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2 giugno, questo sconosciuto

4 italiani su 10 ritengono poco importante la Festa della Repubblica

di Redazione

Nonostante la Festa della Repubblica sia tornata da un decennio festività nazionale, un quarto dei cittadini non sa perché si sta a casa. E 4 su 10 ritengono poco importante una festa che richiami all’identità nazionale, particolarmente al Nord e tra i giovani, che esprimono piuttosto un maggiore senso di appartenenza alla regione in cui risiedono. Sono questi gli elementi principali emersi da una indagine di Nordest Ricerche su un campione di 900 italiani.

La festa della Repubblica sembra non coinvolgere molto gli italiani, o comunque decisamente meno che altre importanti festività nazionali quali quella della Liberazione e la Festa del Lavoro, che in una ipotetica graduatoria di importanza superano di oltre dieci punti percentuali il 2 giugno. Ciò deriva anche dal fatto che quasi un intervistato su quattro non sa che il 2 giugno si festeggia il referendum che ha sancito la vittoria della repubblica sulla monarchia: questa condizione di scarsa conoscenza coinvolge soprattutto i giovani, per i quali la proporzione di disinformazione raggiunge il 35. Se poi a si aggiunge il fatto che lo spirito di identità nazionale sembra essere piuttosto debole, si ha una fotografia abbastanza nitida della poca partecipazione con cui si vive il 2 giugno. Infatti, a livello complessivo ben il 40% del campione ritiene poco importante la celebrazione dell’identità nazionale, valore che raggiunge la metà degli intervistati al nord e tra i giovani. Al contrario, nel sud del Paese le opinioni convergono sull’importanza della festività (76%).

 La differenza di vedute si amplifica poi se si parla di riforma federalista del Paese: per i cittadini del Nord ciò non muterà in alcun modo lo spirito di unità nazionale, mentre al Centro e nel mezzogiorno la preoccupazione di un indebolimento di questo sentimento è presente in oltre 4 cittadini su 10. Evidentemente, l’inquietudine che si respira in alcune aree del Paese per le possibili ripercussioni economiche del federalismo, con un allargamento del divario tra Nord e Sud e la conferma di una Italia a due velocità si trasferisce direttamente alla possibilità che non ci si senta nemmeno più appartenere alla stessa nazione. Del resto, già ora lo spirito di appartenenza alla nazione non appare così robusto in tutto il territorio nazionale: meno della metà degli intervistati si sente prioritariamente italiano, mentre spicca un sentimento “regionalista” (38%) ed, a sorpresa, europeista (16%).

 

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