Cultura

11 settembre: dal dolore la pace

11 settembre, due anni dopo: trasformare il dolore in azioni per la pace

di Bernardo Parrella

“Voglio che la gente sappia che dalla tristezza può nascere gioia. Che vivendo in questi momenti orribili, si può trovare gioia tenendo vivo il ricordo delle connessioni umane. Quando riusciamo a farlo, smettiamo di aver paura. Chi non mantiene vivo il ricordo di simili connessioni, è destinato ad aver ancora paura.”

Questa la riflessione di David Potorti che l’11 settembre 2001 ha perso il fratello Jim tra i quasi tremila morti del World Trade Center. Una delle voci che a due anni dalla tragedia parlano di pace e speranza, nonostante il dolore immenso, personale e collettivo. Pace e speranza non come posizione “anti-patriottica” quanto piuttosto testimonianza per dare senso e futuro a quello stesso dolore, a quella stessa tragedia. Non a caso Potorti ed altri familiari dei caduti hanno dato vita all’associazione denominata “September Eleventh Families for Peaceful Tomorrows,” partecipando in questi due anni a centinaia di azioni pacifiche in numerose località statunitensi USA e a viaggi in Afganistan e Iraq.

Scelte queste che oggi riflettono in qualche modo l’anima dell’Altra America, di quell’ampio e variegato agglomerato di cittadini d’ogni provenienza che si è ripetutamente opposto alle iniziative belliche delle autorità statunitensi. Posizioni nient’affatto immotivate o irragionevoli, ma che tuttavia in questa giornata non trovano spazio media mainstream, elettronici o tradizionali: passano soltanto le commemorazioni ufficiali. Ancora una volta, non resta così che muoversi online, dove Alternet riassume nell’articolo “The Peaceful Response to 9/11” (da cui è ripresa la citazione iniziale) proprio le attività di Peaceful Tomorrows, a simbolo delle scelte comunque pacifiste di familiari e attivisti. Segnalando inoltre la pubblicazione in questi giorni di un libro curato dallo stesso gruppo e significativamente intitolato: “Turning Our Grief into Action for Peace.”

Altra fonte dissidente, oltre che essenziale soprattutto in questa ricorrenza, rimane “Democracy Now!” [http://www.democracynow.org/], trasmissione radio-TV quotidiana di Pacifica Network, ora ritrasmessa da circa 160 emittenti locali. Stavolta lo staff di Amy Goodman ha messo insieme uno special di tre puntate sulle tragedie avvenute l’11 settembre — non solo quella di due anni fa ma anche altre precedenti, anche se per lo più dimenticate dalla storia e dalla gente. Ieri i ricordi e le testimonianze dirette relative al World Trade Center. Oggi è appena andata in onda una serie di documenti sonori, alcuni anche assai drammatici, su eventi quali il colpo di stato cileno, sostenuto dalla CIA, che l’11 settembre 1973 portò all’assassinio di Salvador Allende e alla dittatura di Augusto Pinochet. Quattro anni dopo, la morte del leader anti-apartheid Stephen Biko dopo essere stato picchiato dalla polizia sudafricana. E ancora, 11 settembre 1990: squadre militari uccidono l’antropologa Myrna Mack, il cui lavoro andava documentando il sistematico annientamento delle comunità indigene locali.

Riflessioni ad ampio raggio e profondamente umane, dunque. Per non dimenticare le tragedie che in questa data evocano ricordi di terrore non solo in terra statunitense, ma anche in altre parti del mondo. Soprattutto, per dare forza a un movimento globale che si pone l’obiettivo ambizioso ma assoluto di trasformare il dolore in azioni per la pace, qui e ora — dalle scelte post-World Trade Center a Cancun contro il WTO.

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