Welfare
1974-2014: quarant’anni dalla strage di piazza Loggia
Un iter giudiziario complesso: ben cinque i processi, tre filoni di inchieste con un milione di pagine scritte, 1.500 testimoni, dieci sentenze. Nessun colpevole. Oggi a Brescia la commemorazione con la partecipazione di alunni, cittadini, istituzioni.
Quarant'anni dopo, l’enorme ferita che ha macchiato di sangue la piazza più bella di Brescia rimane aperta.
Oggi a Brescia in Piazza Loggia, alle 10 e 12 minuti, otto rintocchi di campane in ricordo delle otto vittime della strage percuotono il silenzio della piazza. E’ la giornata dei quarant’anni di commemorazione. In contemporanea il sonoro originale degli ultimi istanti e il boato della bomba hanno alzato la pelle d’oca alle migliaia di persone stipate in piazza e nelle vie laterali.
Sin dalle prime ore del mattino un fiume di folla ha sfilato dinnanzi alla colonna, ancora sfregiata, sotto la scritta “noi non dimentichiamo”. Alunni e studenti, rappresentanti delle istituzioni, organizzazioni sindacali, associazioni, centri sociali e tantissimi cittadini. Il sindaco di Brescia affiancato dai sindaci di Milano e Bologna, le città delle stragi più efferate degli anni di piombo, hanno aperto il lungo corteo dei primi cittadini. In piazza Loggia a Brescia solo applausi.
Quaranta anni fa, il 28 maggio1974, in piazza Loggia c’è una manifestazione sindacale antifascista. é mattina, piove. Molti manifestanti si sono riparati sotto i portici. Alle ore 10 e 12 minuti, un boato. Una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti deflagra: è una strage. Rimangono uccise sul colpo sei persone, altre due moriranno alcuni giorni dopo. Sono Giulietta Banzi Barzoli, 34 anni insegnante; Livia Bottardi Milani, 32 anni insegnante; Euplo Natali, 69 anni pensionato; Luigi Pinto, 25 anni insegnante; Bartolomeo Talenti, 56 anni operaio; Alberto Trebeschi, 37 anni insegnante; Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni insegnante; Vittorio Zambarda, 60 anni operaio. Le vetrine di uno storico negozio di abiti della città vanno in frantumi e feriscono decine di persone. Alla fine saranno un centinaio i feriti.
Un iter giudiziario fatto di 5 processi, 3 inchieste con un milione di pagine scritte, 1.500 testimoni, 10 sentenze, non ha portato ad alcun colpevole. A fine febbraio di quest’anno la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura generale di Brescia riaprendo un nuovo processo d’appello, anche se solo per una parte degli imputati. «La prima cosa che ho fatto – dice Manlio Milani, fondatore e presidente della Casa della Memoria e marito di Livia Bottardi Milani – è stato un grande sospiro di sollievo. Finalmente dopo 40 anni di un lunghissimo viaggio, fra estreme difficoltà, trabocchetti e sofferenza, alla fine siamo riusciti a far emergere un dato di fondo che quarant’anni fa era esattamente all’opposto : la strage di Brescia, che ha subito depistaggi da parte di uomini anche istituzionali, non è un fatto locale ma fa parte della storia di questo Paese. Il grande lavoro della Casa della Memoria pone la strage di piazza Loggia nella ragione per cui è stata ordita: un attacco diretto alle istituzioni dello Stato e alla democrazia. Perché il racconto di quel giorno, nella sua essenzialità, non venga disperso e nulla venga taciuto. Perché siano la storia e la memoria a giudicare una delle stragi più efferate degli “anni di piombo"».
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