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16 milioni per la legge Smuraglia

Continua il pressing del mondo della cooperazione sociale sui finanziamenti che permettono il lavoro dei detenuti. Dopo lo "scippo" dei fondi fatto in commissione prima di Natale occhi puntati alle commissioni parlamentari.

di Redazione

Tenere duro, non abbassare la guardia. È questo lo spirito che anima Nicola Boscoletto del consorzio cooperative sociali Rebus.E con lui tutto il mondo della cooperazione sociale rappresentato dall'Alleanza delle cooperative italiane sociale, il cui portavoce nonché presidente di Federsolidareità, Giuseppe Guerini sottolinea quanto sia «importante dare continuità al lavoro già intrapreso in carcere e promuovere nuovi progetti, ripartendo con intelligenza e lungimiranza le risorse che saranno disponibili».

Il pressing della cooperazione sociale infatti continua, anche ora che il CdM, su proposta del ministro Severino ha destinato 16 milioni di euro a rifinanziare la Legge Smuraglia, dopo quello che le cooperative che operano nelle carceri avevano definito «un ladrocinio perpetrato poco prima di Natale» e che tutte quante avevano denunciato portandolo a conoscenza. E la condanna europea all’Italia per lo stato delle carceri non è stata che la ciliegina sulla torta dello scippo fatto ai fondi della legge Smuraglia da parte dei senatori.

Gli occhi sono ora puntati, ancora una volta, sulle commissioni di Camera e Senato. «Le due commissione hanno venti giorni di tempo per ratificare ma – ahimé – hanno anche la facoltà, ancora una volta, di modificare nuovamente la destinazione di questi fondi. Le elezioni sono sempre più vicine e il pericolo che si ripeta quello che è successo tra la notte del 20 e 21 dicembre non è fantascienza. Magari destinandoli a qualche obiettivo trascurato dalla spartizione precedente (evitiamo l'elenco delle voci possibili di cui abbiamo fotocopia)» continua Boscoletto, facendo intendere che il mondo della cooperazione sociale non si fidi un granché della politica.

La posta in gioco è la possibilità di continuare a investire nella rieducazione e nel recupero dei detenuti azione che non solo fa risparmiare soldi, ma porta anche un effettivo miglioramento della sicurezza sociale: basti pensare al tasso di recidiva che dal 70 passa al 10% tra i detenuti ammessi al lavoro.
«Non saranno solo gli uffici del ministero della Giustizia a sorvegliare ma con loro ci saremo tutti noi, ci sarà tutta l'Italia» avverte Boscoletto. Sul decreto stabilità e carceri il Consorzio Rebus si è anche fatto parte attiva nel diffondere un documento firmato da decine e decine di cooperative e associazioni per denunciare che con il mancato finanziamento della Legge Smuraglia «si è decretata la morte dell’articolo 27 della Costituzione», quello per ricordare che recita: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Una rieducazione che senza fondi «è destinata a rimanere lì sulla cara. Costituzione, ma pur sempre carta».
 


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