Mondo

11/9, Bush, vinceremo la guerra iniziata allora

Da Ellis Island alle 21 americane George W. Bush ha avvertito il mondo che gli Stati Uniti non permetteranno a ''terroristi o tiranni'' di tenere in scacco la civilta'

di Paul Ricard

Un pellegrinaggio nei valori dell’America: un pellegrinaggio ”di lacrime, di preghiera”, soprattutto ”di determinazione”. Sono le parole chiave della giornata del presidente George W. Bush, che ripercorre, in un clima austero, le tappe dell’attacco all’America di un anno fa. Un attacco – e’ scritto nel discorso alla Nazione da Ellis Island – che e’ stato condotto ”contro gli ideali” che l’America rappresenta: ci sono ”nemici”, che ce l’hanno ”con noi perche’ siamo americani”. Per il presidente, quello trascorso e’ stato ”un anno di sofferenza” per le famiglie delle vittime, ”un anno di sacrifici” per i militari impegnati nella guerra contro il terrorismo e ”un anno di adeguamento” del Paese al nuovo clima d’insicurezza e alle nuove sfide. Nella guerra contro il terrorismo, c’e’ in gioco la difesa del principio – ”la nostra piu’ profonda convinzione nazionale”, afferma Bush – che ”ogni vita e’ preziosa, perche’ ogni vita e’ il dono di un creatore che voleva che vivessimo liberi e uguali”. Sullo sfondo della Statua della Liberta’, da Ellis Island -la ‘Porta d’Oro’ per milioni di immigrati nell’America del melting pot- il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha avvertito il mondo che gli Stati Uniti non permetteranno a ”terroristi o tiranni” di tenere in scacco la civilta’ con ”armi di distruzione di massa”. In un’allusione implicita alla rete di al Qaida che ha fatto strage in America l’11 settembre di un anno fa, ma anche e soprattutto a Saddam Hussein in Iraq, Bush ha avvertito che l’America e’ ”entrata in una grande battaglia che mette alla prova la nostra forza e ancor di piu’ la nostra determinazione”. Bush ha parlato in piedi, da un podio, fiancheggiato da ‘Lady Liberty’ a sinistra e una grande bandiera a stelle e strisce a destra al termine di una lunga giornata di commemorazioni che lo ha portato dalla Casa Bianca al Pentagono, a Shanksville in Pennsylvania e infine nella ferita ancora sanguinante di New York, Ground Zero, nel giorno dell’anniversario delle stragi dell’11 settembre. Gli Stati Uniti – ha detto Bush – hanno costruito una vasta coalizione di paesi decisi a ”liberare il mondo dal terrore”. ”Non permetteremo a nessun terrorista o tiranno di minacciare la civilta’ con armi di distruzione di massa”, ha detto il capo della Casa Bianca aprendo la strada al suo intervento tra poche ore davanti all’Assemblea Generale dell’Onu: obiettivo designato l’Iraq di Saddam Hussein. Bush parlera’ oggi alle 10:30, le 16:30 in Italia, all’assemblea generale delle Nazioni Unite: un discorso sull’Iraq che, e’ stato anticipato, ”fara’ sobbalzare sulla sedia” chi lo ascoltera’. Gli Stati Uniti – ha ricordato il presidente Usa sullo sfondo di Ellis Island – non vivranno mai ”alla merce’ di alcun complotto o potere straniero”. Ma il regime di Baghdad, nel discorso della rimembranza e della commozione, non e’ mai stato menzionato esplicitamente. Bush ha ricordato la tradizione dell’America in difesa della liberta’ e dei valori della democrazia: ”Abbiamo sconfitto tiranni, liberato i campi di sterminio, innalzato la lampada della liberta’ nel mondo. Non abbiamo alcuna intenzione di chiudere un occhio quando l’ultima gang di fanatici cerca di conquistare il potere con l’assassinio”. Ma non sono stati solo toni bellicosi quelli con cui il numero uno degli Usa ha chiuso la giornata dell’anniversario: parole di conforto sono state rivolte da Bush a chi ha perso nelle stragi i loro cari, alle oltre tremila persone per le quali questo e’ stato ”un anno di dolore e luoghi vuoti”. Qualche ora prima, con gli occhi bagnati di lacrime, Bush aveva incontrato una delegazione di familiari delle vittime di Ground Zero. Aveva abbracciato padri, madri, vedove, figli delle 2.801 vittime accertate del crollo delle Torri Gemelle. ”Le immagini che abbiamo visto tante volte ormai sono un marchio a fuoco sulle nostre anime: ricordiamo gli orrori, riviviamo la paura e il dolore, ma e’ duro, e’ doloroso”, ha detto Bush da Ellis Island, dal simbolo dell’America dele mille razze, dell’America della tolleranza. Con una frase che pero’ richiama le tesi degli Usa contro l’Iraq, Bush ha preannunciato che gli Stati Uniti non permetteranno ”a terroristi o tiranni” di minacciare la civilta’ con armi di distruzione di massa. Parlando da Ellis Island in diretta televisiva, nell’ora di massimo ascolto, avendo sullo sfondo la Statua della Liberta’, Bush ha notato che quello appena trascorso e’ stato un anno ”di sofferenze, di sacrifici e di aggiustamento” dell’America alle nuove sfide. ”Siamo entrati in una grande lotta che mette alla prova la nostra forza e ancor piu’ la nostra determinazione”. Ma l’America non tollereranno mai di vivere ”alla merce’ di un qualche complotto o potere straniero”. E il presidente ha aggiunto: ”Questa Nazione ha sconfitto tiranni, liberato campi di sterminio e levato la luce della liberta’ su ogni paese schiavo. Non abbiamo intenzione di ignorare o di facilitare l’ultima banda di fanatici che cercano uccidendo di conquistare il potere”. Il presidente George W. Bush s’appresta a dire all’Assemblea generale delle Nazioni Unite che il presidente iracheno Saddam Hussein ”prende in giro il mondo”: ”E’ un problema che dobbiamo affrontare”. Un alto funzionario dell’Amministrazione americana ha anticipato in serata ai giornalisti al seguito del presidente a New York che, nel discorso di oggi (giovedi’), Bush ricordera’ che l’Iraq sfida le risoluzioni dell’Onu da ormai 11 anni, e chiedera’ al Consiglio di Sicurezza di dire a Saddam che deve ammettere gli ispettori e che, in caso contrario, va incontro a serie conseguenze. La minaccia di un’azione sarebbe formulata in una bozza di risoluzione britannica, che, pero’, rischia di subire il veto di Russia, Cina o Francia. Il presidente francese Jacques Chirac ha gia’ detto che vorrebbe dare all’Iraq tre settimane di tempo per accettare gli ispettori. Passato il termine, il Consiglio di Sicurezza dovrebbe ancora decidere il da farsi, senza, quindi, automatismi. Il ministro degli esteri israeliano Shimon Peres, riferisce intanto l’agenzia Ap, ha raccontato che il presidente Bush gli ha detto che fara’ quel che deve fare, anche se lo dovesse fare da solo. E Peres gli ha assicurato che, se agira’, non sara’ solo.


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