Mondo

11 settembre, complice di Atta detenuto in Siria

L'uomo che portò il terrorista delle Torri Gemelle in Al Qaeda è in cella a Damasco con il benestare Usa.

di Redazione

E’ detenuto da mesi, in gran segreto, in Siria l’uomo che fece entrare in al Qaeda Mohammed Atta, l’egiziano che ha guidato uno dei commando di kamikaze dell’11 settembre. La notizia, trapelata solo ora dalla Germania dove Mohammed Haydar Zammar, siriano d’origine, ha la cittadinanza, è una clamorosa conferma di come, dopo il trauma del World Trade Center, Washington sia stata costretta a rivedere posizioni nei confronti di regimi che continua a considerare, come quello siriano, sponsor del terrorismo. Gli Stati Uniti erano al corrente del trasferimento di Zammar, fuggito dalla Germania in ottobre ed arrestato poi in Marocco, a Damasco, secondo quanto rivelano al ”Washington Post” fonti di intelligence arabe e tedesche. Mentre la Siria rimane nella lista dei dipartimento di Stato dei paesi sponsor del terrorismo, da Damasco, secondo fonti di intelligence arabe, sono state trasmesse agli inquirenti americani informazioni cruciali per ricostruire la genesi degli attentati di New York e Washington, la struttura operativa di al Qaeda e i possibili piani futuri. Durante gli interrogatori dei siriani, Zammar ha infatti confessato di essere stato lui a reclutare Atta e gli altri dirottatori provenienti dalla cellula di Amburgo. Se non ci sono dubbi sul fatto che una forma di cooperazione fra Damasco e Washington sia in corso, non è chiaro se gli americani abbiano direttamente accesso al detenuto, oppure se i siriani facciano da tramite, facendogli le domande che gli americani indicano. In ogni caso, le fonti arabe sono sicure nell’affermare che Zammar è diventato un riferimento importante per gli inquirenti americani, quanto Abu Zubaida, il luogotenente di Osama Bin Laden, anch’egli detenuto in un posto segreto dagli americani. Da parte loro, i tedeschi affermano di essere stati informati solo pochi giorni fa dagli americani della detenzione in Siria di Zammar, che nel suo Paese di origine era ricercato da tempo per la partecipazione ad un complotto per un attentato. Da Berlino non sono mancate proteste per il fatto che sia Marocco, sia Siria abbiano mancato di comunicare, come prescrive il diritto internazionale, alla Germania l’arresto del suo cittadino. Proteste rivolte anche agli alleati americani, colpevoli di aver tenuto fuori i tedeschi dall’intera indagini su Zammar. Quando Zammar ha lasciato il paese, il 27 ottobre scorso, gli inquirenti tedeschi non avevano spiccato nessun mandato d’arresto per l’uomo, che insieme a Said Bahaji e Ramzi Binalshibh erano al centro di inchiesta. Non c’erano prove concrete, si difendono. Ed a Zammar fu permesso di andare in Marocco per ottenere il divorzio dalla moglie. Ma una volta arrivato, Zammar, un veterano dei campi di addestramento in Afghanistan che aveva combattuto anche in Bosnia, fu arrestato al termine di una caccia all’uomo. ”Zammar ha un ruolo chiave” assicurano fonti dell’anti-terrorismo americano.


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