Welfare

150mila italiani affetti da malattie croniche dell’intestino

Secondo l'Osservatorio Sanità e salute, serve un registro

di Redazione

Sono circa 150 mila gli italiani costretti a fare i conti con le malattie infiammatorie croniche dell’intestino. Patologie come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, che alternano fasi di quiescenza ad altre di riacutizzazione, e devono essere monitorate attentamente e trattate in modo mirato, per evitare le ricadute e limitare il rischio di complicanze. Riducendo così la necessità di un intervento chirurgico. Se ne è parlato oggi a Roma, in un incontro organizzato dall’Osservatorio Sanità e salute. «Si tratta di patologie che colpiscono giovani e meno giovani, con un impatto sociale devastante» – sottolinea il presidente dell’Osservatorio, Cesare Cursi – «Dal dialogo con i pazienti e le associazioni emerge la necessità di creare finalmente un Registro nazionale, per agevolare l’accesso alle terapie. Ma anche di inserirle nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) definendo i costi delle cure, di salvaguardare l’invalidità civile e di uniformare l’offerta sanitaria nelle diverse Regioni». Il problema è che «ancora non c’è un dato certo sulla diffusione di queste patologie» – spiega Maurizio Vecchi, gastroenterologo dell’Università degli studi di Milano – «che di solito colpiscono intorno ai 20-30 anni». I tempi della diagnosi variano «da centro a centro, e in base all’intensità dei sintomi», prosegue l’esperto, puntando il dito contro la «grande eterogeneità di offerte tra Regione e Regione. Tanto che ancora ci sono casi di trasferimenti dei pazienti. Occorre – evidenzia Vecchi – identificare i centri di riferimento e istituire un Registro nazionale. Cosa che difficilmente si potrà fare senza il sostegno dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e delle Istituzioni». «Vogliamo oggi avviare un dialogo tra i diversi protagonisti coinvolti, quali associazioni di pazienti, medici e istituzioni» – conclude Cursi – «per ragionare insieme e promuovere iniziative per il bene di tutti».

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