Famiglia e minori
184 revolution, un instant book per spiegare e accompagnare l’adozione aperta
I bambini adottati potranno continuare ad avere rapporti con le famiglie di origine, se il giudice riterrà queste relazioni positive per la loro crescita. Con la recente sentenza della Corte costituzionale si apre una nuova epoca per le adozioni. Cosa cambia davvero? Come accompagnare questa rivoluzione? Quattordici grandi esperti firmano un instant book che stimola la riflessione e offre strumenti operativi
Il 28 settembre 2023 la Corte costituzionale ha depositato una sentenza che cambia il volto delle adozioni in Italia. Ha detto sì alle “adozioni aperte”, ossia ad adozioni in cui i minori potranno mantenere delle relazioni con uno o più membri della loro famiglia di origine, pur diventando a tutti gli effetti figli della coppia che li adotta. Sarà il giudice a valutare, caso per caso, se i legami esistenti tra il minore e alcune persone della famiglia di origine sono positivi per lui e per la sua crescita e quindi a indicare che tali rapporti devono continuare anche dopo l’adozione, nel migliore interesse del minore.
L’instant book
“184 revolution. Che cos’è l’adozione aperta e come gestirla” è un instant book che VITA propone per accompagnare questo cambiamento epocale, che riguarda i bambini, le famiglie adottive, le famiglie di origine, i Tribunali per i minorenni, il servizio sociale professionale, le associazioni familiari e le realtà del Terzo settore impegnate da anni ad accompagnare quel grande viaggio che comincia con l’adozione, che sempre più spesso prevede anche la questione delle origini e dei contatti con alcuni componenti della famiglia d’origine. Se le adozioni aperte si possono fare, come ha chiarito la Corte costituzionale con la sentenza 183/2023, di certo queste adozioni richiedono a ancora più delle altre un accompagnamento: servono pensieri, servono criteri, servono strumenti, serve formazione.
Se le adozioni aperte si possono fare, come ha chiarito la Corte costituzionale con la sentenza 183/2023, di certo queste adozioni richiedono a ancora più delle altre un accompagnamento: servono pensieri, servono criteri, servono strumenti, serve formazione
Sara De Carli
Queste 120 pagine raccolgono alcuni dei contributi già pubblicati su vita.it tra l’udienza di luglio e la sentenza di settembre, più altri testi inediti. Sono tutte riflessioni importanti, che ci aiutano prima di tutto a leggere e capire la portata della sentenza (la analizziamo con Elisabetta Lamarque, ordinaria di diritto costituzionale nell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che ha portato il caso davanti alla Corte costituzionale e con Jöelle Long, associata di diritto privato all’Università di Torino) e ad inquadrare senza pregiudizi i pro e i contro dell’adozione aperta (lo fa Marco Chistolini, psicologo e referente scientifico del Ciai, in un pezzo tutto da leggere).
Abbiamo quindi chiesto a nove esperti di entrare dentro la novità dell’adozione aperta e di capire cosa cambia, ora, concretamente, secondo quattro tagli specifici: dal punto di vista dei minori, delle famiglie, dei giudici e di chi lavora nel servizio sociale professionale. Tutti i contributi e i punti di vista, lasciatemelo dire, hanno il pregio di tenere unita teoria e pratica, non limitandosi a fare delle letture astratte ma dando spunti e strumenti operativi che nascono proprio dall’esperienza: Annunziata Bartolomei, Marta Casonato, Monya Ferritti, Marco Griffini, Cristina Maggia, Angelo Moretti e Cettina Cutispoto, Marco Rossin, Devi Vettori.
La parte finale porta due testimonianze: quella di Antonio Moretti, adottato adulto e quella di Alessandra Santona, psicologa, che racconta il lavoro di “backstage” che ha accompagnato per tre anni la preparazione del primo incontro fra quattro fratelli adottati da quattro diverse famiglie.
Qui l’indice dell’instant book, che gli abbonati di VITA possono scaricare gratuitamente a questo link.
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I quattro nodi che si aprono
I nodi che si aprono ora sono almeno quattro. Il primo è come accertare in concreto l’esistenza di queste positive relazioni e la sussistenza di un preminente interesse del minore al loro mantenimento, senza scivolare nel riconoscere un diritto alla famiglia di origine ad avere un ruolo nella storia presente e futura dell’adottato. Il secondo nodo riguarda la preparazione delle famiglie adottive, che dovranno capire se e quanto di sentono pronte e disponibili ad accogliere e gestire le relazioni tra loro figlio e qualche componente della sua famiglia di origine. Il terzo nodo riguarda la forma, le modalità, la gestione e l’organizzazione delle relazioni con la famiglia di origine. Il quarto è il più importante: chi accompagnerà i minori in questa nuova sfida dell’adozione aperta? Perché si tratta di una sfida che di certo non li può vedere soli.
VITA in queste settimane ha voluto dedicare una grande attenzione al tema, per tre motivi. Un po’ perché da sempre abbiamo questa attenzione per le adozioni, nazionali e internazionali, gli affidi, i minori fuori famiglia. Un po’ perché è un tema tanto di nicchia – in Italia nel 2021 abbiamo avuto 866 adozioni nazionali, 621 adozioni in casi particolari ex articolo 44 e 598 adozioni internazionali – che non ne parla pressoché nessuno. Terzo, direi soprattutto, perché la questione ha risvolti culturali e antropologici che ci dovrebbero riguardare tutti, come cittadini, al di là dell’essere o meno coinvolti personalmente nel “sistema adozioni”.
Dire che oggi, con questa sentenza, cambia l’adozione come l’abbiamo conosciuta finora non è retorica, perché a tema c’è sì la questione di riconoscere l’importanza che ha, nella costruzione della propria identità, la possibilità di mantenere un legame con le proprie radici, senza strappi tra le parti della propria storia; ma anche il rischio che in questo approccio, oggi molto diffuso, si dia più peso alle ragioni e ai desideri degli adulti che non ai bisogni e ai desideri dei minori, anche in dimensione temporale.
Oggi, nell’aprirsi a questa nuova fase, è richiesto a tutti coraggio e insieme prudenza, senza ideologie e senza perdere mai di vista la complessità delle singole e concrete situazioni. Questo instant book prova a farlo
Sara De Carli
Ecco perché alla sentenza si guardava insieme con speranza e timore: speranza perché di fatto oggi la realtà dell’adozione ha già dentro di sé relazioni che di fatto continuano o irrompono nella quotidianità delle famiglie come pure la consapevolezza dell’importanza di creare una continuità tra il prima e il dopo. Timore perché i bambini hanno tutto il diritto di potersi sentire pienamente ed esclusivamente figli, di legittimarsi a ricominciare. Ed ecco perché oggi, nell’aprirsi a questa nuova fase, è richiesto a tutti coraggio e insieme prudenza, senza ideologie e senza perdere mai di vista la complessità delle singole e concrete situazioni. Questo instant book, “184 revolution. Che cos’è l’adozione aperta e come gestirla” , vuole essere uno strumento per fare cultura, in questa direzione.
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