Politica
15 milioni a rischio fame
E' allarme nel Corno D'Africa. Secondo le stime Onu ad aver bisogno di aiuti di emergenza sono 10 milioni di persone in Etiopia, 3 milioni in Somalia, 700mila in Uganda, 200mila in Kenya e 115mila a Gibuti.
L’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità e del petrolio rischia di far esplodere la crisi alimentare nei Paesi del Corno d’Africa, già messi a dura prova dalla siccità. Secondo le stime delle Nazioni Unite sono 15 milioni le persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Kenya, Gibuti e Uganda.
«Gli sfollati e i rifugiati a causa dei conflitti sono i più colpiti. La situazione è molto grave e la maggior parte dei governi della regione non ha risorse sufficienti a provvedere alle necessità dei più bisognosi» ha detto in una conferenza stampa a Nairobi Besida Tonwe, responsabile per l’Africa Occidentale dell’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha). Epicentro della crisi è al momento l’Etiopia, ha aggiunto Tonwe, con 10 milioni di persone – pari al 12% della popolazione – che hanno bisogno di distribuzioni alimentari d’emergenza; il paese avrebbe già esaurito le scorte di cibo, mentre i costi dei carburanti e la mancanza di piogge hanno fortemente inciso sulla produzione e la distribuzione di cereali, il cui prezzo sul mercato nazionale è triplicato nell’ultimo anno.
A lanciare l’allarme “fame” in Etiopia è anche Medici senza frontiere. L’organizzazione evidenzia che in alcune aree «il numero di bambini gravemente malnutriti raggiunge l’11% del totale della popolazione al di sotto dei 5 anni d’età». «Le equipe hanno curato alcuni adulti malnutriti, il che – commentano da Msf – è un segnale molto allarmante». In questa «emergenza nutrizionale, la priorità è valutare e salvare i bambini gravemente malnutriti che sono i più a rischio» spiega Jean de Cambry, coordinatore dell’emergenza per Msf. «Nell’arco di una settimana, le nostre equipe hanno distribuito 25 kg di razioni alimentari per circa 12.500 bambini» dice Abdel Kader Tlidjane, cooordinatore di Msf a Siraro. «In questo modo, speriamo di evitare che si ammalino di malnutrizione grave». Msf opera attraverso cinque “centri di stabilizzazione” nel Sud dell’Etiopia dove le equipe mediche forniscono cure mediche 24 ore su 24 ai bambini gravemente malnutriti che soffrono di complicanze quali malaria o polmonite. Finora 10.062 bambini sono stati curati, 1.724 ricoverati nei centri; 121 sono morti dopo essere stati inseriti nel programma nutrizionale.
Secondo il Programma alimentare mondiale dell’Onu (Pam) la situazione è grave anche in Somalia, dove a causa del conflitto interno, oltre due milioni e mezzo di persone dipendono dagli aiuti umanitari. «Entro la fine del 2008 saranno almeno tre milioni e mezzo» ha avvertito Mark Bowden, portavoce del Pam in Kenya, ricordando che il paese «ha già sofferto tre periodi consecutivi di carestia». In Kenya un milione e 200.000 abitanti, prevalentemente dei distretti rurali del nord-ovest, sono a rischio fame; in Uganda, concentrate prevalentemente nella regione nord-occidentale della Karamoja, le persone che necessitano assistenza sono almeno 700mila; a Gibuti 115mila.
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