti istituti tradizionali?), anche la Banca mondiale ha dovuto ?accettare? la bontà dello strumento, facendolo suo: dal 1995, infatti, proprio la World Bank ha avviato un programma per promuovere progetti di microcredito nei Paesi in via di sviluppo, seguendo i suggerimenti delle ong.
Proprio per studiare i finanziamenti allo sviluppo delle popolazioni povere, dal 18 al 22 marzo si terrà a Monterrey, in Messico, una conferenza internazionale ad alto livello politico. È la prima volta che Banca mondiale, Fmi e Organizzazione mondiale del commercio, da un lato, e le differenti espressioni della società civile e il mondo delle ong, dall?altro, s?incontrano per discutere delle cifre di cui scrivevamo all?inizio. Per il nostro Paese sarà presente il Coordinamento italiano Financing for development.
E per chi volesse chiarirsi le idee senza andare fino in Messico, il 19 marzo a Milano si terrà il convegno ?Microcredito come strumento di sviluppo?, organizzato da Vita in collaborazione con l?ong Cesvi. E che vedrà, tra i molti ospiti, anche quel Muhammad Yunus inventore del microcredito.

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