Welfare

2 Giugno: ma la Repubblica si fonda sull’esercito?

La sola parata militare per festeggiare i valori della Repubblica lascia perplesso qualcuno. La lettera aperta di un padre salesiano che esprime gli interrogativi di molti.

di Redazione

La festa nazionale del 2 giugno ha contribuito senz’altro al risveglio di un senso di appartenenza forse assopito e alla rivalutazione della nostra identità nazionale: è importante infatti sentirsi ‘popolo’ anche nella sua accezione squisitamente civica e politica. La perplessità sta nel fatto che tutto questo avvenga sotto forma di ‘parata militare’. Sarebbe davvero triste pensare che soltanto o soprattutto le Forze Armate sono l’amalgama della nazione. Ieri hanno sfilato 6.786 persone, di cui quasi tutti militari (soltanto 274 i civili). C’è stato un dispiegamento di uomini armati e di mezzi militari. Mi domando: se Repubblica vuol dire bene comune, essere capaci di porre l’interesse pubblico al di sopra degli interessi personali e di parte, voler vivere come cittadini consapevoli e non come semplici consumatori o spettatori, perché insieme alle Forze Armate non dovrebbero sfilare altre ‘forze’ che si impegnano quotidianamente e spesso senza clamore a costruire il bene comune e la convivenza sociale della nostra Repubblica? Un interrogativo il mio che si accompagna anche ad una preoccupazione: è ripresa infatti nei giorni scorsi alla Camera la discussione sul Disegno di Legge 1927 che intende modificare la Legge 185 sul controllo del commercio delle armi, consentendo alle industrie nazionali ed europee per la difesa di decollare verso ambiti maggiormente competitivi. don Maurizio Spreafico, salesiano


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