Sostenibilità
12 milioni i ramoscelli di mimosa donati
A conteggiare il numero di rami regalati è stata la Coldiretti che ricorda come le mimose in circolazione in occasione della Giornata della donna siano praticamente tutte di produzione nazionale. Questo fiore dal brillante colore giallo è coltivato soprattutto nei terrazzamenti liguri, il 90%di tutti gli arbusti prodotti in Italia arriva dalla provincia di Imperia
di Redazione
La mimosa continua a essere il simbolo della Giornata della donna. E a riprova di questo la Coldiretti ha quantificato quanti siano i ramoscelli di mimosa donati: circa 12 milioni.
Nel segnalare questo gran numero di rami donati Coldiretti sottolinea che la mimosa «assume il significato di autonomia e libertà, ma è anche un fiore che dietro una fragilità apparente mostra una grande forza con la capacità di crescere anche in terreni difficili». L’omaggio della mimosa ha quindi anche un importante valore ambientale perché – sottolinea ancora la Coldiretti – è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all'abbandono.
I ramoscelli offerti in occasione dell’8 marzo sono praticamente tutti di produzione nazionale e soprattutto della provincia di Imperia in Liguria dove operano circa 1500 produttori e si realizza oltre il 90% della produzione nazionale
Ma come conservarle? Il consiglio di Coldiretti quello di tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché – continua la Coldiretti – la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la grande perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.
Dal punto di vista botanico si tratta in realtà un'acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all'unica famiglia delle Leguminose. Le varietà più diffuse sono – precisa la Coldiretti – la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico "mimus", dal latino attore mimico.
La mimosa venne introdotta in Europa intorno al 1820 e con il passar del tempo riuscì ad adattarsi molto bene al clima Italiano, soprattutto nelle zone temperate come la Liguria.
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