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150 milioni per il microcredito

Una iniziativa comunitaria per l’integrazione sociale

di Maurizio Regosa

Appena prima della pausa natalizia, il Parlamento Europeo, in riunione plenaria a Strasburgo, ha approvato la proposta della Commissione Ue di creare uno strumento di micro finanziamento per l’occupazione e l’integrazione sociale. Stanziati per i prossimi quattro anni 150 milioni di euro (che il Parlamento chiede non siano sottratti a programmi esistenti).

Fondi in Progress

Per varare il nuovo strumento, denominato Progress, il Parlamento ha fatto esplicito riferimento al G20 tenutosi a Pittsburgh il 24 e 25 settembre 2009, al termine del quale i leader del mondo hanno preso «l’impegno a migliorare l’accesso dei poveri ai servizi finanziari, ad esempio attraverso il microfinanziamento». «Un gruppo internazionale di esperti in integrazione finanziaria», prosegue il testo approvato, «individuerà quanto appreso in materia di approcci innovativi rispetto alla fornitura di servizi finanziari ai poveri, promuoverà validi orientamenti normativi e strategici ed elaborerà disposizioni in materia di accesso ai finanziamenti, alfabetizzazione finanziaria e tutela dei consumatori».

Iniziativa anticrisi

Di fatto questa decisione si inserisce nel contesto del contrasto agli effetti negativi innescati dalla crisi economica mondiale, che ha provocato una stretta creditizia nei confronti delle persone svantaggiate e reso più difficile la progettazione di iniziative di auto-imprenditorialità. Una situazione di fronte alla quale è opportuno prendere provvedimenti, hanno deciso in Europa, tenendo sotto controllo anche le pari opportunità di accesso al credito da parte di uomini e donne: «Oltre alle difficoltà di accesso al credito, l’esclusione sociale e la precarietà sono tra i principali ostacoli alla creazione e allo sviluppo di una microimpresa. Lo strumento europeo di microfinanziamento dovrebbe contribuire a sostenere le strutture dell’economia sociale che assistono e accompagnano le persone escluse nel processo di reinserimento sociale e le aiutano a sviluppare le competenze minime necessarie per impegnarsi in un progetto imprenditoriale duraturo».

 «Una parte sempre più cospicua del microcredito destinato alle persone svantaggiate nell’Unione europea», si legge sempre nella relazione che ha accompagnato il testo di legge, «è fornito da istituzioni non commerciali di microfinanza e da banche socialmente impegnate. Tali istituti necessitano di un ulteriore sostegno al fine di soddisfare gli attuali livelli di domanda e possono essere complementari al mercato bancario tradizionale (compresi gli istituti finanziari cooperativi democraticamente controllati). L’aumento dell’offerta di microcrediti a favore di persone svantaggiate che non hanno accesso al credito non dovrebbe considerato un metodo per mitigare le lacune del mercato finanziario che è opportuno colmare. La creazione di nuove imprese da parte dei beneficiari finali dei microcrediti dovrebbe essere accompagnata da misure finanziarie e socioeconomiche provvisorie da parte dei governi centrali, regionali e locali».

I beneficiari

Saranno ammessi a prestiti inferiori a 25mila euro:

a) le persone che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro o che hanno difficoltà a collocarsi o a ricollocarsi sul mercato del lavoro e persone svantaggiate o persone a rischio di esclusione sociale o che incontrano difficoltà ad accedere al mercato del credito convenzionale e che desiderano avviare o sviluppare ulteriormente una microimpresa in proprio, compresa un’attività autonoma;

b) le microimprese dell’economia sociale e microimprese che occupano persone svantaggiate o persone che hanno perso il proprio posto di lavoro, persone a rischio di esclusione sociale o persone che sono escluse dai mercati del credito convenzionali (sono considerate microimprese quelle che hanno meno di 10 occupati). Potranno beneficiare di tale aiuto anche le attività a titolo individuale, e il cui fatturato annuo e/o totale di bilancio non supera 2 milioni di euro.


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