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185: Lapo Pistelli (Margherita), «perché ci siamo astenuti»

«Era giusto votare contro l'accordo in sé, da noi sottoscritto come Ulivo assieme ad altri governi di centrosinistra europei?»: ecco la risposta dell'onorevole

di Gabriella Meroni

Cari amici, ho ricevuto un certo numero di lettere che mi invitano – con toni diversi – a spiegare cosa è successo in Parlamento sulla Legge185 del 1990, o meglio quali modifiche solno state introdotte nella legge in questione duranta la ratifica di un accordo europeo fra 6 paesi per una politica comune della industria della difesa. Spero di non essere l’unico dei molti interpellati a rispondere alle vostre sollecitazioni, anche perchè l’argomento si è prestato ad atteggiamenti e motivazioni molto differenziate fra i singoli deputati. Parlo dunque, sinteticamente, a titolo personale, personalissimo. 1. In una precedente “vita”, sono stato -e non è una battuta – fra coloro che ha scritto la legge 185, approvata nel 1990, ma scritta e discussa a partire dal 1987 (ero assistente parlamentare): sono dunque attaccatissimo a quel testo; conosco le mediazioni che lo hanno costruito nella sua forma attuale; conosco soprattutto le infamie che accadevano prima dell’adozione di quella legge. 2. Ho votato in prima lettura tutti gli emendamenti restrittivi della norma che sono stati presentati e sottolineo che alcuni di quelli sono stati, con fatica, recepiti dal governo e dalla maggioranza. In seconda lettura, il Senato ha ulteriormente manipolato il testo sempre in senso maggiormente restrittivo. Ho votato tutti gli emendamenti in terza lettura, ma ho deciso di non partecipare al voto finale (ero presente in aula al mio posto) perchè seriamente combattuto sulla seguente questione. 3. L’accordo da ratificare fu negoziato e firmato dal governo dell’Ulivo ed aveva (ed ha) lo scopo di creare una politica comune dell’industria della difesa europea, che, a sua volta, dovrebbe sostenere una politica della difesa europea che, a sua volta, dovrebbe fungere da strumento di una politica estera comune europea. Quell’accordo è la sostanza della decisione ed io credo che non si possa parlare di politica europea diversa (se non alternativa quando serve, agli Stati Uniti) (pensate all’Iraq) se poi non siamo in condizione di decidere assieme su quelle cose come ad esempio l’industria della difesa europea (pensate se anche l’approvigionamento militare avviene “ognun per sè e Dio per tutti”). 4. Il governo ne ha sicuramente approfittato per allargare le maglie della legge 185, ottima legge, ma legge solamente italiana, e su quel punto abbiamo svolto il nostro dovere di emendatori. 5. Resta la sostanza che maglie di controllo più deboli ma europee sono, per me, meglio di maglie più strette ma solo italiane. Come per le quote latte o i fondi strutturali, quando si negozia qualcosa in Europa, non sempre si riesce ad imporre tutto intero il proprio punto di vista. In alcuni casi, le maglie apparentemente più larghe in Europa diventano addirittura sostanzialmente più strette per tutti, poichè non si può più praticare il giochino della strizzata d’occhio al Paese vicino (“in quel Paese vai tu che a me la legge lo impedisce, ma poi tu mi rendi il favore da un’altra parte”), oppure perchè si definiscono le autorità e le procedure incaricate di sanzionare le violazioni. 6. Insomma, il governo (come per le rogatorie) ha cercato di usare un accordo della scorsa legislatura per modificare – tramite la ratifica nel nostro ordinamento – una legge buona di 13 anni fa. Abbiamo fatto il possibile per impedirlo. Ma era giusto votare contro l’accordo in sé, da noi sottoscritto come Ulivo assieme ad altri governi di centrosinistra europei, per sottolineare la non condivisione delle forzature tentate dal governo attuale ? Da questo è nata la differenziazione nei voti che abbiamo espresso, in vari modi. E questo almeno è stato il mio percorso di scelta personale. Grazie delle critiche e grazie delle richieste di spiegazione. E’ sempre meglio (e cioè la norma) di quando a nessuno interessa quello che facciamo. Lapo Pistelli deputato La Margherita


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