Il binge watching più recente l’ho fatto con Tredici, tratto dall’omonimo romanzo del 2007 dello statunitense Jay Asher, prodotto, tra altri, da Selena Gomez. Prima di suicidarsi, la liceale Hannah Baker registra sette audiocassette (13 lati) per raccontare chi e cosa l'ha portata a quella scelta, e questi nastri sono fatti pervenire al suo amico Clay Jensen.
La serie, pubblicata su Netflix il 31 marzo, è stata accolta positivamente dal pubblico (84% su Rotten Tomatoes), ed è di gran lunga la più twittata di sempre, un record che ha disintegrato nella prima settimana. Questo perché tocca temi delicati (bullismo, violenza sessuale tra adolescenti, suicidio), che si prestano alla discussione, ma anche perché le vicende raccontate si sviluppano sui social network. E lì continuano.
Ora, prima di fidarsi di qualcuno che suggerisce serie tv, bisogna capire che tipo di spettatore è: se mi chiedeste le mie tre serie preferite risponderei, senza pensarci troppo: Black Mirror, Westworld e Una mamma per amica.
Ecco 13 ragioni per guardarla, e occhio che alla dodicesima (6B) parte lo spoiler.
1A. Ti permette di indossare il punto di vista della vittima, sofferente, crudo, importante, attraverso una vicenda statunitense e romanzata, ma verosimile.
1B. Ti permette di indossare il punto di vista del carnefice. Di uno dei. E lo sei stato, lo sono stato, talvolta senza farci troppo caso. Per uno scherzo, per caso, per noia, per non avere detto di no.
2A. Tredici non consente di leggere i tuoi coetanei o i tuoi genitori, semplicemente perché questo che stai leggendo è il post di un sito e quindi difficilmente tu hai 15 anni. Tredici ti dà strumenti per farti un'idea più precisa sugli adolescenti del 2017. Che hanno qualcosa in comune con la nostra adolescenza e qualcosa no. Come ogni generazione.
2B. Tredici dimostra quanto sia rilevante la social reputation. Detto facile: ci si mette poco ad infangare un compagno di classe, come 20 anni fa. A differenza di 20 anni fa il fango oggi rimane lì, e più si prova a lavarlo via più se ne ritrova addosso. Fino a sprofondarci, fino a non respirare più.
3A. Potresti investire 13 ore a guardare questa serie perché Alvise Canal ha lanciato su Change.org la petizione per proporne la visione in tutte le scuole superiori. E vabbeh. Poi in 18.734 ad oggi hanno firmato. È una serie che sta dicendo delle cose a tante persone. E per usare le parole del ventiduenne Alvise, fa un male cane.
3B. Si assiepano gli allarmi di associazioni che operano nel campo della salute mentale per il rischio di emulazione che si corre nel presentare il suicidio come un gesto glamour. L’intenzione espressa dai produttori nel videospiegone sottostante sarebbe l’opposta, ma, sì, Tredici è un prodotto culturale di entertainment e sospetto che la loro prima speranza fosse che avesse più successo possibile.
4A. Tredici è un’appassionante teen drama, vietata ai minori di 14 anni, con la protagonista armata di un registratore audio impregnato di anni ’80 (Stranger Things la scorsa estate ha fatto scuola) e qualche passaggio troppo artificiosamente didattico. Le prime due puntate sono state affidate alla regia di Tom McCarthy, Oscar per Il caso Spotlight, che è anche produttore esecutivo.
4B. Sì, c’è un seguito, e no, non si chiamerà Quattordici. L’audience vince: Netflix ha annunciato una rischiosissima seconda stagione, senza le cassette ma con Hannah (!). Ah, l’ha fatto con un tweet.
5A. Tredici riporta alla mente cosa significa essere contemporaneamente sia adolescenti che innamorati, una combo esplosiva che produce per lo più silenzi imbarazzati nei momenti sbagliati. Una condizione che si rivive volentieri, insomma.
5B. E per te che rientri nel gruppo di amici del liceo, se mai l’avessi lasciato, c’è chi ne esce, e la sensibilità di Hannah mi ricorda quella del personaggio di Martino di Enrico Brizzi, che scriveva al Vecchio Alex del cerchio disegnato intorno chiosando: “Ne sai a pacchi di queste cose, tu, che sei una specie di inkazzato sociale. Il gruppo è tutta la merda che ci danno da mangiare”. Neanche Hannah trova altri modi per saltare fuori dal cerchio. E Alex non cade lontano da Clay: sono i sopravvissuti, che crescono di colpo.
6A. Tredici si fa guardare, una puntata dopo l’altra, e maledici Clay che non ascolta subito quei maledetti nastri (a differenza di quanto fa nel libro, invece). Anche perché, oltre ai protagonisti, anche gli altri personaggi conoscono degli sviluppi più che dignitosi.
6B. È una serie che ha una ricchissima narrazione online parallela: tra i video girati dagli attori e i commenti dei fan, merita il tempo della visione il video SUPERSPOILER registrato dall’iPhone di Hannah Baker.
13 è una serie che si può vedere da due parti: formativa o deformativa, una feritoia per avvicinare l’inafferrabile o un’artefatta iperbole. Hannah è un nome palindromo, lo si può leggere da entrambi i lati: Tredici mi ha appassionato esattamente per tutte queste doppie letture che ci ho trovato.
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