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1978, quelle tre leggibche cambiarono l’Italia
trent'anni dopo Parla Livia Turco: «Cosa resta di questa stagione chiave»
di Redazione

Chiusura dei manicomi, aborto, istituzione del servizio sanitario nazionale. Tre riforme decisive, tutte in 12 mesi. Come ci si arrivò? E oggi, a che punti siamo? L ivia Turco, classe 1955: delle donne non si dovrebbe dire l’età, però in politica è diverso, perché l’età a volte è importante, serve a capire quanta memoria si può abbracciare del passato di un Paese, della sua storia sociale, delle battaglie, delle vittorie, delle sconfitte. Piemontese, cattolica, prima comunista poi via via protagonista nei passaggi che hanno portato il Pci a scomparire e ad assimilarsi alla sinistra democratica italiana, fino al Pd, quel Partito democratico ancora in fase di costruzione nel quale la Turco milita con impegno, vicina alle posizioni di Massimo D’Alema, e con lui nell’associazione ReD, “Riformisti e democratici”. Ora, dopo essere stata ministra della Solidarietà sociale con il primo governo Prodi e con il governo D’Alema, e poi ministra della Salute con il secondo governo Prodi, Livia Turco promuove, il 5 dicembre prossimo a Roma, una riflessione a tutto campo su tre grandi leggi, che hanno visto la luce in un anno speciale e terribile, il 1978. Titolo: Le riforme della speranza . Ne parliamo con lei, per capire, per ragionare.
Vita: Cosa resta di quell’anno, che non è il mitico 68 di cui tutti parlano, ma è il 78, ben altra storia?
Livia Turco: Restano tre grandi riforme: la 194 per la tutela della maternità l’interruzione della gravidanza, la 180 per la presa in carico della malattia mentale e la lotta allo stigma, la 833 per l’istituzione del servizio sanitario nazionale. E resta soprattutto una grande cultura della dignità della persona, della società che si fa carico, della democrazia parlamentare che è centrale e in grado di produrre leggi condivise, frutto di confronto e di elaborazione fra culture, anche politiche, diverse. Vita: Più o meno l’opposto di quello che sta succedendo adesso?
Turco: Già, ma proprio per questo dobbiamo parlarne, per capire, per ripartire.
Vita: Ma nel 78 era giovane, molto giovane, 23 anni? quali sono i suoi ricordi? Era l’anno dell’assassinio di Aldo Moro, della strage di via Fani…
Turco: Ero segretaria della Fgci, la federazione giovanile comunista, a Torino. Un anno forte, ricordo gli attacchi del terrorismo, la morte del giudice Alessandrini, la nostra manifestazione contro il terrorismo davanti alle carceri nuove, dove era detenuto Curcio? e poi, solo un anno prima, la Provincia di Torino che aveva anticipato la legge Basaglia chiudendo l’ospedale psichiatrico di Collegno?
Vita: Attenzione, questa è nostalgia?
Turco: No, è memoria, è documentazione, è lettura degli atti parlamentari di allora?
Vita: Per scoprire che cosa?
Turco: Che stava manifestando la sua forza uno straordinario movimento sociale, capace di spingere verso la nascita di due leggi fondamentali come la 194 e la 180. La gestazione della 833 è invece più di natura politica, una legge che dà forza alla spinta della sinistra e del sindacato per un nuovo modello di welfare. E poi va ricordato il grande peso dei radicali? La legge 180 venne approvata il 10 maggio, e la data non è casuale, evitava il referendum sulla chiusura dei manicomi.
Vita: Sì, ma il tempo ha portato con sé anche delusioni, inadempienze. Nell’attuazione della 194 in molti lamentano poca attenzione alla prevenzione dell’aborto, per la legge Basaglia è evidente che il carico per le famiglie è rimasto eccessivo. Quanto al servizio sanitario nazionale, certo, è un patrimonio essenziale del nostro Paese, ma quanti sprechi, quante diseguaglianze fra Regione e Regione?
Turco: Certo, certo. Bisogna impegnarsi di nuovo per migliorarle quelle leggi. E io quando sono stata al governo ci ho provato, potenziando la prevenzione, applicando la legge in favore delle donne immigrate, e poi varando le linee guida della 180. Bisogna lavorare per trovare nuove e migliori modalità di accompagnamento del malato psichiatrico senza tornare a strutture del passato. Occorre insomma puntare a una psichiatria di comunità, una comunità che si faccia davvero carico, con un modello di welfare comunitario?
Vita: Va bene, ma come è possibile oggi ritrovare quella trasversalità che ha permesso il varo di tre leggi così importanti, per di più in un anno terribile come il 1978?
Turco: È difficile. Stiamo assistendo a una politica di tagli pesantissimi, che non fanno notizia ma i cui effetti sulla società si vedranno fra poco, quando i Comuni non saranno in grado di garantire i servizi. La social card mi sembra un palliativo, non si capisce bene come funzionerà. Di sicuro la Finanziaria ci lascia 7 miliardi in meno per la sanità nei prossimi tre anni, tagli pesantissimi anche per l’edilizia sanitaria e ospedaliera, la riduzione del fondo sociale per la famiglia?
Vita: Eppure lei crede nel dialogo, nel Parlamento…
Turco: Certo, a patto che il governo accetti di ascoltare. Attualmente la commissione Affari sociali del Senato si riunisce solo per esprimere pareri sui decreti del governo. È impressionante lo svuotamento del Parlamento. Bisogna fare qualcosa.
Vita: Il dialogo, ma è possibile?
Turco: Sì, a volte succede. Ad esempio su mia proposta è stata approvata all’unanimità la commissione d’inchiesta sugli errori in sanità. E spero che si arrivi a un’intesa parlamentare sulle cure palliative e sulle terapie antidolore.
Vita: E sul testamento biologico?
Turco: Sì, penso che sia possibile, nonostante le differenze. Anche nel Pd ormai c’è un impianto comune, la differenza fondamentale è sulla questione della nutrizione e dell’idratazione. Personalmente non ho ancora risolto questo punto. Nella letteratura scientifica sicuramente nutrizione e idratazione sono considerati una terapia, ma si tratta di una cura del tutto particolare? Penso insomma che ci vorrebbe una legge che consente di decidere di volta in volta, sul caso specifico, non credo sia possibile arrivare a una norma che accontenti tutti.
Vita: Dunque il 5 dicembre è un appuntamento non solo per gli addetti ai lavori del Pd?
Turco: No, no, anzi. Ho mandato l’invito a tutti coloro che negli anni hanno lavorato con me, le associazioni, la società civile, c’è bisogno proprio di riprendere quel tipo di dialogo concreto, serio, competente. C’è bisogno di democrazia.
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