Politica

2 giugno: tutti italiani!

Quattro ministeri al lavoro sul tema immigrazione: in agenda, una legge che favorisce l'acquisizione della cittadinanza per i nuovi nati. Anteprima di VITA in edicola domani a 1 euro

di Ettore Colombo

Rischio (e polemiche connesse) sulla sanatoria-regolarizzazione da un lato, un decreto per i bambini immigrati che sono nati in Italia dall?altro. La prima settimana ?di governo? del governo Prodi ha avuto un focus ben preciso, quello sull?immigrazione. Gli attacchi del centrodestra – specialmente nei giorni della saturazione del Cpt di Lampedusa (oltre 500 extracomunitari presenti in un luogo di contrizione che non ne può accogliere più di 190) – sono state al fulmicotone, specialmente dopo le prime dichiarazioni del neoministro alla Solidarietà sociale sull?argomento.

Una volta che le braccia operative dei ministeri competenti si sono messe al lavoro, di concerto con il ministero dell?Interno (in particolare con il sottosegretario che ha la delega per l?immigrazione, Marcella Lucidi, diessina di area cristiano-sociale, di provata esperienza), stanno per sfornare una prima serie di atti.

Arriva lo ius soli
Dallo ?ius sanguinis? allo ?ius soli?. Detto altrimenti, diritto di cittadinanza per tutti i nati in Italia: un passaggio che modifica profondamente lo stato di diritto per i figli degli immigrati e per gli immigrati stessi. A un provvedimento di questo genere, che forse già entro la metà di giugno potrebbe andare al vaglio del Consiglio dei ministri, stanno lavorando insieme ben quattro dicasteri: Solidarietà sociale, Famiglia, Pari opportunità e Interni. L?idea, del resto, era già presente nel programma dell?Unione, comprensiva di acquisizione del diritto di voto, e dovrebbe riguardare non solo il circa mezzo milione i figli di stranieri che vivono nel nostro paese ma anche gli immigrati adulti, rivedendo e rendendo più spediti i requisiti per la naturalizzazione.

Si parte da un testo base, quello ripresentato nella scorsa legislatura da Livia Turco, Luciano Violante ed Elena Montecchi e che si era insabbiato in Commissione Affari costituzionali alla Camera, dove avrebbe dovuto avere precedenza il (solo ventilato) ddl Fini sul diritto di voto agli stranieri nel 2003. La pdl voleva modificare la legge del 1992 e prevedeva la possibilità di riconoscere l?elettorato attivo e passivo ai cittadini stranieri residenti in Italia da cinque anni.

Il testo che andrà all?esame del Consiglio dei ministri legherà, invece, per i nuovi nati, la cittadinanza allo jus soli e non più allo jus sanguinis, visto che la normativa in vigore è straordinariamente arretrata rispetto al resto d?Europa (il figlio di stranieri nati in Italia deve attendere il 18 esimo anno d?età per fare domanda e poter acquisire la cittadinanza).

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