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18 paesi africani in linea con lo sviluppo umano

Presentato ieri l’ultimo rapporto della Banca africana di sviluppo sulle “Prospettive economiche in Africa”. 18 i paesi che hanno raggiunto un livello di sviluppo “medio o elevato” nei settori dell’educazione, della salute e del livello di vita generale. Ma la strada verso una crescita sostenibile continentale è ancora lunga.

di Joshua Massarenti

Il continente africano tornerà a crescere. E’ quanto sostiene la Banca africana di sviluppo (AfDB) nel suo rapporto “Prospettive economiche in Africa” presentato ieri durante l’apertura delle sue Assemblee annuali che si terranno fino al 26 maggio ad Ahmedabad, circa 900 chilometri a sud-est di New Dehli, nello Stato del Gujarat.

L’Africa all’inseguimento della rivoluzione verde asiatica

E’ la prima volta nella sua storia che l’AfDB organizza il suo grande raduno annuale al di fuori del continente. La scelta del Presidente della più importante istituzione finanziaria africana, Akwinumi Adesina, di puntare sull’India non è casuale. Per l’ex ministro nigeriano dell’Agricoltura, “nessuna regione al mondo si è mai industrializzata senza trasformare il suo settore agricolo. Per le economie africane, l’agricoltura – che rappresenta il 16,2% del pil del continente e fornisce lavoro a più di 60% della sua popolazione – è la chiave per accelerare la crescita, la diversificazione economica e la creazione di posti di lavoro. L’Africa deve quindi iniziare a considerare l’agricoltura come un settore di attività commerciali e ispirarsi senza perdere tempo dalle esperienze lanciate altrove, come nell’Asia del Sud-Est, dove l’emergere di un’industria agroalimentare e agroindustriale forte ha consensito una rapida crescita economica”.

Per le economie africane, l’agricoltura – che rappresenta il 16,2% del pil del continente e fornisce lavoro a più di 60% della sua popolazione – è la chiave per accelerare la crescita, la diversificazione economica e la creazione di posti di lavoro.

Akwinumi Adesina, Presidente della Banca africana di sviluppo (AfDB).

La “rivoluzione verde” asiatica degli anni ’70 è quindi l’esempio da seguire per i 3mila delegati che si sono riuniti a Ahmedabad per confrontarsi sugli orientamenti strategici messi a punto dal presidente Adesina. La giornata inaugurale è stata anche l’occasione per presentare il nuovo rapporto “Prospettive economiche in Africa”, pubblicato insieme all’Ocse e al Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp). Prima buona notizia: dopo i contraccolpi subiti negli ultimi due anni con il crollo dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali, la crisi mondiale e gli effetti di El Nino, l’economia africana dovrebbe tornare a respirare con un tasso di crescita del 3,4% previsto nel 2017 e del 4,3% nel 2018. Tre sono però le condizioni per garantire il rilancio ventilato dalla Banca, che coincidono con tre conferme: “il rialzo dei prezzi delle materie prime, la ripresa dell’economia mondiale e il proseguimento delle riforme macroeconomiche nazionali”. Seconda buona notizia: “la crescita dell’Africa riposa sempre di più su fattori interni, lo dimostra il dinamismo del consumo privato e pubblico il cui peso sulla crescita del Pil registrata nel 2016 è stata pari a 60%”.

I 18 paesi virtuosi dello sviluppo sostenibile

Insomma, il rapporto dell’AfDB non fa altro che confermare le previsioni positive anunciate dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale. Con una differenza, che poi costituisce la terza buona notizia: sulle 54 nazioni che compongono il continente, “18 paesi hanno ormai raggiunto un livello di sviluppo medio o elevato”. Il Nord Africa “presenta i livelli più alti, vicini alla media mondiale, ma anche l’insieme delle sotto-regioni africane hanno registrato miglioramenti regolari” dall’inizio degli anni 2000. In tema di lotta contro la povertà, i progressi più significativi si sono verificati in Rwanda, Ghana e Liberia, special modo nel settore della salute dove nel caso rwandese, i governi che si sono succeduti hanno adottato un sistema di assicurazione sanitaria comunitaria che ormai copre nove cittadini su dieci (il 78% in Egitto e addirittura il 100% in Tunisia). Nell’educazione, altro settore in cui i progressi sono stati in alcuni casi notevoli, il Sudafrica, il Ghana, il Marocco, il Mozambico e la Tunisia investono oltre il 6% del pil nazionale.

Tuttavia, i margini di progressione per una crescita sostenibile su scala continentale rimangono molto ampi. Ancora oggi, circa 554 milioni di africani (su una popolazione complessiva di 1,2 miliardi) vivono in stato di povertà; la Nigeria, prima potenza economica del continente, spende meno dell’1% del proprio pil a favore del settore educativo. Altro flagello: la disoccupazione giovanile, che colpisce un giovane africano su due, mentre un terzo ha “un impiego precario”.

“Se i paesi africani vogliono favorire una crescita più stabile per stimolare lo sviluppo umano, devono investire di più nel capitale umano, la salute, l’educazione e le competenze”, ha dichiarato il presidente della Banca africana di sviluppo, Akinwumi Adesina, durante la presentazione del rapporto.

Foto di copertina: Akwinumi Adesina, Presidente della Banca africana di sviluppo. Credito: Afdb.

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