Formazione

11a Giornata Mondiale della Libertà d’Informazione

Reporters Sans Frontières: per ricordare che la democrazia è in crisi in tutti quei paesi in cui la libertà di espressione viene minacciata, attaccata, uccisa

di Redazione

Attualmente ci sono circa 80 giornalisti in carcere per il solo fatto di aver voluto informare. Reporters Sans Frontières (RSF) oggi celebra l?11a Giornata Mondiale della Libertà d?Informazione per ricordare all?opinione pubblica che la democrazia è in crisi in tutti quei paesi in cui la libertà di espressione viene minacciata, attaccata, uccisa. Anche quest?anno RSF, organizzazione internazionale per la difesa della libertà d?informazione nel mondo, rivolge un invito a tutti per mobilitarsi a favore della libertà di espressione.

In occasione dell?11a Giornata Mondiale della Libertà d?Informazione, Reporters Sans Frontières pubblicherà il rapporto annuale, la lista dei 30 predatori della libertà d?informazione e l?album di foto ?IMMAGINI DI GUERRA?. “IMMAGINI DI GUERRA”, il nuovo album di Reporter Senza Frontiere, con la prefazione di Bernardo Valli.

Dal Rapporto 2001
(estratti)

32 giornalisti sono stati uccisi nel 2000, tra cui l?italiano Antonio Russo, nell?esercizio della loro professione o per le loro opinioni. 329 sono stati arrestati e 500 aggrediti o minacciati. Circa un terzo della popolazione mondiale vive in paesi dove non c?è libertà di espressione. Il rapporto annuale di Reporters Sans Frontières fotografa la situazione di 146 paesi.
Reporters Sans Frontières redige il Rapporto Annuale per aiutarci a monitorare, anno dopo anno, i progressi fatti nella lotta per la libertà d?informazione nel mondo. Ogni momento guardiamo I risultati ottenuti per trovare quel coraggio che ci consente di continuare il nostro lavoro a sostegno di coloro che sono stati privati della libertà di informare e di essere informati.
Guardando indietro al 2000, possiamo affermare che il 20° secolo si è concluso con alcuni segnali positivi? La risposta non è semplice. Il rapporto di quest?anno mostra che se in alcuni paesi si sono registrati progressi, in altri, dove la situazione sembrava migliorare, il cambiamento politico ha disatteso le aspettative. La promessa di democrazia che nacque 10 anni fa con la fine della Guerra Fredda, non ha raccolto I frutti sperati. Governi che si stavano aprendo alle richieste dei cittadini e alle pressioni della comunità internazionale sono ricaduti nei loro vecchi metodi autoritari e intolleranti. Altri sono stati indeboliti da conflitti interni, lasciando bande criminali e forze paramilitari imperversare contro I mezzi d?informazione.
Il panorama del diritto d?informare fornito da questo rapporto mostra come I due maggiori strumenti con I quali tenere la stampa sotto controllo sono tutt?ora in funzione: fonti d?informazione sequestrate dai governi e repressione consentita e perdonata da leggi che privano i media della loro libertà.

Dall?inizio del 2001, quattro giornalisti sono stati uccisi per le loro opinioni o per il loro lavoro.

Paraguay: Salvador Medina, giornalista di Radio Nemity a Capiibary è stato ucciso il 5 gennaio 2001 mentre andava in motocicletta con uno dei suoi fratelli, Gaspar. Il giornalista aveva ricevuto diverse minacce di morte. I suoi familiari ritengono che l?omicidio possa essere legato alle sue inchieste riguardo ad episodi di estorsione di alcune bande locali e a casi di corruzione.

Filippine: Rolando Ureta, responsabile dei programi e presentatore della radio privata dyKR, è stato ucciso la sera del 3 gennaio 2001, a Kalibo, sull?isola di Panay, mentre tornava dalla radio. E? stato assalito da ignoti che, a bordo di una moto, lo hanno seguito fino ad una strada deserta, a sei chilometri da Kalibo, e hanno aperto il fuoco. Mentre cercava di scappare è stato raggiunto da diversi proiettili ed morto poco dopo. Secondo i suoi colleghi, Orlando Ureta aveva ricevuto numerose minacce di morte dall?agosto 2000. In alcune recenti trasmissioni aveva attaccato delle attività di dirigenti locali e alcuni narcotrafficanti.

Kuwait: Hudaya Sultan al-Salem, proprietaria e caporedattrice del settimanale politico al-Majales è stata uccisa il 20 marzo 2001, mentre il suo autista la stava accompagnando al lavoro. Il giorno dopo è stato arrestato un poliziotto, che avrebbe ammesso di averla uccisa per alcuni articoli ritenuti critici nei confronti del proprio gruppo etnico. Hudaya Sultan al-Salem, 65 anni, era la prima donna giornalista del Kuwait quando ha iniziato la sua carriera nel 1961.

Kosovo: il 29 marzo il giornalista inglese Kerem Lawton, che lavorava per l?Associated Press Television News (APTN), è stato ucciso, insieme ad altri due civili, da una granata nei pressi del villaggio di Krivenik in Kosovo, vicino al confine con la Macedonia. Stava seguendo da diverse settimane il conflitto tra la guerriglia albanese e l?esercito macedone, nel nord del paese.

Al 18 aprile 2001, 82 si trovano in carcere per le loro opinioni o, semplicemente, per aver svolto il loro lavoro.

L?Iran è la più grande prigione per giornalisti del mondo (21 giornalisti detenuti), seguito dalla Birmania (13) e dalla Cina (12).

Dal 1° gennaio 2001, 75 professionisti dell?informazione sono stati arrestati, 107 minacciati o aggrediti e 55 mezzi d?informazione sono stati censurati.

Aggiornamenti quotidiani sulle violazioni della libertà d?informazione nel mondo sono visibili sul sito inernet: www.rsfitalia.org oppure www.rsf.fr

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.